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Da dove prende i soldi Sherlock

Nella maggior parte delle serie tv, e Sherlock non fa eccezione, c’è un aspetto che viene spesso sottovalutato o almeno non sufficientemente analizzato. Stiamo parlando del denaro. Ovviamente in moltissime occasioni è il pretesto utilizzato per generare eventi della trama. In altri casi invece serve solo per caratterizzare un personaggio. Ma in ultima analisi non è quasi mai considerato nella sua quotidianità.

Difficilmente ci viene spiegato o mostrato come i personaggi ricevano i fondi per mantenere lo stile di vita che gli vediamo condurre nel corso degli episodi. È spesso posto come sottinteso o come elemento di contorno. Eppure se ci soffermassimo un momento a verificarne la coerenza, ci accorgeremmo che qualcosa non torna.

Prendendo come esempio il caso di Sherlock Holmes ci rendiamo presto conto di quanto questo discorso sia vero. E di come sia stato gestito.

Sherlock

Un tale che lavora al gabinetto di analisi chimiche dell’ospedale si è lamentato con me
stamattina perché non riesce a trovare qualcuno con cui dividere le spese di un
bell’appartamento che gli hanno offerto e il cui prezzo è superiore alle sue possibilità.

È con queste parole che per la prima volta sentiamo parlare di Sherlock Holmes. A pronunciare questa frase è Stempford, amico e collega in gioventù del dottor Watson, rispondendo a una domanda di John. Il dialogo però non è presente nella serie tv ma solo nel libro originale di Doyle: “Uno studio in rosso“. Questo estratto ci evidenzia subito un aspetto: Sherlock Holmes non sembra in grado di poter mantenere un affitto in Backer Street autonomamente.

Nel primo episodio Sherlock e Watson arrivano al 221B di Backer Street e hanno un interessante scambio di battute che ci fa capire come Moffat e Gatiss abbiano deciso di affrontare e risolvere la questione affitto:

-Quartiere di lusso deve essere molto costoso-
La signora Hudson, la proprietaria, mi fa un prezzo speciale, mi deve un favore…-

Anche in questo caso, come nell’opera originale, appare evidente che le finanze di Sherlock non siano al livello di un “quartiere di lusso”.

Ma i due autori e produttori vanno ben oltre. Sono infatti due gli episodi che più di tutti ci permettono di delineare la situazione economica di Sherlock: “Uno studio in rosa“, appunto, e “Il banchiere cieco“.

Sherlock

Ne “Uno studio in rosa” l’elemento essenziale, oltre al dialogo di cui sopra, è la conversazione che avviene tra Sherlock e Watson dopo che quest’ultimo ha incontrato Mycroft. Il fratello maggiore degli Holmes ha infatti tentato di corrompere John affinché tenesse sotto controllo Sherlock e gli riferisse tutto quello che lo coinvolgesse. Il buon dottore rifiuta sdegnato e riporta tutto all’investigatore. La reazione di Sherlock però lo sorprende:

-Le ha offerto del denaro per spiarmi?-
-Sì-
-Lo ha accettato?-
-No-
Avremmo potuto dividerlo, sarà per la prossima volta-

Di fatto la professione di Sherlock Holmes, come è ben dichiarato nelle opere dello scrittore inglese da cui la serie si ispira, non è quella di un semplice “investigatore privato”. Sherlock stesso la definisce più come un consulente investigativo. Lui è la persona a cui le forze dell’ordine si affidano quando non riescono più ad avanzare in un’indagine. La necessità di denaro però lo porta a dover esercitare anche privatamente, seppure alle sue regole. Infatti Sherlock Holmes non viene ingaggiato, ma decide di gestire solo i casi che solleticano la sua curiosità.

Questo ci porta al secondo caso. Siamo nel secondo episodio “Il banchiere cieco” sempre della stagione d’esordio. Qui ci vengono mostrati due momenti fondamentali per questa nostra indagine che permettono proprio di sottolineare quanto evidenziato finora.

A inizio puntata Watson lamenta dei problemi nell’utilizzo della sua carta di credito e deve chiedere in prestito quella di Holmes. Al rientro dalle commissioni si rende conto del numero di bollette e pagamenti arrivati per posta e rivolgendosi a Sherlock gli dice:

Hai bisogno di trovare un caso

Questo ci chiarisce come gran parte delle finanze di Sherlock arrivino dalla sua professione. Ma al contempo la sua priorità di gestire solo situazioni “interessanti” mette a repentaglio la sua stessa capacità finanziaria. Non è chiaro invece, ma la risposta pare essere negativa, se percepisca un qualche riconoscimento da Scotlad Yard quando si avvalora delle sua facoltà.

Nel prosieguo dell’episodio Sherlock viene contattato e poi ingaggiato da un suo vecchio compagno di college che lavora per un grosso istituto finanziario. Sebastian, questo il nome, è disposto a dare loro un grosso anticipo e promette che poi il compenso sarà ancora più remunerativo. Sherlock si disinteressa della proposta sostenendo che non necessità di un ulteriore incentivo per occuparsi del caso. È evidente come questa indagine solletichi già ampiamente le corde della sua curiosità.

Sherlock

È Watson che molto più prosaicamente si fa dare l’assegno. Non sappiamo la cifra che vi ci legga sopra, ma la sua reazione è di totale stupore.

A fine episodio, dopo che Sherlock ha risolto brillantemente il caso, vediamo il dottor Watson ricevere da Sebastian l’assegno a saldo. Nell’inquadratura si nota chiaramente la cifra (20.000 sterline). Stando alla reazione di John al ricevimento del titolo possiamo desumere (come farebbe il nostro Sherlock) che questa cifra sia molto più alta rispetto a quelle solitamente richieste e ricevute dai due.

L’ultimo aspetto da considerare in questa nostra disamina è la presenza di Mycroft. Il personaggio interpretato brillantemente da Gatiss mostra costantemente per tutto l’arco narrativo della serie un affetto e un’attenzione nei confronti del fratello molto commovente. A suo modo certamente, ma pur sempre commovente. Mycroft è decisamente benestante, come anche la stessa famiglia degli Holmes. È quindi lecito pensare che con il suo consueto modo d’agire nell’ombra, trovi il modo di aiutare e sostenere lo squattrinato e sociopatico fratello.

Possiamo quindi concludere che nella serie Sherlock il peso del denaro non è così rilevante e presente.

Nonostante questo gli autori si sono preoccupati di chiarire subito, in modo molto elegante e raffinato, come questo non debba essere un problema ma un elemento da sfruttare al fine di delineare e dare ulteriore profondità al personaggio di Sherlock Holmes. Esattamente come prima di loro aveva fatto Arthur Conan Doyle.

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Un saluto agli amici di Sherlock (BBC) Italia