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The Continental: Dal mondo di John Wick – Recensione della miniserie su Prime Video con Mel Gibson

ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste incappare in spoiler su The Continental: Dal mondo di John Wick.

Tra l’uscita nelle sale cinematografiche del secondo e la stesura del terzo capitolo della saga dedicata a John Wick si incominciò a parlare della creazione di un prequel per la televisione. Inizialmente un mormorio, niente di serio. Una di quelle idee che vengono durante i brain storming, magari scartate subito. Una di quelle idee che però attecchiscono, dalle quali alla fine non ci si riesce più a liberare, che diventano una ossessione. Fino alla loro catarsi realizzativa e successiva messa in onda.
La scelta di optare per lo schermo piccolo fu chiara fin dall’inizio. Per poter raccontare qualcosa del passato di John Wick un film non era sufficiente. Meglio puntare su una serie. Magari mini. Pochi episodi. Magari tre. Con un inizio, una parte centrale e un finale. Che non lasciasse conti in sospeso e, al tempo stesso, avesse una struttura solida e significativa che soddisfacesse il pubblico.
E così, ecco The Continental: Dal mondo di John Wick (The Continental: From the World of John Wick, il titolo originale) distribuita negli Stati Uniti su Peacock mentre nel resto del mondo è possibile vederla Prime Video.

Per questo prequel, che al tempo stesso è anche uno spin off, la casa di produzione Lionsgate ha ingaggiato Greg Coolidge (Poliziotto in prova e Wayne) nel ruolo di showrunner il quale ha creato un team di sceneggiatori formato da Shawn Simmons e Kirk Ward, con i quali aveva già collaborato per Wayne, e Ken Kristensen (Shantaram e The Punisher).
Per la regia sono stati scelti Albert Hughes (Codice Genesi, con Denzel Washington, e La vera storia di Jack lo Squartatore, con Johnny Depp) e Charlotte Brändström (Chicago PD, Okkupert, Madam Secretary e Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere) i quali si sono così suddivisi i tre episodi: primo e terzo al regista mentre quello centrale alla regista.
Entrambi i realizzatori hanno portato con loro i rispettivi direttori della fotografia: Pål Ulvik Rokseth (The Wave) e Peter Deming (Mulholland Drive e The Menu), mentre per la colonna sonora è stato scelto Raffertie, già compositore per Alex Rider, Strangers e Top Gear.

E ora veniamo al dunque. Intanto occorre fare una doverosa quanto importante premessa: se siete fan sfegatati dei film mettete da parte le aspettative o rimarrete fortemente delusi. Questo trittico non è incentrato sul personaggio di John Wick quanto, piuttosto, sul mondo che lo circonda. E certamente uno dei personaggi più affascinanti all’interno della saga, capace di crearsi una vera e propria mitologia attorno, è l’hotel Continental di New York, con la sua peculiarità di essere zona franca che accoglie i killer più spietati del pianeta.
Ci rendiamo conto di quanto possa esser difficile per gli amanti del personaggio interpretato da Keanu Reeves avvicinarsi a un prodotto, per di più televisivo, che mette completamente da parte il loro eroe principale. Ma possiamo garantirvi che non ve ne pentirete. Perché la miniserie interra a fondo le sue radici nelle atmosfere già conosciute della saga cinematografica in modo tale da poter sviluppare e arricchire, in piena libertà creativa, l’universo wickiano offrendo nuovi spunti, potenzialmente infiniti.

The continental
Mel Gibson, 640×360

Nelle lunghe inquadrature che la regia ci regala degli esterni dell’hotel Continental c’è un dettaglio non indifferente che salta subito all’occhio, capace di creare una forte opposizione. Mentre il cielo è di un azzurro celeste disseminato di soffici nuvole bianche che si apre a spazi senza confini, a terra, sull’asfalto umido, là dove vivono i protagonisti della storia, regna l’oscurità. A differenza del celebre dipinto di Magritte, L’impero delle luci, nella miniserie il passaggio dalla luce alla tenebra è graduale, costante, lo si può notare bene sulle pareti dell’albergo che diventano più buie e oscure mano a mano che la telecamera si insinua nei vicoli sprofondando nella miseria umana. Lo spettatore viene così trascinato a terra e lì ancorato a una atmosfera cupa e opprimente, sporca e infangante dalla quale non potrà sfuggire. Diventando così testimone obbligato delle storie di gruppo male in arnese che per vendetta si dovrà scontrare contro il cattivo dei cattivi.

Come abbiamo già avuto modo di dire le puntate di The Continental: Dal mondo di John Wick sono tre, ciascuna della durata di circa novanta minuti. Tre film, in pratica. Oppure, più verosimilmente, tre atti di una grande, maestosa un’opera lirica.
Nel primo atto ci vengono presentati i protagonisti. Due fratelli separati da ragazzini si incontrano nuovamente quando Frankie, il maggiore, interpretato da Ben Robson (Vikings e Animal Kingdom) la combina grossa. Nella notte di San Silvestro di un anno vicino alla fine degli anni Settanta, Frankie decide di rapinare Cormac, interpretato da Mel Gibson, gestore del Continental. Per questo furto Cormac finisce nei guai seri e scatena una caccia all’uomo che comincia col prelevare Winston, il fratello minore, interpretato da Colin Woodell (The Originals), che si è rifatto una vita a Londra, truffando ricconi.
Cormac, Frankie e Winston hanno un passato in comune. I due fratelli, infatti, sono stati allevati e addestrati a compiere nefandezze dall’amministratore dell’albergo che li ha sfruttati appieno nel corso degli anni. Tra loro, quindi, c’è un rapporto piuttosto anomalo e ambiguo che si proietta sugli altri personaggi dell’opera.
Come ogni dramma che si rispetti, dopo aver presentato tutti gli attori, il primo atto si conclude con una tragedia che fungerà da impulso per lo sviluppo della trama e il conseguente finale.
Nel secondo atto viene messa in scena la preparazione della vendetta. Winston non potrà contare sulle sue sole forze. Così comincerà a organizzare la sua banda raccogliendo in giro per i bassifondi della città elementi in qualche modo legati tra loro grazie all’odio verso Cormac. I primi ad aggiungersi alla banda sono Miles e Lou (Hubert Point-Du Jour e Jessica Allain), afroamericani proprietari di un dojo in piena Chinatown e trafficanti di armi. Accanto a loro ci sarà la vietnamita Yen (Nhung Kate) moglie di Frankie, Lemmy (Adam Shapiro) compagno d’armi di quest’ultimo e Jenkins (Ray McKinnon), cecchino infallibile.
Parallelamente viaggiano due poliziotti: KD (Mishel Prada) la quale ha un vecchio conto in sospeso con Frankie; e Mayhew (Jeremy Bobb) suo mentore nonché amante segreto.
Nel terzo atto, invece, viene messa in scena la realizzazione del piano. Legami che si sciolgono, alleanze che si creano sul campo e durano una notte. Un piano che va a rotoli fin dal suo esordio, come nella migliore delle tradizioni. Ma che, nonostante tutto, riuscirà terminare con la vittoria dei buoni sui cattivi.

I tre atti dell’opera sono ben equilibrati tra loro, per nulla noiosi, con il pregio di non lasciare per strada pezzi di storia in maniera incomprensibile. Anzi, con tutto lo spazio temporale che c’è, considerata la durate di ciascun episodio, gli autori sono riusciti ad aggiungere per ciascuno dei personaggi minori delle sottotrame interessanti e divertenti, capaci di alleggerire il peso che grava sui protagonisti che altrimenti risulterebbe insopportabile. In particolare quella dedicata alla Guerra del Vietnam, intrigante a sufficienza da suscitare persino un certo interesse storico.

The continental
Colin Woodell, 640×360

Nel cast l’interpretazione di Mel Gibson è una spanna sopra quella degli altri, com’è ovvio che sia essendo l’attore, e regista, di caratura mondiale (e non più di primo pelo, vista l’età). Il suo personaggio oltrepassa ogni limite anche grazie agli autori che, sorvolando allegramente sul politicamente corretto, gli permettono di essere intollerante, fanatico e meschino creando un cattivo vecchio stampo. L’attore statunitense dà l’impressione di crogiolarsi e divertirsi un mondo nel suo ruolo rendendo la sua interpretazione detonante e capace di reggere la scena praticamente da solo.
Tra i giovani, invece, occorre certamente citare Colin Woodell che nel corso delle tre puntate si trasforma sotto i nostri occhi. Da truffatore londinese dai modi garbati e i vestiti eleganti diventa finalmente maturo affrontando i demoni del suo passato. Nell’ultima scena, quando prende possesso del Continental lo troviamo molto somigliante al Winston cinematografico interpretato da Ian McShane, quasi si fosse appropriato dell’interpretazione altrui dando l’impressione di averla studiata nei mini particolari.
E, ovviamente, non poteva non esser menzionata l’interpretazione di Ayomide Adegun nei panni di Charon, il concierge dell’hotel. Il giovane attore inglese, alla sua seconda esperienza come interprete, ha il difficile compito di rappresentare la gioventù del personaggio iconico interpretato dal compianto Lance Reddick. La sua interpretazione risulta convincente tanto da non esser difficile immaginarlo nel futuro con il volto dell’attore recentemente scomparso.

Accompagnata da una colonna sonora estrapolata dai più grandi successi anni Settanta, decisamente piacevole, The Continental: Dal mondo di John Wick è una miniserie che si discosta dalla sua matrice originale creando una propria identità precisa, chiara, netta. Senza sbavature. E per questo risulta piacevole da guardare anche a chi non conosce John Wick. Non toglie nulla alla saga cinematografica, semmai aggiunge dando l’impressione di poter ampliare proprio il mondo primigenio in maniera corposa e brillante.
Per questa prima opera si vede chiaramente lo sforzo fatto dagli autori nella creazione di qualcosa di unico e al tempo stesso coerente con quanto visto finora al cinema puntando principalmente su uno stile ironico e sontuoso, molto pulp, capace lanciare continuamente input allo spettatore. Le citazioni dei B-movie rimandano chiaramente a Tarantino ma non solo. All’interno di queste tre puntate, infatti, i riferimenti formali sono all’ordine del giorno e solleticano in continuazione la memoria di chi guarda senza dare l’impressione di essere un semplice atto dovuto o un esercizio di stile. C’è del trash ma trattato con i guanti così che il tutto non finisca miseramente male, come spesso abbiamo visto accadere.
Forse si potrebbe dire che manchino un po’ le scene d’azione. Ma quelle che ci sono sono coreografate con grande maestria e lasciano davvero più che soddisfatti e, soprattutto, senza rimpianti.
Anche la ricostruzione della New York degli anni Settanta, cui niente è lasciato al caso, è un gran bel vedere e la realizzazione registica, strizzante l’occhio tanto alla cinematografia quanto all’arte fumettistica, permette una immersione totale in un mondo a cavallo tra il reale e il fantastico.

The Continental: Dal mondo di John Wick è un gran bel prodotto che vale la pena di guardare. Non sarà un capolavoro e certamente i puristi gli avranno già fatto le pulci ma nel complesso è uno show che ha più pregi che difetti, sui quali, per altro, si può benissimo bypassare. Chi vi scrive ha visto i primi tre capitolo della saga dedicata al Baba Jaga apprezzandoli, certo, ma senza particolare entusiasmo. Ma The Continental: Dal mondo di John Wick gli ha fatto venire una gran voglia di rivederli, magari facendo attenzione a certi dettagli e certe sfumature che prime erano sfuggite.
E quando una miniserie innesca il desiderio di approfondire allora vuol dire che ha colto nel segno.