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Luke Cage 2×01 – Il simbolo di una speranza vana

La seconda stagione di Luke Cage si apre con Soul Brother, un episodio pilota che riprende esattamente dagli eventi finali della stagione precedente, mantenendone stile e tematiche principali. Scritto dall’ideatore della serie Cheo Hodari Coker e diretto dall’attrice tarantiniana Lucy Liu (la ricorderete in Kill Bill), Soul Brother ci catapulta ad Harlem, la zona più nera di New York, in cui non solo le azioni ma anche solo l’idea e il simbolo di Luke Cage (o Carl Lucas, come il suo passato non esita a ricordargli) rappresentano l’aurea di protezione di cui la gente crede di aver bisogno.

Ciò che cambia, almeno nell’episodio pilota, è ben poco: Luke è molto più popolare; è stabilmente fidanzato con Claire; un nuovo nemico si presenta, un criminale Giamaicano che sembra avere gli stessi poteri del nostro supereroe. Tornano personaggi buoni e cattivi della prima stagione (Misty e Mariah per esempio), si inserisce il compianto Reginald Cathey come rappresentante del passato di Cage. La doppia tematica su cui gioca l’episodio è quella, da un lato, della speranza che un personaggio come Luke può infondere negli abitanti di Harlem e dall’altro quella del peso di essere un simbolo: un peso che, a volte, potrebbe schiacciare anche i più forti.

luke cage

La comunità nera di New York non è mai stata così protetta: il grande uomo col cappuccio fa giustizia a una velocità che la polizia può soltanto sognare e, soprattutto, lo fa senza subire danni. “Bullet-proof” lo chiamano, a prova di proiettile. Già nella prima stagione avevamo visto come Luke Cage non fosse solo il simbolo di una forza protettiva del Bene contro il Male, ma fosse anche una vera e propria bomba mediatica e di merchandising introvabile in nessun altro dei suoi colleghi “eroi di strada” (Daredevil, Jessica Jones e Iron Fist).

In questa seconda stagione, già dalla prima puntata capiamo che l’elemento mediatico è letteralmente esploso: si vendono felpe e gadget con il suo nome e la sua faccia, esiste addirittura un’app che permette di sapere dove si trova e cosa sta facendo in qualsiasi momento.

Da questo punto di vista, dunque, Luke Cage ha legittimato la sua posizione di simbolo, diventando qualcuno a cui il ragazzino di colore di Harlem può chiedere aiuto, in cui può identificarsi, e in cui può sperare. Legittimo è, quindi, chiedersi: ma simbolo di cosa?

Come anticipato, il concetto di comunità e di rivincita è senza dubbio primario: in questo senso, l’uomo dalla pelle impenetrabile è il simbolo di quelle persone che sono sempre state in seconda fila, in attesa di essere rispettate esattamente come gli altri. Il problema del razzismo negli Stati Uniti, non dimentichiamo, è tutt’altro che risolto: solo da pochi decenni le leggi (soprattutto nel Sud) hanno smesso di legittimare la discriminazione. Quello che dunque propone Luke Cage è l’essere il simbolo di una speranza, di uguaglianza, di trionfo del Bene, di giustizia.

luke cage

Con un pizzico di cinismo e una sottile malinconia dobbiamo sottolineare, tuttavia, che la speranza ricercata è una speranza vana. Il Male, come nella realtà, continua a proliferare in Luke Cage e, anzi, l’auspicata unione che la comunità nera dovrebbe avere si rivela essere solo un utopistico sogno: sono membri della stessa comunità i cattivi, vecchi e nuovi, e Luke Cage non può bastare per fermarli.

Si dice, però, che sperare è tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno per sopravvivere, anche quando le sue reali possibilità sono basse: sottile, dunque, la differenza tra speranza e illusione. Quando Claire dice a Luke che prima o poi qualcuno troverà il modo per aggirare la sua corazza, la risposta di Cage non allude nè a vane speranze nè a illusioni, ma a una triste realtà:

“Lo hanno già fatto”.

Vedremo fin dove riuscirà a spingersi Luke Cage: per ora è fermo e ancorato al passato.

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