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Romulus 1×03/1×04 – Dal sogno alla realtà

Romulus è una serie tv che parla di cose remote, lontanissime nel tempo. Eppure, c’è qualcosa che la rende in un certo modo attuale, che ce la fa sentire vicina. Quando si parla di uomini e donne alla ricerca del proprio posto nel mondo, infatti, si parla di sentimenti familiari, ci si rivolge a ciascuno di noi. Come dicevamo nella recensione delle prime due puntate, la grande differenza tra Romulus e Il primo re sta anche e soprattutto in questo elemento: i personaggi della serie non sono nomi favolosi tramandati sulle pagine dei libri. Sono esseri umani in carne e ossa, che parlano, interagiscono, operano delle scelte e mostrano le proprie debolezze. Fragilità, paura, rabbia, voglia di rivalsa sono sentimenti che non hanno tempo, che restano gli stessi mentre attraversano i secoli.

Dal vortice caotico dei primi due episodi sono rimasti a galla tre personaggi fondamentali, attorno ai quali ruoteranno tutte le vicende: Wiros, Yemos e Ilia.

Tre protagonisti che, nella 1×03 e nella 1×04, si trovano a un punto di svolta. Wiros, il ragazzino impaurito che partecipa al rito di iniziazione nel bosco, riesce incredibilmente a sopravvivere. Quando il compagno scopre il suo piccolo segreto, Wiros non si lascia uccidere. Al contrario, si difende strappando la vita al suo assalitore, torna al campo e mente spudoratamente al gruppo su quello che è successo. Si giustifica dell’assenza del compagno incolpando la dea dei lupi per la sua morte, ma quando Taurus vuole mettersi a capo di una spedizione per recuperare il corpo dell’amico morto, Wiros capisce che le alternative restano due: fuggire o morire.

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Yemos, invece, dopo la morte del fratello, è in uno stato di immobilismo e indecisione. È un giovane cresciuto con delle certezze granitiche, in un mondo pieno di regole e verità prestabilite. L’uccisione della metà di se stesso, di suo fratello gemello, fa franare tutte quelle certezze, che si schiantano al suolo lasciando solo macerie e caos. Braccato dai soldati di Amulius, il bosco è l’unico luogo in cui può nascondersi. Ma anche l’unico in cui può fermarsi, in una sorta di inerte remissività in attesa che gli eventi e il fato decidano per lui. Yemos non ha un piano, non ha un obiettivo, e non si capisce neppure se abbia voglia di riprendersi il trono oppure no. La perdita subita lo ha trascinato in basso, nella melma appiccicosa del suo dolore e delle sue debolezze. Wiros è l’unica mano che in questo momento può tenerlo ancorato alla terra e salvarlo dal precipizio.

E infine c’è Ilia, la sacerdotessa che ha osato ribellarsi agli dèi e che si è miracolosamente salvata da una morte certa. In questo caso, il punto di svolta è ancora più visibile, perché è proprio il suo personaggio a intravederlo per prima. La giovane figlia di re Amulius sa perfettamente quello che vuole. Non tentenna, non ha bisogno di prendersi del tempo. Ha le idee molto chiare e per questo ha avviato la sua trasformazione: dal fuoco di Vesta è passata a quello di Marte, dalla pia devozione alla vendetta, alla rabbia più cieca. Matteo Rovere ha voluto inserire in Romulus dei personaggi femminili di spessore, cui ha lasciato ampio margine di autonomia. In un mondo dominato essenzialmente dalla forza bruta degli uomini, la vestale che si spoglia delle sue vesti e abbraccia il dio della guerra e della morte costituisce un elemento di grande impatto.

Ma sono anche le altre donne a rivestire un ruolo non secondario in Romulus.

Silvia (Vanessa Scalera), figlia di re Numitor e madre di Yemos, si dimostra capace di convincere un’assemblea di guerrieri a vendicare l’affronto di Amulius e a riportare il legittimo re sul trono di Alba. Sul fronte opposto, Gala (Ivana Lotito) è il personaggio che tesse le trame politiche alle spalle di suo marito Amulius. Donna scaltra, astuta e determinata, Gala è anche colei che ha dato vita al “colpo di Stato” nel momento in cui ha convinto il suo compagno ad uccidere i gemelli e ad impossessarsi del potere.

Un universo femminile, quello che ruota attorno a Romulus, intrigante e provocante, soprattutto per quelli che potrebbero essere gli sviluppi futuri.

La 1×03 e la 1×04 perdono un po’ del ritmo cui ci avevano abituato le prime due puntate. Mentre all’inizio è stato il disordine a prevalere, la confusione derivata da una situazione nuova che ha sconvolto sin da subito gli equilibri, in questi nuovi episodi il trambusto si assesta, conosce una pausa. Romulus si ripiega su se stessa e riflette assieme ai suoi protagonisti. Queste due puntate vivono di uno slancio onirico, quasi surreale. La maggior parte dei cambiamenti avvengono nella testa dei personaggi. Sogni, visioni, pensieri, ricordi, si rincorrono in una dimensione quasi irreale, resa concreta solo dal contatto col mondo e le sue forze oscure. Il bosco e la caverna di Attus, più che dei luoghi reali, sono la proiezione dell’inconscio dei personaggi: posti confusi, oscuri, intricati.

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Il finale, tuttavia, ci riporta dal sogno alla realtà.

L’incontro con i mercanti serve a Wiros e Yemos per rimettere i piedi a terra. I soldati di Alba stanno cercando il fratricida fuggito, sulla sua testa pende una taglia importante. Il piano di Ertas, rimasto fedele a Numitor e ai suoi discendenti, sta prendendo forma e dalla città di Gabi ci si organizza per contrastare Amulius e i suoi uomini. Romulus è finalmente diventata anche una lotta per il potere. Il percorso appena intrapreso dai protagonisti andrà ad intrecciarsi inevitabilmente con il corso degli eventi, con la guerra che sembra ormai essere alle porte.

Tutte le strade porteranno a Romulus.

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