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Revenge: la vendetta è un piatto che va servito caldissimo

Attenzione: nell’articolo sono presenti possibili spoiler delle quattro stagioni di Revenge

Vendetta: Danno materiale o morale, di varia gravità fino allo spargimento di sangue, che viene inflitto privatamente ad altri in soddisfazione di offesa ricevuta, di danno patito o per sfogare vecchi rancori.

Questa è la definizione che troviamo sulla Treccani, quando cerchiamo la parola “vendetta”. Se pensiamo alle grandi storie di vendetta che popolano il cinema e la letteratura, però, queste parole sembrano quasi riduttive. Perché è vero che se da un lato la tematica è sfruttata e ri-sfruttata, dall’altro lato, quando l’argomento viene sviluppato al meglio, emergono mille e più sfumature. Per Emily Thorne – o meglio, Amanda Clarke – la protagonista di Revenge (ecco 5 motivi per riguardare la serie), si può forse dire che la vendetta sia un sentimento.

La serie televisiva statunitense andata in onda tra il 2011 e il 2015 sul canale ABC ha fin da subito puntato l’asticella in alto, basti pensare al riferimento che è stato utilizzato per la creazione del prodotto: Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas, il racconto di vendetta per eccellenza. Certo, all’apparenza i mondi di Emily Thorne e Edmond Dantès, protagonista del romanzo, possono sembrare molto lontani, così come i due personaggi stessi, ma se si lasciano da parte ambientazioni e caratterizzazioni, il comune denominatore è lo stesso: la vendetta trattata in tutte le salse, in maniera approfondita e dettagliata, una vendetta che balza fuori dalle pagine di Dumas e comincia a scorrere nelle vene di Emily Thorne come se fosse parte integrante del suo sangue.

Ma cosa rende la vendetta narrata in Revenge così speciale? Perché Emily Thorne si distingue in mezzo al mare di personaggi vendicativi che ci vengono riproposti in serie tv e libri?

Per rispondere a queste domande occorre seguire il viaggio di Emily, capire chi è, per quale motivo ha deciso di percorrere la tortuosa e complicata strada della vendetta e, soprattutto, come l’abbia seguita (mentre qui potete trovare 10 iconiche vendette femminili delle serie tv).

revenge

Emily Thorne non è uno di quei personaggi che un giorno si alzano accecati dall’odio e decidono di commettere una strage, salvo poi scoprirsi incapaci di attuare il piano abbozzato e raggiungere l’orlo della follia consumati dal desiderio di rivalsa. Così come non è uno di quei personaggi che si fermano a metà strada, riconoscono che con la vendetta è più quel che perdi rispetto a quello che guadagni e perciò tornano indietro. Emily Thorne non solo va sempre fino in fondo, ma è disposta a pagare qualsiasi prezzo. Perché?

Tutto ha origine con l’ingiusta accusa nei confronti di David Clarke, il padre della protagonista. In un tempo della narrazione che precede gli avvenimenti della serie tv, Clarke è stato condannato per aver preso parte a un’azione terroristica a cui, però, non ha mai partecipato. A incastrarlo sono stati i Grayson, famiglia titolare della Grayson Global, una società di cui Clarke stesso faceva parte. Di conseguenza, la giovanissima Amanda Clarke viene fatta rimbalzare da una famiglia affidataria all’altra per poi finire in un carcere minorile. Questo già avrebbe potuto creare i presupposti per un sentimento di vendetta, ma a far combaciare gli ultimi pezzi del puzzle ci pensa Nolan Ross, miliardario, genio della tecnologia e amico di David Clarke, che all’uscita di Amanda dal carcere le consegna una scatola contenente i diari del padre.

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È come se, in realtà, le consegnasse molto di più: non solo una scatola, ma una missione. Amanda scopre la verità raccontata dal padre, l’inganno, la truffa. Capisce quanto le sia stato rubato, in termini materiali, affettivi e metaforici. E sembra non esserci altro da fare: bisogna vendicarsi. Consegnando la scatola, Nolan dona alla ragazza un nuovo scopo e una nuova identità, perché il primo passo di Amanda è quello di diventare Emily Thorne – scambiando le generalità con quelle di un’altra persona.

E fin dai primissimi episodi di Revenge, ci si rende conto che questa è una vendetta basata su cinismo, freddi calcoli e sangue ancor più freddo.

Emily Thorne non lascia nulla al caso, studia la situazione nei minimi dettagli e non le interessa oltrepassare la sottile linea che divide legalità e illegalità. Per lei, il fine giustifica i mezzi. Il suo desiderio di vendetta si antepone a qualsiasi cosa: amicizie e amori compresi. E, all’inizio, seguire questo regime sembra rivelarsi la carta vincente. Col passare degli episodi, però, l’invincibile corazza della protagonista comincia a sgretolarsi rivelando la comprensibile vulnerabilità di una ragazza che si ritrova sola, se non affiancata dall’amico Nolan che però in alcuni casi comincerà a mettere in discussione i suoi metodi, e prigioniera di un’identità non sua. Inoltre, il cuore all’apparenza gelido inizia a sciogliersi ed Emily si rende pian piano conto che ci sono altre cose per cui vale la pena combattere.

Ma Emily Thorne non si ferma. Costanza e determinazione sono gli ingredienti base del suo piano di vendetta e lo zampillare di emozioni e sentimenti precedentemente seppelliti causa un rallentamento ma non una battuta d’arresto. Tutte le persone coinvolte nell’accusa devono pagare. Questa testardaggine, però, non rivela forse altro? Si dice che la vendetta è un piatto da servire freddo, eppure la vendetta preparata e somministrata da Emily sembra ribollire, ardere: non è un capriccio, è la risposta di una ragazza che ha perso ogni cosa e che spinta dai ricordi del padre deve e vuole vendicarsi. Proprio questa necessità che affonda le proprie radici in una storia di sofferenza permette allo spettatore di provare empatia con la protagonista anche nei momenti in cui sembra oltrepassare il limite. Quel che fa Emily è più che discutibile, però è quasi impossibile restare distaccati, non entrare in simbiosi con lei.

Inganni, spionaggio, relazioni finte, case incendiate: è un susseguirsi di azioni più o meno gravi, più o meno grandi, da collocare nel quadro più ampio della vendetta. Ma cosa succede quando la persona che si sta cercando di vendicare torna all’improvviso in scena?

persona vendicativa

Revenge ci serve una storia di vendetta non lineare, che ci fa mettere in discussione tutto e ribalta i fronti. Questo è un altro motivo per cui la tematica viene affrontata in maniera non banale. Il ritorno di David Clarke – creduto morto – scardina tutto e ci fa domandare se quello che ha fatto la figlia fino a quel momento abbia davvero un senso. Cosa cambierà?

Di fatto nulla, perché l’odio di Emily Thorne per i Grayson, in particolare per la villain numero uno Victoria Grayson non si estingue e la sete di vendetta ormai non riguarda più soltanto ciò che è accaduto al padre, ma anche tutto ciò che Victoria ha fatto a Emily stessa da quando l’ha conosciuta. Perciò la ragazza continua per la sua strada, sempre disposta a pagare qualsiasi prezzo. E il punto è proprio questo:

Quanto è alta la posta in gioco?

Lo scopriamo nel momento culmine della vendetta, quando Emily ha la possibilità di sparare a Victoria Grayson – nonostante le telecamere installate sul potenziale luogo del delitto, che la inchioderebbero senza scampo. Sta tutto in quel grilletto. Verrà premuto oppure no? La morte è la vendetta suprema, questo è quello che pensa Emily. Cos’altro può togliere a Victoria, se non la vita?

Ma cosa diventerebbe lei, Emily – o meglio, Amanda Clarke, perché in momenti del genere ci si spoglia di tutto il resto e si rimane soltanto sé stessi – uccidendo a sangue freddo una persona?

Non sapremo se Emily, alla fine, avrebbe sparato o no. David Clarke lo fa prima di lei per evitare che la figlia oltrepassi una linea troppo grande. Così in Revenge non abbiamo un protagonista che compie la sua vendetta fino in fondo. Ma non abbiamo nemmeno un protagonista che si accorge di aver esagerato e torna indietro. La peculiarità di questa storia, che non è una storia di perdono – come ribadisce Emily nell’incipit della serie – è proprio quella di non dare una risposta. Cosa è giusto? Cosa è sbagliato? Emily si è spinta troppo in là? Oppure no? David Clarke, nel sostituirsi alla figlia in quel gesto, l’ha salvata da ogni giudizio.

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