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Approdata su Amazon Prime Video questo 18 giugno, L’Estate dei Segreti Perduti (We Were Liars), è una mystery-thriller psicologico tratta dal romanzo young adult di E. Lockhart e sviluppata da Julie Plec e Carina Adly Mackenzie. Con protagonista la performante Emily Alyn Lind, già nota dal reboot di Gossip Girl, la serie segue il racconto estivo della giovane Cadence Sinclair, dei suoi cugini Johnny e Mirren e dell’amico di infanzia Gat. Loro sono soprannominati i “Bugiardi” e ogni anno trascorrono l’estate a Beechwood, la rigogliosa isola privata dei Sinclair. Tuttavia, dopo un incidente che le provoca una forte amnesia, Cadence torna l’anno successivo per ricostruire ciò che è successo. Di fatto, nessuno dei familiari sembrava volerla aiutare a recuperare la memoria.
Pertanto, l’intreccio alterna principalmente due linee temporali, cercando di ripercorrere gli eventi dall’incidente fino alla lenta ripresa di Cady dal disturbo post-traumatico da stress. Facciamo però un passo indietro. Chi sono i Sinclair? Beh, questi rappresentano la più autentica classe aristocratica americana che si atteggia alla stregua dei reali inglesi. Abbiamo nonno Harris Sinclair, il re-patriarca assoluto della famiglia (ecco le famiglie disfunzionali delle serie), la devota regina-moglie Tipper e le tre competitive e problematiche principesse-figlie Carrie, Penny e Bess.
A loro volta le tre eredi hanno messo al mondo altri discendenti, tra cui i protagonisti di We Were Liars, non smettendo neanche per un istante di dare onore alle tradizioni della famiglia. Tutto ciò, affinché i figli non provassero mai a uscire fuori dal seminato e a rinnegare i valori, il potere e la ricchezza di coloro a cui dovevano tutti i loro privilegi. Tale accanimento protratto nel tempo, però, non farà altro che esacerbare i rapporti tra i membri della famiglia. E li trascinerà in una guerra intestina foriera di scandali e sciagure.

I Sinclair sono la classica foto di una famiglia nobiliare
Dietro la patina saturata e raggiante di questa, si nascondono segreti, giochi di potere, tradimenti, menzogne e colpe imperdonabili. Nulla è come sembra. E serviranno quasi tutti e 8 gli episodi di We Were Liars, per appurare a fondo quanto malizioso possa essere il modus operandi di un despota come Harris, travestito da democratico. Ma non molto sapremo all’inizio sulle cadute di stile degli adulti di questa storia. La maggior parte della vicenda, di fatto, ruota attorno alle tre estati che hanno segnato, nel bene e nel male, la vita dei Bugiardi, nella cornice bucolica ed evanescente di Beechwood.
Partiamo, dunque, dall’estate numero 8, determinante per l’entrata nella crew di Gat, il nipote indiano di Ed e compagno di Carrie, la più grande delle figlie. Egli, insieme allo zio, sarà un personaggio rilevante non solo perché diventerà parte fondamentale del gruppo, migliore amico e poi futuro amore di Cadence. Piuttosto, in quanto si rivelerà cartina tornasole della latente indole razzista di un patriarca e delle sue proselite bianche.
E nonostante Gat fosse attratto sin dall’inizio dai paesaggi, dai sapori e dalla gente di quell’isola, crescendo capirà quanto fossero diversi dalla sua terra natia, da sua madre e da quelli che voleva diventassero i suoi ideali. Ma l’amore lo riportava sempre lì, a subire in silenzio, a litigare con Johnny e a farsi mancare di rispetto alla luce del sole. Tuttavia, non si trattava solo di questo. Parliamo, infatti, di un microcosmo corrotto e senza speranza di miglioramento, un’isola in cui non esiste responsabilità etica o psicologica. Un’arena simbolica, dunque, della quale il mondo esterno aveva un’idea di perfezione e intoccabilità. La stessa che veniva veicolata dai canali di comunicazione di cui il nonno era il carismatico proprietario.
Le tre sorelle erano sempre state complici del male di We Were Liars
Queste, con il tempo, si erano dimenticate del sangue che le legava, facendo continuamente a gara per primeggiare, entrare nelle grazie del padre e portare allo stesso loro livello i figli. Delle donne apparentemente autodeterminate, ma che, di fatto, dipendevano da un tiranno. Lo stesso che non voleva si parlasse di fragilità umana, fallimento, divorzio o malattia mentale. Quelle problematiche che erano così presenti e vive all’interno delle diverse magioni dell’isola, da rendere spaventosa l’esistenza di tutti gli ospiti.
Per questi e altri motivi, i Bugiardi (qui un confronti tra due bugiardi delle serie) avrebbero dovuto chiamarsi i “Consapevoli”. Infatti, sin da piccoli avevano capito che una sorta di veleno scorreva dentro le loro vene portandoli alla morte. E dopo qualche marachella da bambini, finiranno per diventare ragazzi ribelli e coraggiosi. Decisi più che mai a mettere fine a quel regno infimo e privo di buone speranze. La loro rivoluzione, però, sarà così efferata e concitata da non poter avere un lieto fine come avrebbe sperato Cady, narratrice-sognatrice della storia parallela e fatata di We Were Liars.

La perdita del controllo, l’adrenalina, il whisky e l’amore impetuoso
Tali ingredienti porteranno i Bugiardi a ridurre in cenere il castello del re, a costo di perdere se stessi e il loro ricordo. Questa è stata la memorabile estate numero 16 e sarà in quella successiva che Cadence, la futura sopravvissuta, scoprirà una verità terribile da accettare. Non a caso, adesso più che mai, mentirà. Ma non agli altri, visto che in fondo i Bugiardi avevano soltanto subito le bugie di coloro che avrebbero dovuto donar loro solo bene e trasparenza. Piuttosto, ingannerà se stessa, complice lo stress dopo il trauma e la paura di ascoltare e poi esorcizzare un senso di colpa troppo grande.
Li ritroverà tutti e tre nell’Estate 17. Con il suo nuovo colore di capelli, un taciuto cinismo e una maturità che la rendevano adesso una cantastorie diversa. Più gotica del passato. Tuttavia, li vedrà distanti, impenetrabili e stanchi… E poi, attraverso le sue sole forze e un po’ del loro sacrificato aiuto, assisterà alla loro lenta scomparsa, nel modo più delicato che potesse desiderare. Così, le sue lacrime e la sua rabbia saranno più forti di un senso di colpa che non poteva portare sulle spalle solo lei.
Si trattava, dunque, di una conseguenza quasi inevitabile e purtroppo irreversibile, di tutto ciò che aveva dovuto sopportare, osservare ed elaborare insieme al suo gruppo. Pertanto, questo e molto altro ci vuole trasmettere We Were Liars. Con il suo tono pungente ma emozionale, con quella suspense così trasversale da innestare il drama al ceppo del mystery, con una fotografia tanto luminosa da aggiungere valore a un montaggio e una regia a tratti surreali ma già intensamente poetici.
Cosa ne è stato dei Sinclair dopo la tragedia?
Certamente possiamo asserire che il piano di Cady e gli altri abbia funzionato… In parte. Adesso Harris ha riaccolto Ed e lo chiama per nome, nonostante il colore della sua pelle, decidendo di ritirarsi dalla vita pubblica e pensare alla sua salute ormai precaria. Le tre sorelle (ecco la recensione di Sorelle Sbagliate), da streghe in borghese, si comportano più da vere principesse adesso. Il dolore ancestrale per la perdita che le ha accomunate, ha finalmente indorato la pillola della discordia e dell’invidia. D’altra parte, fronte alla morte di chi si ama più di ogni altra cosa, tutto il resto diventa una bazzecola di poco conto.
In quanto a Cadence, finalmente libera dalle catene della madre e della sua eredità, deciderà di lasciare quell’isola diventata maledetta, rinunciare al suo cognome e iniziare una nuova vita più reale della precedente. Cosa ci rimane, dunque, di We Were Liars? Beh, sicuramente scivola un po’ su una scrittura alle volte troppo ampollosa e ridondante. Oppure su scene così flemmatiche, da diluire troppo la vicenda con sottotrame che allontano l’attenzione da un focus che, già di per sé, è mastodontico.

Le brillanti interpretazioni del cast di We Were Liars sono immersive
A tal proposito, non possiamo fare altro che immedesimarci e annegare nell’atmosfera dello show, apparentemente mite ma foriera di tempesta. Persino la scelta sovrannaturale di far dialogare dei fantasmi, probabilmente può sembrare opinabile. Ma non si può negare che abbia permesso di trasporre le pagine del romanzo sullo schermo in maniera efficace. E, sebbene l’aspetto più melodrammatico del finale possa aver lievemente inquinato l’algido tono thriller, risulta inevitabilmente vibrante per il cuore dello spettatore. Di fatto, non sembrava certamente l’obiettivo principale di We Were Liars quello di insegnarci qualcosa, visto che era più tendenti a raccontarci un’accorata storia sui generis.
Tuttavia, si rivela essere un flusso che parla a certe famiglie, cercando di trasmettere loro quali siano i principi etici da applicare per non finire nel baratro e rovinare per sempre i discendenti. Inoltre, non può fare a meno di suggerire quanto possa far perdere la testa avere troppo piuttosto di essere. Fisso sul punto che solo l’amore, in fondo, è in grado di superare ogni barriera, margine di errore e malignità. Sì, proprio quella stessa fiamma che arde e può distruggere tutto ciò che si trova davanti, restituendo soltanto macerie e il ricordo indelebile del sentimento che l’ha fatta divampare.