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Una recensione onesta di Vita da Carlo, la prima Serie Tv e il ritorno al futuro di Verdone

Vita da Carlo non è una serie tv. Vita da Carlo è un film di circa cinque ore e suona come una vera benedizione per chiunque sia fan di Carlo Verdone.

Uno dei settori forse più colpiti dalla recente pandemia è stato quello del cinema. Improvvisamente c’è stata tolta la possibilità di seguire tutti insieme, sul grande schermo, l’ultima opera dei nostri registi preferiti e fra i vari film che non abbiamo fatto in tempo a vedere in sala, c’è stata sicuramente l’ultima fatica di Verdone: Si vive una volta sola. Parallelamente però il lockdown ha visto la definitiva consacrazione dei colossi dello streaming e Amazon Prime si è guadagnata un posto in questo inaspettato Olimpo, capendo al volo che fra i vari articoli di primaria (e non) necessità che poteva far reperire comodamente a casa del cliente, andava sicuramente inclusa qualche sana oretta di spettacolo. Verdone e Amazon fanno di necessità virtù, permettendo la visione del suo ultimo film in streaming, dopo la sua uscita in pochissime sale selezionate, e in seguito dando vita al progetto Vita da Carlo. Un’unione che nasce un po’ così, da un colpo di genio, da un’occasione da cogliere al volo, dall’intuizione che le cose si evolvono sempre, bisogna stare al passo e non rimanere sempre e solo ancorati alla maniera tradizionale di diffondere arte e cultura.

Il 5 novembre viene alla luce il primo esperimento di Carlo Verdone con le serie tv, nasce quindi Vita da Carlo. La serie è composta da dieci episodi da circa mezz’ora ciascuno ed è stata resa disponibile al pubblico tutta in un’unica volta. Come è stato già detto, quest’opera è a tutti gli effetti un moderno tipo di cinema, anzi si potrebbe quasi definire un personale tipo di metacinema ideato dal grande regista. Il metacinema è quello che cita se stesso, è l’opera che parla di come nascono le opere, svela il trucco. Viene tolto un po’ d’incanto per mostrare quello di cui è fatto veramente, il cinema che spiega se stesso. In Vita da Carlo, Verdone elabora un progetto molto simile, raccontando il suo lavoro, riflettendo sulle sue caratteristiche di attore e regista, rivelando cosa c’è dietro alle battute più esilaranti o ai personaggi più celebri, mostrando come la sua vita reale e la sua vita sul grande schermo si nutrano l’una dell’altra. Il tutto ovviamente alla Verdone, quindi con quel velo di malinconia che rimane sul fondo di una risata.

Vita da Carlo

Ma quindi Vita da Carlo parla di Cinema?

No, la serie di per sé non parla di cinema, o meglio non solo (attenzione spoiler). Tutto inizia con il sogno di Verdone di mettere in scena un film drammatico, un’opera che si discosta da tutte quelle precedenti e che non lo vede impegnato nelle vesti di attore, ma solo dietro la macchina da presa. Si dovrà a questo punto scontrare con le volontà di un produttore che, invece, non vuole permettergli di cambiare, anzi lo vuole legare per l’ennesima volta al “Lo famo strano“, che per l’occasione diventerà “Lo famo anziano“. Non volendo rinunciare del tutto al suo progetto, la scena seguente vede Carlo impegnato in un confronto con il suo amico e consigliere Max Tortora, lungo la strada verso la farmacia. Fra una pomata per l’orticaria e un sorriso alla farmacista, i due assistono ad un incidente, al seguito del quale Verdone si lancerà in un improvvisato comizio sulle cattive condizioni in cui versa la sua città natale: Roma. Qualcuno, inaspettatamente, lo filma, lo posta sui social e il video diventa ben presto virale. Così nasce l’idea di candidare Carlo Verdone come sindaco della città eterna, in fondo da “Lo famo strano” a “Lo famo sindaco” è un attimo. In bilico fra l’idea di lanciarsi in una nuova veste politica, rimanere legato ai suoi celebri personaggi e diventare regista di film drammatici, i dieci episodi di Vita da Carlo vedranno il susseguirsi di situazioni divertenti, paradossali e talvolta quasi romantiche, che si intrecciano con citazioni del passato, storie di fantasia e piccoli riferimenti autobiografici. Il tutto condito con la tradizionale salsa agrodolce di Verdone.

La trama quindi non procede a ritmo serrato, non si hanno colpi di scena inaspettati, né la smodata necessità di vedere come finisce. Ma questi dieci episodi scivolano via veloci, come una cena fra amici di vecchia data, dove nostalgia e voglia di andare avanti si abbracciano e si incoraggiano vicendevolmente, a suon di pacche sulla spalla.

Forse è per questo che accanto a sé in questo progetto, Verdone ha voluto nomi famosi nella cultura popolare italiana: dal già citato Max Tortora, alla bravissima Monica Guerritore, passando per Morgan e Antonello Venditti. Ci sono anche delle nuove leve, che neanche fosse re Mida, Verdone trasforma in qualcosa di prezioso. Un nome fra tutti è quello di Antonio Bannò, interprete di Chicco, ex fidanzato spiantato della figlia, con il quale Verdone darà vita a scene davvero esilaranti, ma allo stesso tempo toccanti.

Vita da Carlo

In vita da Carlo si ricorda sopratutto il passato da grandissimo caratterista di Carlo Verdone, che in questo progetto si prende un ultimo lusso, impersonando il suo personaggio definitivo: se stesso

Non bisogna intendere questa serie come autobiografica, non è un reality o un documentario, ma nonostante questo, moltissimi spunti nella trama fanno riferimento alla vita nel mondo reale di Verdone. Non ci sono solo le citazioni dei suoi più grandi e famosi personaggi, ma anche quelle piccole debolezze che ci ricordano che, in fondo, un grande maestro è anche un essere umano: la cioccolata spalmabile a colazione, i tentativi più o meno fallimentari di smettere di fumare, il divorzio, il tenere sotto controllo la pressione, la partita della domenica.

Verdone è un artista dall’indiscutibile talento, ma è anche un uomo, un italiano, un romano. La dichiarazione d’amore più sentita di tutta la serie non è per la bella farmacista, ma è per la sua casa, la sua città, Roma. Essere romano è indissolubile dall’essere Verdone e in Vita da Carlo si vede una Roma unica, con la sua straordinaria capacità di stare in equilibrio fra il sacro e il profano, il terreno e lo straordinario. C’è l’ammirazione per Totti e il richiamo a Giulio Cesare, c’è il Colosseo e la periferia, ci sono le fondamenta di una cultura millenaria e lo spaghetto Aglio olio di mezzanotte. E tutte queste cose, per quanto diametralmente opposte, sono guardate, descritte e raccontate con lo stesso identico amore. Ma Verdone ci ha abituato ad una sorta di morale, ad un richiamo costante a ciò che è giusto, a ciò che è umano e a ciò che è sbagliato. Non rinuncia a farci anche un po’ riflettere ed ecco quindi quel costante rimando alla politica, purtroppo corrotta, che, dai tempi dei fori imperiali, sembra sopravvivere a tutt’oggi e che vede nel popolo l’unico a farne davvero le spese.

Vita da Carlo non è realtà, non è commedia, è sopratutto un grande atto di generosità che il regista fa a coloro che apprezzano la sua arte. Appare sinceramente grato a chi chiede l’ennesima imitazione di Sergio Benvenuti in Borotalco ( “… mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana…“) e ascolta con reale interesse le critiche che chiunque si sente in diritto di fargli, anche l’universitario che nemmeno era nato quando uscirono i suoi primi film. Non c’è solo la leggendaria incapacità nel dire di no al selfie o alla visita a casa, ma anche l’audacia di interpretare se stesso, di mostrare virtù, ma anche debolezze di quello che viene sempre ricordato come un orgoglio italiano. C’è sopratutto il coraggio, a 70 anni, di reinventarsi, evolversi e mettersi in gioco su qualcosa di nuovo. Una fame continua che è prova di un atteggiamento che ha di sicuro qualcosa da insegnarci.

Vita da Carlo

Non sarà perfetta Vita da Carlo, ma ci rende un po’ orgogliosi dell’essere italiani. Siamo un popolo capace di grandi cose che vanno dal senso della famiglia alla generosità, dalla lealtà nelle amicizie alla solidarietà per gli estranei. Ci piace vederci come caciaroni, magari ipocondriaci, qualche volta villani. Gesticoliamo, ma ci abbracciamo, mangiamo tanto, ma condividiamo tutto. La nobiltà del nazional popolare. Insomma: Vita da Carlo ci ricorda quanto sia straordinario quel connubio fra Seneca e Ivano Vecchiarutti che vive in ciascuno di noi.

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