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Un prequel su Doc sarebbe una grande idea

Ritorno al futuro, Marty McFly e Doc Brown. Non solo una delle migliori trilogie mai create in termini di scrittura, storia, creazione dei personaggi e musica, ma ormai una vera e propria icona del cinema. Nata da penna e regia di Robert Zemeckis con l’aiuto di Bob Gale, Ritorno al futuro ha accompagnato un’intera generazione durante l’adolescenza, diventando un manifesto degli anni ‘80/’90. Ritorno al futuro ancora influenza la serialità e il cinema di oggi, addirittura portando a crearne una parodia destinata ad avere grandissimo successo e che lo stesso Christopher Lloyd avrebbe voluto vedere in un assurdo crossover.

La storia dell’iconico primo Ritorno al futuro ormai la conosciamo: è il 1985, il giovane Marty McFly ha un rapporto di amicizia col geniale inventore Emmett “Doc” Brown. Quest’ultimo è riuscito a costruire una macchina del tempo usando una vecchia DeLorean e una partita di plutonio rubata ai terroristi libici. Mentre stanno facendo un video per immortalare l’evento, i libici sparano a Doc e portano Marty a fuggire via con la DeLorean, catapultandolo nel passato. Marty arriverà nel 1955, l’epoca in cui i suoi genitori si sono conosciuti, e questo sarà l’evento scatenante della storia. Infatti, Marty ha impedito per sbaglio ai due genitori di conoscersi e quindi dovrà fare di tutto per farli innamorare e assicurarsi la sopravvivenza, con l’aiuto del Doc del 1955.

George McFly, Biff Tannen, Doc Brown: il focus di Ritorno al futuro

La storia di Ritorno al futuro, pur parlando di viaggi nel tempo, è lineare da spiegare. Questa è la bellezza della sceneggiatura di Zemeckis, che ha sempre avuto la capacità di raccontare cose complesse in modo semplice, facendo sembrare tutto facile. C’è un altro elemento eccezionale in questa trilogia, spesso sottovalutato, che sono i personaggi. Tutti diventati indimenticabili perché funzionano anche da soli. Sebbene Marty McFly sia il protagonista, infatti, ogni film della trilogia si concentra su un altro personaggio e, attraverso le sue vicissitudini con Marty, insegna a lui e a noi una lezione di vita.

Un escamotage raro che ha funzionato perfettamente, soprattutto perché la scrittura è talmente brillante che quasi non ci facciamo caso, concentrati a seguire le disavventure di Marty.

Parliamone un attimo: Ritorno al futuro I vede Marty cercare di salvare la sua famiglia, ma il vero fulcro della storia è soprattutto suo padre, George McFly. Seguiamo George con le sue debolezze e le sue difficoltà e attraverso di lui impariamo che il futuro si disegna sulla nostra scelta di aiutare gli altri, parlare per i più deboli, essere coraggiosi. Ritorno al futuro II, invece, è la storia di Biff Tannen lungo diverse generazioni: il Biff giovane del 1955, quello del futuro e quello del futuro alternativo che è addirittura una sorta di previsione di Trump. Attraverso i suoi errori impariamo che le scelte fatte per motivi egoistici possono avere un impatto enorme sulla nostra vita ma soprattutto su quella dei nostri cari. Parallelamente, Marty vive la stessa situazione con il se stesso del futuro alternativo, infelice per un incidente che lui stesso a causato.

Ma arriviamo a Ritorno al futuro III: non c’è alcun dubbio che il vero protagonista di questo film sia Doc Brown. Persino l’antagonista e l’interesse amoroso sono legati alla sua storia e a non a quella di Marty McFly, che qui è chiaramente un comprimario. Si tratta del Doc del 1985 che, mentre aiuta Marty alla fine del secondo film, finisce catapultato per sbaglio nel 1885 e chiede a Marty di lasciarlo lì. Quest’ultimo deciderà di aiutarlo perché scopre che Doc morirà per un debito nel 1885. Questo film è la dimostrazione che Doc è un personaggio capace di essere protagonista della sua storia e di muoversi sulle sue gambe persino senza Marty.

Alla luce di questo, ci sarebbe spazio per una serie prequel su Emmett Doc Brown?

Ritorno al futuro: una serie di assurdi paradossi e brillanti risoluzioni, di Emmett Brown

La risposta per noi è naturalmente sì. Innanzitutto l’intera trilogia ci ha permesso di notare alcuni aspetti della personalità e della vita di Doc che sarebbe interessante approfondire. Come gli è venuto in mente di sgraffignare il plutonio ai libici e come ci è riuscito? Vuole forse dire che Doc ha tutto un sottomondo di relazioni ambigue che Marty non conosce? Anche la vita del Doc 1955 è interessante da esplorare: la sua casa sembra affascinante e piena di segreti, è forse la casa di famiglia? E come dimenticare la profondità del Doc nel 1885: la sua passione giovanile per Jules Verne, i suoi racconti a Clara, le sue riflessioni serissime sul tempo e lo spazio, Doc ha moltissimo da offrire. Primo tra tutti la relazione con… se stesso.

Sì, perché una delle interazioni io personalmente ho trovato più interessante è quella tra i “due Doc” (1955 e 1985), dove semplicemente parlano del tempo e degli esperimenti ma – grazie anche all’ottimo Christopher Lloyd – assume tutto un mondo di significati, di nostalgie, di spazi vuoti tra le righe he possono essere riempiti con l’immaginazione. Allora ci chiediamo: e se Doc Brown rincontrasse se stesso? Lo scopo qui è fare una operazione alla Cobra Kai, ossia usare la molla della nostalgia per creare qualcosa di nuovo, senza però rovinare lo spirito alla base del materiale originale. Sempre il nostro Doc, dunque, solo un po’ diverso.

Doc Brown lettera

E se tutto partisse proprio dalle sue invenzioni? Alla fine del terzo film Doc Brown rimane un brillante scienziato, perfetto esempio di steampunk ottocentesco con la sua locomotiva e la sua famiglia vittoriana. Ma Doc è anche colui che aveva detto “basta viaggi nel tempo perché è troppo pericoloso”, quindi non stentiamo a credere che potrebbe in futuro aver dismesso i panni dell’inventore per diventare insegnante di scienza. Un inizio forte che giustificheremo. Siamo convinti che tutta la sua passione latente, ma anche quella di Clara che ha raccontato le mitiche avventure di Doc e Marty ai figli, abbia ispirato Jules Brown a diventare un inventore come suo padre.

Abbiamo immaginato che Doc possegga un diario delle sue strampalate invenzioni, un piccolo tesoro che ha tenuto con sé fin da giovanissimo intitolato “Una serie di assurdi paradossi e brillanti risoluzioni” . Questo viene rubato da Jules per vincere un contest della fiera delle scienze e convincere il padre di essere un bravo scienziato. Se Jules provasse a costruire una delle tante invenzioni pericolose di Doc dal suo diario e si ritrovasse catapultato nel passato del padre, rovinando un momento topico, Doc sarebbe costretto ad andare indietro nel tempo a salvare lui ma anche il suo stesso passato/futuro. L’idea di Doc che interagisce con un giovanissimo se stesso non solo è esilarante di per sé, ma anche un rovesciamento perfetto di quanto successo a Marty McFly nel primo film.

Anche il parallelo tra Doc adulto/figlio e Doc adulto/giovane Doc è interessante, perché vedrebbe nella sua gioventù uno specchio perfetto di ciò che era e di ciò che il figlio è. L’avventura prevedrebbe Doc e Jules Brown aiutare il giovane “Emmy” a risolvere ciò che Jules ha rovinato, sulla falsa riga di Marty che rovina l’incontro tra i suoi genitori. Nel frattempo Doc si ritroverebbe a rielaborare sia il suo passato – il rapporto con una famiglia poco incline ai suoi sogni assurdi, per esempio – sia il suo futuro, nel rapporto con suo figlio. E qui si apre un altro mondo incredibile, perché possiamo inventare qualsiasi cosa.

Un po’ sulla falsa riga dell’ottimo Young Sheldon, possiamo costruire la curiosa famiglia Brown in modo che giustifichi un personaggio come Doc, che anche nella sua versione adulta e disillusa non deve perdere il suo spirito più profondo.

Se dovessimo puntare dei soldi su un prequel, immagineremmo un fratello con cui Doc condivide un rapporto di amore/odio e che è il suo perfetto contraltare. Qualcuno che è meno particolare, più sociale e fisico; qualcuno che non capisce nulla di invenzioni, ma che rimane l’unico che può prendere in giro “il cervellone” di famiglia. Così come nella trilogia originale di Ritorno al futuro, la serie deve prevedere una serie di livelli narrativi che si incastrano alla perfezione e permettono al personaggio di crescere mentre fa altro.

Così mentre il Doc adulto e Jules (magari inserendosi a scuola, proprio come Marty nel primo film) aiutano il Doc giovane a risolvere le problematiche con la sua famiglia e a costruire quella grande invenzione per la fiera che gli cambiò la vita, il Doc adulto farà pace con la sua identità di inventore e di suo figlio. E se scoprissimo che il futuro rapporto col fratello era stato compromesso da qualcosa, qualcosa che Doc capirà nella sua avventura nel passato e lo porterà a riallacciare i rapporti con lui nel futuro beh… il cerchio è finalmente completo.

Cosa ne pensate? Vi vengono in mentre altre idee che potrebbero essere sviluppate in un fantomatico prequel di Ritorno al futuro dedicato al nostro Doc Brown? Fatecelo sapere!

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