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Intorno al 1596 andava in scena per la prima volta la famosissima tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta. La sua iconica storia d’amore avrebbe tracciato un solco nella cultura occidentale, segnandola per sempre.

Da secoli, la storia dell’amore impossibile tra la giovane Capuleti e il rampollo Montecchi ha turbato i nostri cuori tra adattamenti teatrali e cinematografici vari ed eventuali. Il topos letterario dell’amore ostacolato ha attraversato i millenni, per poi arrivare ai giorni nostri e infrangersi contro la barriera che separa Roma Sud da Roma Nord. Ecco come nasce Romolo + Giuly: La guerra mondiale italiana.

Partita come Web Serie, l’idea di una “guerra mondiale all’italiana” viene accolta dalla Fox, che – memore del successo di Boris – ha come unico obiettivo quello di riportare la commedia all’italiana verso primavere più gloriose. Quale modo migliore se non farlo attraverso la comicità trash?

Il trash è la supercazzola degli anni 2010. È il motivo per cui tutti (o quasi) guardiamo il Grande Fratello VIP senza sentirci in colpa, anzi lo commentiamo anche su Twitter. È così che il secondo decennio del duemila legittima l’ignoranza gratuita e io non ho intenzione di oppormi.

romolo + giuly

Così, quando ho saputo dell’uscita di Romolo + Giuly: La guerra mondiale italiana mi sono lanciata a capofitto nel pilot. Così, per assaporare il gusto comico delle lotte intestine italiane.

È una storia sgangherata e assurda, troppo assurda. In otto puntate, attraverso i cliché più disparati (e in questo caso non sono un male) racconta le divergenze, non solo geografiche ma anche culturali, che attanagliano il nostro paese. Quelle tra Roma Sud e Roma Nord, tra la Roma e la Lazio, minimarket cingalesi e Happy Hour, tra i Montacchi e i Copulati. Le due famiglie, nella loro lotta secolare per il dominio sulla Città Eterna, sono a loro volta minacciate da Milano e Napoli, desiderose di scalzare una volta per tutte la Capitale.

Sicuramente Romolo + Giuly non vanta una trama straordinaria e sorprendente, eppure riesce a plasmare un universo caricaturale capace di intrattenere senza infastidire. Nel suo mondo fatto di personaggi-maschere grotteschi crea una sottile trama di citazioni cinematografiche e letterarie straordinarie e ben intessute. I luoghi comuni vengono esasperati ma, nonostante ciò, guardandola con un certo occhio critico ci si può accorgere di quanto non siano troppo lontani dalla realtà.

francesco pannofino romolo + giuly

L’episodio si articola grossomodo su un’accozzaglia di sketch comici che incredibilmente riescono a stare benissimo insieme, strappando anche più di una risata.

Ma il reale cuore di Romolo + Giuly è il cast, composto da “anonimi” e da figure cult della televisione italiana. Partiamo intanto dal mitico Massimo Ciavarro, che interpreta il signor Massimo Copulati (Roma Nord, ovviamente). Ritornato tra le braccia della Fox, c’è poi Francesco Pannofino, che interpreta il sindaco (romano di Roma, anche lui) della nebbiosa Milano.

C’è anche Napoli e, considerando l’aria che tira in tema di stereotipi, è bene gettarci quel pizzico di associazione a delinquere che ora va pure di moda. E quale miglior volto se non quello di Fortunato Cerlino per interpretare Don Alfonso, che a dirla tutta pare essere la caricatura di Don Pietro Savastano? Nella schiera dei milanesi fa invece la sua comparsa il divino e indiscusso Umberto Smaila, che interpreta – ovviamente – se stesso. Ciliegina sulla torta, abbiamo il sommo Giorgio Mastrota.

Sì, lo so: è strano non vederlo in una pubblicità Mondial Casa, ma come “Giorgio Mastrota della Centrale del Male” fa la sua porca figura. Si presenta come Sua eminenza dell’oscurità, che sogna di creare una “Roma milanese, senza romani”. Per me è la punta di diamante del cast, sempre accompagnato dal fedele Tciù, chiaramente la nemesi di Uan di Bim Bum Bam. Il duo comico di cui avevamo bisogno ma che non ci meritiamo.

romolo + giuly

È uno show che sembra funzionare: inizia alla grande ed è sulla buona strada per regalare soddisfazioni. Finalmente la televisione italiana riesce a creare un prodotto comico ed eccessivo, che strizza l’occhio alla cultura virale e citazionista degli ultimi anni.

È una serie nuova, dinamica, giovane e scapestrata. È semplice, senza fronzoli, ma rifinita dei minimi dettagli. La comicità di qualità ci ha rotto il c*zzo, e meno male!

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