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La prepotenza narrativa di Revenge

Amo le sorprese degne di questo nome.
Un regalo inaspettato. Una scatola di cui non conosci il contenuto. Un volto che non ti aspettavi di scorgere tra la folla. Ma, soprattutto, una serie in grado di irrompere nella stanza ed estirparti dalla routine nel momento stesso in cui premi play.
Se certe storie nel migliore dei casi necessitano di tempo per dare questa sensazione, altre nascono prepotenti, indomabili e causano una sete che potrebbe non estinguersi nemmeno con la loro fine.
Come ci riescono? Qual è il segreto? Da quali elementi è costituita quella spinta in grado di scardinare la porta che divide realtà e finzione privando lo spettatore della volontà di voltarsi indietro?
Se una risposta esiste va cercata di certo in Revenge, finalmente disponibile su Disney+.

Consigliata da un collega, era l’opzione “B” della mia scelta “C” e finii con il vederla una sera in cui avevo finito anche la “D”. Senza aspettative a causa di un titolo che mi suonava così banale per un tema fin troppo trattato fu, invece una sorpresa come poche altre.

Sì, perchè in Revenge la vendetta è un piatto che va servito caldissimo

Prima di intraprendere il viaggio della vendetta, scava due fosse.

– Confucio

Con queste parole si apre il primo episodio della serie targata ABC, come un’epigrafe che precede il primo capitolo di un romanzo e infatti è da un grande classico che prende ispirazione: Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas.
La voce di Emily Thorne (Emily VanCamp) – nella versione italiana data dalla talentuosa Alessia Amendola – ci fa muovere i primi passi lungo il sentiero della vendetta con tutta l’intimità del monologo fuori campo, creando un rapporto personale tra protagonista e spettatore dal primo istante.
Al contempo ci viene presentato uno scorcio sull’esito sanguinario che tale strada comporta. Dalle prime scene in avanti non possiamo far altro che porci domande per darci poi, ovviamente, solo risposte sbagliate.

Nulla è casuale e, tantomeno, nulla è come sembra. Nemmeno Emily Thorne.

Revenge
Emily Thorne (1024×576)

La presunta nuova arrivata negli Hamptons compra un’incantevole casa sulla spiaggia e ci rivela, toccando un intaglio sul porticato, che abitava lì prima che la sua vita cambiasse per sempre.
I toni si tingono del calore dei ricordi, in netta contrapposizione con il freddo glaciale del vento che soffia dall’oceano, mentre scopriamo il viso gentile di David Clarke dalla prospettiva bassa ed agitata della piccola Amanda, sua figlia.
Capiamo così la spinta che si cela dietro la vendetta, un amore purissimo cullato dalle note di Angus e Julia Stone, l’amore di un padre grande infinite volte infinito pari solo a quello di una bambina che non lo dimenticherà mai.
Ora, però, Amanda è diventata grande e il suo nome è Emily Thorne, perché?

David Clarke è stato tradito ed incastrato per il coinvolgimento della Grayson Global in un attentato terroristico dai veri colpevoli, i Grayson. I primi in una lista di peccati e peccatori che Amanda Clarke non può perdonare.
In un incalzante via vai tra presente e passato, i diari del padre raccontano di come la verità sia stata celata e mistificata a favore degli interessi della famiglia reale degli Hamptons tanto quanto a vantaggio della loro corte. Una fila di volti sorridenti in una vecchia foto della Grayson Global che Emily è pronta con un pennarello rosso.

La tavola sembrerebbe pronta a ricevere il piatto freddo per eccellenza quando ai commensali si unisce qualcuno il cui nome non compare sugli eleganti segnaposto rilegati: con il suo Sammy al guinzaglio ecco Jack Porter. L’alternativa.
Più che amico d’infanzia la promessa di un amore destinato ad essere.
David è morto in carcere e non può più donare ad Amanda quell’affetto che le è stato ingiustamente rubato, ma questo giovane dal sorriso altrettanto dolce potrebbe.

Revenge ci fa desiderare vendetta e resa, al tempo stesso.

Revenge
Jack Porter (854×481)

Se inizialmente il desiderio di vendetta è un proposito di giustizia semplice da seguire, andando avanti diventerà sempre più dura non chiedersi se ne valga veramente la pena, specialmente dal momento in cui avanzare su quella scacchiera comporta sacrifici che non coinvolgono solo Emily. Quando la regina da abbattere è Victoria, le fosse da preparare non possono che essere più di due. Molte di più.

Victoria Grayson, vittima e carnefice.

Una nemesi in grado di suscitare il più rimontante odio, ma che sa anche farsi rispettare, perché lei non è semplicemente cattiva, no, è il risultato del male che le hanno fatto e che ha deciso di non subire più. Una combattente che non ha mai deposto le armi.
Il passato della regina degli Hamptons è quanto di più lontano dalle feste sfarzose in cui la conosciamo.
Tra povertà e abusi Victoria Harper impara l’arte della sopravvivenza e ne fa la sua corona ancor prima di conoscere il re, Conrad Grayson.
Il marito che comunque non sarà il lieto fine che avrebbe meritato la giovane, bensì un mostro peggiore nascosto dietro a modi impeccabili. Così finiamo con il mettere in dubbio tutto quello che credevamo di sapere su di lei e ci chiediamo: la regina merita lo scacco?

Le puntate scorrono come pagine al ritmo incalzante di segreti, colpi di scena e colpi di genio in una tensione che non li allenta mai e non ha paura di superare i limiti.
La vendetta è guerra e in guerra tutto è lecito.
Emily Thorne ha visto suo padre sconfitto per aver chiesto giustizia seguendo la legge e per questo non si pone alcun limite. È del tutto imprevedibile.
Finisce con l’inserirsi nella lotta primordiale tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, perché se è vero che i Grayson meritano una punizione è altrettanto vero che la vendetta non è giustizia nella misura in cui genera danni collaterali a persone innocenti.
La vendetta nutre unicamente se stessa e si rigenera in chi ne ha subito le conseguenze.
In questo modo Revenge si rinnova continuamente, in quattro stagioni che fluiscono in un’unica prepotente riflessione in grado di scardinare anche le convinzioni apparentemente più radicate attorno ad un tema antico come il genere umano stesso.

Tutto si riduce ad una singola domanda: al posto di Amanda avresti premuto quel grilletto?
Revenge
Amanda Clarke (1024×768)

Infine resta una cosa da dire.
Revenge è una storia che nasce prepotente, indomabile, questo è indiscutibile, tuttavia la sua narrativa non è il suo unico punto forte: Emily VanCamp buca lo schermo con la sua interpretazione di Amanda Clarke ed Emily Thorne. L’attrice si dimostra in grado di alternare la delicata emotività della prima alla spietata sicurezza della seconda fino alla fine, il momento in cui queste si fondono mostrando la fragilità e la rabbia di una bambina che avrebbe solo voluto una vita come tante, accanto al suo papà.

Non sappiamo immaginare questa serie senza di lei. Anzi, ci piace fantasticare su come sarebbe la prima puntata dopo l’ultima puntata di Revenge, soprattutto dal momento che le sue presunte nuove eredi hanno toppato miseramente.