Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » RECENSIONI » Strike, la recensione della miniserie britannica

Strike, la recensione della miniserie britannica

L’Inghilterra, madre patria di Hercule Poirot e Sherlock Holmes, negli ultimi anni ha sfornato nuovi riferimenti sia letterari che televisivi nel campo del crime, come I delitti Mitford per quanto riguarda i romanzi gialli, e serie tv poliziesche per il piccolo schermo quali Broadchurch e Luther. La più recente è Strike, miniserie televisiva tratta dai romanzi gialli di Robert Galbraith, pseudonimo della mamma del mago più famoso del mondo, J. K. Rowling.

Andata in onda per la prima volta nel 2017 sul canale inglese BBC One (lo avevamo annunciato qui), la serie è per ora composta da tre stagioni, “Il richiamo del cuculo”, “Il baco da seta”, e “La via del male”, per un totale di sette episodi, tre per la prima stagione e due per le altre. La quarta stagione, “Bianco Letale”, sarà invece composta da quattro episodi e andrà in onda in UK in autunno. Ad oggi non sappiamo ancora se l’emergenza sanitaria che stiamo affrontando influirà o no su questa data di uscita.

Ma vediamo l’opera più nel dettaglio. Cormoran Strike, interpretato da Tom Burke (The Musketeers), è uno squattrinato investigatore privato e veterano della guerra in Afghanistan, dove operava nel corpo della Polizia Militare. Ferito tanto nel corpo quanto nello spirito, Strike usa le sue capacità investigative acquisite negli anni dell’esercito per risolvere complessi casi di omicidio collaborando perfino con la polizia di Londra. Una mattina al suo quartier generale in Denmark Street si presenta Robin Ellacott (Holliday Grainger, I Borgia), inviata dall’ufficio di collocamento per un posto da segretaria. Inizierà così una lunga collaborazione professionale e un legame di amicizia profondo che porterà i due colleghi a districarsi tra casi scottanti di efferati omicidi e problemi legati alla loro vita privata e lavorativa.

Strike

La miniserie Strike mischia e gestisce ad arte sia gli intrecci narrativi legati alle investigazioni che quelli relativi alle vite dei due principali personaggi, il tutto sullo scenario di una Londra fumosa e caotica, con i suoi pub affollati il venerdì sera e le strade rumorose all’ora di punta.

Ma Strike ed Ellacott non sono gli unici protagonisti della narrazione.

La miniserie ci offre anche spaccati di vita delle vittime e dei carnefici, dandoci una visione a trecentosessanta gradi dell’indagine, lasciando sempre quel po’ di mistero che basta a tenere lo spettatore con il fiato sospeso per tutta la durata delle puntate.

Se la trama dei personaggi secondari si sviluppa e si esaurisce all’interno di ogni singola stagione, non si può dire lo stesso per i due protagonisti. Le loro vicende personali, e soprattutto il loro passato, sono ben distribuite nell’arco delle tre stagioni andate in onda finora e si mescolano alla perfezione allo svolgimento delle indagini, che molto spesso riportano alla luce forti traumi dal passato dei nostri investigatori. Questo espediente narrativo permette allo spettatore di entrare sempre più in confidenza con i personaggi mano a mano che la storia si evolve con loro, senza giocarsi immediatamente tutte le carte ed evitando di bombardare lo spettatore con troppi fatti ed eventi.

Le ambientazioni giocano un ruolo cruciale sia dal punto di vista visivo della serie (con scorci mozzafiato sulla capitale e riprese aeree di verdeggianti stradine della campagna inglese) che dal punto di vista pratico della storia. Londra è una delle città più grandi e variegate del mondo, dove si può passare velocemente dai quartieri ricchi delle celebrità alla periferia malfamata con un solo viaggio in metro. Questo dà la possibilità agli ideatori di Strike di giocare con i vari aspetti psicologici e sociali che stanno alla base del movente di un crimine. Così si abbatte la parete che divide il lusso e la ricchezza da miseria e povertà, radunando il tutto sotto omicidi più o meno simili ma ben distinti tra loro, a seconda dei caratteri di ciascun personaggio.

Insomma, ogni crimine è a sé, ma i moventi accomunano tutti i colpevoli, senza distinzione di estrazione sociale.

La regia opera con inquadrature variegate tra di loro, come riprese di strade affollate, con la macchina da presa puntata su Strike che cerca di farsi strada tra la folla, o scene di pedinamenti che creano l’illusione di star davvero spiando un sospettato da dietro l’angolo di una casa. Tutto questo dinamismo, accompagnato da una colonna sonora rock tendente all’indie che si adatta alla perfezione alla personalità di Cormoran Strike, rende la miniserie giovane e al passo coi tempi, a tratti pop. Non manca però di strizzare l’occhio a quella corrente vecchio stile tipica della cultura inglese, un tratto distintivo immancabile che unisce passato e presente in un flusso continuo sempre nuovo, ma comunque legato alle proprie origini.

Strike

In conclusione, Strike è una serie da cui possiamo aspettarci molto, sia per quanto riguarda la scrittura, merito della grande bravura dell’autrice, sia per l’abilità che le serie tv inglesi hanno sviluppato negli ultimi anni. Aspettiamo con ansia il prossimo autunno per immergerci nuovamente nelle indagini di Cormoran Strike e Robin Ellacott, ma per chi non riuscisse a frenare la curiosità e volesse scoprire cosa ha in serbo per noi “Bianco Letale”, tutti i libri di Robert Galbraith, o meglio J. K. Rowling, sono editi in Italia da Salani, compreso l’omonimo volume da cui è stata tratta la quarta stagione di Strike ancora inedita.

LEGGI ANCHE – Strike, rilasciato il trailer della Serie basata sui romanzi di J.K.Rowling