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5 canzoncine inquietanti delle Serie Tv

C’è poco da fare: ci sono dei momenti in cui un motivetto o una musica ci martellano il cervello e non riusciamo più a farli smettere. Come un disco impazzito, la nostra mente va alla deriva e non c’è verso di trovare il tasto stop. Quando si tratta delle sigle dei cartoni animati o delle migliori colonne sonore delle serie tv, la situazione è fastidiosa, ma senz’altro accettabile. Il problema è che nelle nostre amate produzioni non sempre ci capita di ascoltare e memorizzare qualcosa di allegro e tranquillo. Ci sono certe canzoncine inquietanti che ci fanno venire qualche brivido nel mezzo di un episodio e poi ci restano in testa, a volte in sottofondo, pronte a riemergere in superficie negli attimi meno opportuni: come quando ci svegliamo la notte, immersi nel buio o stiamo rincasando la sera tardi e attorno a noi non vola una mosca. Ecco, vogliamo parlare proprio di questo tipo di canzoncine – sperando di non avere poi il vostro sonno sulla coscienza. E attenzione, perché le possiamo trovare in serie tv cariche di tensione come Squid Game, ma anche all’interno di episodi che normalmente non ci regalano troppe ansie. Rievochiamo insieme 5 canzoncine inquietanti delle serie tv.

Squid Game, la canzone della bambola

Okay, Squid Game è un’ansia totale. In quante scene capita di stare col fiato sospeso, in attesa di quel che accadrà, con la consapevolezza che la morte sia dietro l’angolo? In una serie del genere, proprio non poteva mancare una canzoncina inquietante. La sentiamo proprio nel primo episodio, giusto per completare un biglietto da visita che promette grande tensione. Quando i concorrenti dello Squid Game si ritrovano in una stanza dalle pareti dipinte come se fossero il cielo e una bambola gigante vestita di giallo e arancione girata di spalle, di certo non si immaginano quello che succederà di lì a breve. Sembra che un semplice gioco per bambini stia per cominciare, una passeggiata. Le regole sono facili: bisognerà attraversare il campo quando la bambola è di spalle e fermarsi quando volta la testa. Un banalissimo un due tre stella.

Poi però il gioco comincia e la canzoncina inquietante della bambola fa scattare subito il dubbio che forse non si tratti di una prova così innocente. Il resto lo conosciamo bene, sia se abbiamo visto la serie, sia se non l’abbiamo vista: gli innumerevoli post e video sui social hanno dato una vaga idea a tutti. E così questo gioco pericoloso e mortale prosegue fino alla fine, con la canzoncina che riempie il cervello e non si schioda dalla mente.

Buffy l’ammazzavampiri, La canzoncina dei gentiluomini

Squid Game

Nella quarta stagione di Buffy, che non è la migliore della serie, spicca per originalità e innovazione l’episodio Hush, in italiano L’urlo che uccide. Come le varie puntate dello show, inizia con Buffy che ha uno dei suoi sogni e si ritrova a baciare Riley. D’un tratto, però, lo scenario cambia, diventa tutto scuro e una bambina sconosciuta intona una cantilena decisamente inquietante:

Non puoi piangere, nemmeno gridar

Quei gentiluomini stanno per arrivar

Bussano alla porta, udire li puoi

Gliene servon sette e prendono i tuoi

Ti metti a chiamar, ma non servirà

Tu puoi urlar ma nessuno sentirà

Chi sono questi gentiluomini citati nella canzoncina? Si tratta di alcune tra le creature più spaventose che hanno popolato l’universo di Buffy. Sono esseri scheletrici e pallidi, vestiti in abiti vittoriani, che fluttuano silenziosamente nell’aria. La caratteristica che li contraddistingue e quella di rubare la voce della città in cui arrivano, in modo da non permetterne agli abitanti di urlare quando strapperanno loro il cuore. Per questa ragione, la maggior parte dell’episodio si svolge in silenzio e vedere i personaggi non riuscire a gridare in situazioni di estremo pericolo fa crescere in modo elevato la tensione. Nel silenzio tombale che contraddistingue la puntata, è molto facile che la canzoncina dei gentiluomini si affacci alla mente più e più volte. L’importante è riuscire a togliersela dalla testa prima di andare a dormire, altrimenti i sogni potrebbero assumere delle tinte decisamente scure.

Lost, Catch a falling star

Di per sé, la canzone Catch a falling star composta da Lee Pockriss e Paul Vance, registrata da Perry Como nel 1975 non sarebbe inquietante. Ma se parlassimo della versione che sentiamo nell’episodio Sundwon, in italiano Tramonto, di Lost? Cambia tutto quanto, decisamente. Questo perché a cantarla è Claire, interpretata da Emilie de Ravin, mentre è tenuta prigioniera e ha perso il lume della ragione: la sua versione è davvero creepy e ribalta del tutto l’idea che si potrebbe avere sull’originale, anche grazie all’accompagnamento di Michael Giacchino che rende perfetta la nuova atmosfera. Alla stessa canzone si fa riferimento più volte nel corso delle stagioni successive di Lost, sempre in relazione al personaggio di Claire o a suo figlio Aaron.

Inquietante o meno, una cosa però bisogna dirla: Emilie de Ravin ha una bella voce. Certo, forse avremmo preferito qualcosa di meno angosciante, però si tratta di una scena davvero ben riuscita.

Doctor Who, Tick Tock goes the clock

Squid Game

Con Tick Tock goes the clock di Doctor Who si fa davvero sul serio. La canzone è una sorta di filastrocca inquietante che si sente nel corso del quarto episodio della dodicesima stagione Nikola Tesla’s Night of Terror (in italiano tradotto come La notte di terrore di Nikola Tesla), dove nel 1903, Tesla si ritrova a dover scappare da una folla di manifestanti incitati da Thomas Edison che si oppone al lavoro di Tesla, in quanto ritenuto pericoloso. La canzoncina è tutta in rima, ma è ben lontana dall’essere una innocua filastrocca per bambini: con il suo andamento cadenzato e l’avvertimento implicito nelle sue parole, nonostante la voce che la intoni sia quella di un coro molto giovane, è una sorta di ammonimento minaccioso per il Dottore: il tempo sta scadendo.

Tick tock, goes the clock,

And Now what shall we play?

Tick tock, goes the clock,

Now Summers gone away.

Nei commenti che si trovano sul web, qualcuno addirittura afferma di aver sentito la canzone senza conoscere il suo collegamento con Doctor Who e aver pensato si trattasse della colonna sonora di un vero horror. Anche secondo voi è così spaventosa?

L’Uomo delle Castagne, canzone omonima

L’Uomo delle Castagne è una miniserie danese del 2021 di genere thriller, tratta dal romanzo d’esordio dello scrittore Søren Sveistrup, noto come sceneggiatore della serie tv The Killing, al momento presente sul catalogo Netflix. Il titolo deriva dal nome del protagonista di una filastrocca per bambini e viene affibbiato al serial killer dello show, perché colui che terrorizza la città di Copenaghen lascia sui luoghi del delitto dei piccoli omini fatti proprio di castagne: un gioco per bambini che viene dunque estrapolato dal suo contesto per assumere una sfumatura macabra e inquietante.

E questo è proprio quello che accade alla filastrocca stessa: tolta dal suo mondo d’infanzia e riprodotta come una incessante cantilena, diventa via via più spaventosa. La sentiamo nel corso degli episodi della serie, resa ancora più tetra dalle voci di bambini che si intrecciano in un coro: in una situazione del genere, non bastano per togliere la componente oscura che contraddistingue la canzone.

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