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Mike – La Recensione della Serie Tv sulla vita di Tyson

Tra le novità introdotte dal grande evento che è stato il Disney+ Day c’è stato anche il rilascio della docuserie Mike, incentrata sulla vita e sulla carriera di Mike Tyson. I primi quattro episodi della miniserie sono stati rilasciati in occasione dell’evento, l’8 settembre, mentre le quattro puntate finali sono arrivate una settimana dopo. Un viaggio nella carriera e soprattutto nella vita di Tyson, uno dei più grandi pugili della storia della boxe.

Alla scoperta di Mike Tyson

La serie è stata prodotta da Hulu e si concentra soprattutto su due aspetti: la vita privata di Tyson e la costruzione del suo personaggio a livello mediatico. D’altro canto stiamo parlando non solo di uno dei sportivi più vincenti di sempre, ma anche di un personaggio molto controverso, la cui vita fuori dal ring merita la stessa attenzione, se non maggiore, rispetto a quella al suo interno.

Queste due componenti importanti si alternano e si coniugano nel corso degli otto episodi, con l’obiettivo di restituire un ritratto il più oggettivo possibile di tutti i demoni e delle difficoltà del grande pugile. Un risultato, come vedremo presto, raggiunto, tramite alcuni punti di rilievo da sottolineare. Da questo momento in poi ci addentreremo nell’analisi e nel racconto della miniserie per cui sconsigliamo vivamente di proseguire nella lettura a tutti coloro che non vogliono incappare in spoiler.

Benvenuti allo spettacolo di Mike Tyson

Le intenzioni della miniserie vengono esemplificate immediatamente attraverso la sua cornice narrativa. Gli eventi sono presentati tramite un particolare escamotage: Tyson si trova sul palco, con un pubblico in platea ad ascoltarlo, e racconta la sua vita come se fosse il protagonista di uno spettacolo in persona. Viene allestito una sorta di stand-up show che fa da cornice narrativa continua a tutto ciò che accade nelle puntate.

Questa tecnica che a livello pratico serve essenzialmente per far scorrere il racconto, a livello simbolico dice molto delle ragioni della serie. La volontà di presentare Mike Tyson prima come personaggio che come sportivo viene subito palesata. La componente mediatica viene messa sotto la lente d’ingrandimento ed è come se Tyson venisse presentato più come un uomo di spettacolo che di sport.

Le origini di Tyson

Tutta la prima parte della serie distribuita in Italia da Disney Plus si concentra sulle origini del pugile. Con cura viene presentato il contesto difficile in cui cresce, le condizioni precarie in cui si muove e tutti gli ostacoli della sua infanzia. Il grande campione che ci siamo abituati a vedere sul ring viene immediatamente messo in opposizione al bambino ingenuo e in carne che veniva bullizzato dai ragazzi più grandi.

È una fotografia particolare di Mike Tyson che però spiegherebbe poi molti risvolti della sua vita: il condizionale è d’obbligo, visto che il pugile ha mostrato di non aver apprezzato minimamente questa produzione e tutto quello che vediamo in Mike va preso con le pinze . In ogni caso, stando a quanto visto nella serie, sin da bambino il futuro campione del mondo inizia ad accumulare una quantità impressionante di rabbia, che prima si traduce in una precoce attività criminale e poi trova sfogo proprio sul ring. Mike inizia a entrare e uscire di prigione che è ancora un ragazzino, ma quest’ambiente sarà decisivo per la sua formazione, perché qui entra in contatto col mondo della boxe e con quella che sarà la figura decisiva per la sua crescita: il suo primo coach Cus D’Amato.

Nei primi battiti di vita della serie vengono anche introdotte, qua e là, le figure determinanti per la crescita di Mike, le quali finiranno tutte per abbandonare il pugile. Suo padre non c’è mai stato, la madre ha finito per rassegnarsi con lui, gli amici sono progressivamente morti. L’unica luce è Cus, che diventa anche suo padre adottivo, ma la sua morte lascia una ferita nel giovane Mike che non si risanerà nemmeno a suon di pugni.

Il primo Mike Tyson che ci viene presentato è un adolescente segnato dalle difficoltà della vita. È una figura molto umana, essenziale. Poi però arriva il pugno più forte, l’evento che cambia completamente la percezione degli spettatori e la vita dello sportivo.

Tyson
Mike (640×340)

ll punto di svolta nella vita di Tyson

Il grande punto di rottura presentato all’interno della serie giunge con le accuse di stupro perpetrate dalla giovane Desiree Washington ai danni del pugile. La serie di Hulu cambia completamente registro a partire da questo punto. C’è un passaggio fondamentale, nella scena in cui dopo aver consumato la violenza ai danni della ragazza, il pugile le dice “Ora non mi ami più”. Una frase che sfonda anche la quarta parete e viene rivolta, di riflesso, a tutti gli spettatori, che dopo aver conosciuto Mike si trovano colpiti a freddo da ciò che sta succedendo e iniziano a interrogarsi.

Non è un caso che il racconto dello stupro di Desiree Washington si posizioni alla quinta puntata, a metà della miniserie. È il grande punto di rottura e segna una decisa sterzata a livello narrativo: non c’è più alcuna volontà di umanizzare Tyson, di illustrare l’origine dei suoi demoni. Il tono si fa distaccato, Mike è quello che è e fa quello che fa.

L’elemento più interessante di questa vicenda, oltre a questo cambio di sguardo, consiste però nella scelta di affrontare la tematica non tanto dal punto di vista di Mike, ma da quello di Desiree. La serie disponibile su Disney Plus mette in risalto un aspetto particolare della vicenda: la gogna mediatica che la ragazza ha dovuto affrontare dopo le accuse rivolte a Mike. Desiree è stata al centro di un grande dibattito, attaccata su più fronti, sia dalla stampa che dall’opinione pubblica, e accusata di cercare notorietà ai danni del pugile. Il tema è molto interessante, perché questa è una meccanica che in casi del genere si verifica spesso, quando persone comuni attaccano giganti dello star system.

La produzione Hulu invece sottolinea la sofferenza di Desiree, che oltre a patire le conseguenze della violenza deve affrontare anche tutto questo ciclone mediatico, il quale si rivela ovviamente particolarmente lesivo per la ragazza.

Tyson in caduta libera

Terminata la trattazione dello stupro entriamo nella seconda parte della miniserie, molto più oscura e vorticosa. La vita di Tyson diventa una discesa continua, dalla prigione alla dipendenza dal sesso e dal droga, fino ai problemi economici e al celeberrimo morso all’orecchio ai danni di Holyfield. La degenerazione della vita di Tyson viene resa alla perfezione e va a chiudere un cerchio iniziato con le difficoltà patite da piccolo.

I traumi dell’infanzia diventano demoni dell’età adulta e il quadro finale ci consegna un Mike Tyson spoglio davanti allo spettatore. Lo sguardo si è fatto sempre più distaccato e asettico. Il tono della serie Hulu si è sempre più appiattito e sembra porsi l’obiettivo di consegnarlo al giudizio dello spettatore.

Tyson
Mike (640×340)

Lo sguardo sul Tyson sportivo

L’unico piccolo neo della serie è da rintracciare nella trattazione della carriera sportiva di Mike. Sin dall’inizio, come detto, la volontà è quella di mettere l’attenzione sul Tyson personaggio mediatico, finendo per relegare in secondo piano le sue gesta sul ring. La serie di Disney Plus mostra davvero poco del Tyson pugile, ma la sua carriera avrebbe meritato un trattamento ben diverso.

Dal racconto riusciamo a intuire la straordinaria portata della carriera di Mike, ma non ne abbiamo una resa accurata. Vengono sottolineati pochi momenti chiave in tal senso, viene illustrato solo il carattere aggressivo e feroce del suo combattimento, strumentale alla caratterizzazione del personaggio. Mancano passaggi chiave della carriera di Mike, il cui straordinario peso nella storia della boxe non si evince al termine della serie.

Guardare Mike per capire Tyson

Tirando le somme, Mike è un’ottima miniserie, volta più a comprendere il personaggio Tyson che il pugile. La vicenda del protagonista è straordinaria e significativa tanto fuori dal ring che dentro di esso, ma l’attenzione viene posta solo su un aspetto, sorvolando sull’altro. Il risultato degli obiettivi che la serie di Hulu si è posta sono però eccezionali.

Mike ci porta a comprendere alla perfezione i disagi che si possono celare dietro una carriera di successo, i demoni che si annidano alle spalle della ricchezza e della notorietà. Le debolezze di Tyson vengono sbattute in faccia agli spettatori, al pari dei suoi successi. Il lato più interessante è che la serie non decostruisce o esalta un mito, ma semplicemente lo racconta e lascia libero lo spettatore di fare le sue valutazioni.

Mike è un’ottima miniserie per conoscere una grande icona dello sport nei suoi lati più intimi. È un prodotto perfetto per riuscire a capire Mike Tyson, uno dei personaggi più controversi nella storia dello sport.