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Le Strade del Male, la recensione – Cosa ci spinge a fare del male?

Giusto un paio di settimane fa è uscito sulla piattaforma Netflix il film The Devil All the Time, tradotto in italiano con il titolo Le strade del Male. Si tratta di una produzione originale del servizio streaming che ha riscosso pareri discordanti al momento della sua uscita.

Come spesso accade c’è chi il film lo ama e chi invece lo odia. Quello che vorrei fare oggi è dare la mia opinione su questa pellicola, recensendola. Nello specifico posso già dire che andrò a schierarmi con le persone a cui Le Strade del Male è piaciuto, perché ammetto di esserne rimasta piacevolmente sorpresa.

Le Strade del Male è un film che a suo modo invita a riflettere su cosa spinga le persone verso il male, partendo però da un presupposto tutt’altro che malevolo: la religione.

Prima di addentrarmi ulteriormente nella trama tengo a precisare che farò diversi spoiler, quindi se il film vi interessa e non l’avete ancora visto vi consiglio di chiudere questa pagina. Se poi una volta visto volete tornare per dire la vostra, ci farà molto piacere.

Il film è diretto da Antonio Campos, già regista di alcuni episodi di The Sinner e The Punisher, e ha un cast di tutto rispetto: Sebastian Stan, Robert Pattinson, Bill Skarsgard e Tom Holland, solo per citare alcuni nomi. Tutti attori che, nel momento in cui li ho visti, mi sono sembrati perfetti per il ruolo assegnatogli.

Le Strade del Male

Ammetto di essere una persona davvero fifona, quindi nel momento in cui il film è cominciato non ero certa che sarei riuscita ad arrivare fino alla fine. Non solo l’ho divorato, ma sono stata catturata dalla storia e dai vari legami che si creano tra i personaggi.

Veniamo introdotti alla storia mediante una voce narrante fuori campo. Piccola chicca: è lo scrittore dell’omonimo romanzo. Le strade del Male è infatti l’adattamento cinematografico del libro di Donald Ray Pollock, e sarà proprio lui a collegare i punti della storia con la sua narrazione.

Ci troviamo a Knockemstiff, una cittadina dell’Ohio, a metà tra gli anni ’50 e ’60. Cominciamo a conoscere le vicende di Willard Russell (Bill Skarsgard), Carl e Sandy Henderson (Jason Clarke e Riley Keough), Roy Laferty (Harry Melling) ed Helen Hatton (Mia Wasikowska). Storie che in apparenza non hanno nulla in comune ma che con il proseguire de Le Strade del Male troveranno il loro punto d’incontro e la loro conclusione.

Willard si innamora della cameriera Charlotte. I due si sposano e avranno un figlio, Arvin (Tom Holland), ma la povera Charlotte morirà molto presto portata via dal cancro. Willard rimane talmente distrutto da suicidarsi la sera stessa del funerale, lasciando così orfano Arvin che andrà a vivere con sua nonna. A sua volta la donna sta già accudendo una bimba che era stata abbandonata: Lenora.

La piccola in questo caso è la figlia di Helen Hatton e Roy Laferty. La giovane aveva chiesto a Emma, madre di Willard, di badare alla figlia mentre lei era via con il marito. Purtroppo sarà proprio lui a ucciderla, nella ferma convinzione di essere in grado di resuscitare i morti. Resosi però conto che il miracolo non avviene cerca di nascondere il cadavere, e poco dopo verrà ucciso anche lui, per mano dei due serial killer Carl e Sandy Handerson.

Passano gli anni. Arvin e Lenora (Eliza Scanlen) sono cresciuti come fratello e sorella, e lui è sempre molto protettivo nei suoi confronti. Ha assorbito totalmente gli insegnamenti del padre relativi al rispondere alla violenza con altrettanta violenza, ma non ha stabilito lo stesso legame che lui aveva con la religione.

Un passaggio che in un certo senso si tramanda di padre in figlio. Così come Willard sconvolto dagli eventi della guerra aveva perso la fede in Dio per poi ritrovarla in un secondo momento, così suo figlio Arvin si allontana dalla preghiera, nel momento in cui si è reso conto che gli è stato portato via tutto.

Per lui la perdita più grande sarà sempre quella del suo cane, sacrificato dal padre in favore di Dio perché potesse guarire la moglie dal tumore. La scena è cruenta, non ci sono dubbi, ma simboleggia molto bene quanto l’essere umano sia disposto a spingersi oltre il limite per amore.

Le Strade del Male

Nella cittadina arriva un nuovo predicatore: Preston Teagardin (Robert Pattinson), decisamente di bell’aspetto ma che nasconde un lato più oscuro della norma. Mascherando le sue azioni come spinte dalla volontà di Dio induce molte donne della comunità ad andare a letto con lui.

Tra queste Lenora, che finirà per rimanere incinta. Preston non solo la abbandona a se stessa dicendole che lui non ha nulla a che fare con l’evento, ma le suggerisce anche di liberarsi del problema. Ecco che quindi Lenora finisce per suicidarsi, in una maniera però maldestra, data dal suo ripensamento dell’ultimo secondo.

Distrutto dall’aver trovato la tanto amata sorella impiccata, Arvin deciderà di vendicarla uccidendo il predicatore. Da questo momento in poi comincia la non troppo lenta discesa del personaggio verso il male. Un male che però, in realtà, ci porta anche a provare empatia con lui e con il suo modo di agire.

È un po’ come quando assistiamo a un film di supereroi che se la prendono con i cattivi: all’interno della storia Arvin la fa pagare solo a persone che hanno fatto cose cattive. Il suo animo non è cattivo, e lo rimarcherà forte anche sul finale. Sono purtroppo le circostanze della vita che hanno influito su di lui a ridurlo a essere un assassino.

Il reverendo non sarà infatti il suo ultimo omicidio: si troverà a uccidere i due serial killer per legittima difesa, e successivamente anche un poliziotto, fratello della giovane Sandy Henderson. Anche in questo caso il giovane cerca di spiegare le sue ragioni, aggiungendo che non voleva certo ucciderla. Ha solo temuto che lei gli sparasse.

Se si cerca di dare alla storia uno sguardo d’insieme si può vedere chiaramente come il male si annidi nelle diverse sfaccettature dell’animo umano. Ne Le Strade del Male c’è chi compie azioni terribili convinto di essere spinto da Dio, come nel caso dei due predicatori Lafery e Teagardin; chi si trova a compierlo come mero divertimento e perversione, come i serial killer Henderson; chi si trova ad agire solo perché vittima delle circostanze come Arvin.

Non tutti loro però riescono a raggiungere il pentimento. Gli unici personaggi che si rendono conto che ciò che fanno è sbagliato sono Roy Lafery e Sandy Henderson. Uno si renderà conto del suo errore e pagherà con la morte, per quanto fortuita, mentre l’altra farà in tempo a denunciare uno degli ultimi omicidi del marito, prima di essere involontariamente uccisa da Arvin.

Le Strade del Male

Il figlio di Willard è forse quello che in tutto questo sistema si trova nel mezzo. Non è malvagio di natura ma agisce come tale, ed è spinto da un ideale di giustizia del tutto personale che poi ingrandendo diventa quasi globale. Ciò che fa non è giustificabile di per sé, ma lo diventa nel momento in cui riconosciamo le persone coinvolte.

A dimostrazione che il suo animo non è davvero cattivo c’è la scena finale, quando Arvin decide di tornare nella sua vecchia casa. Dissotterra le ossa del cane e dopo aver ucciso il poliziotto, sempre per legittima difesa, sotterra la pistola da lui utilizzata, lasciando poi la città.

Arvin vuole lasciarsi alle spalle ogni cosa. Lascia alle spalle i suoi anni di dolore infantile e adolescenziale, lascia alle spalle gli orrori commessi e si apre al futuro, consapevole di aver sbagliato ma con la speranza che in futuro si possa capire che la colpa non ricade soltanto su di lui.

A fare da contraltare all’immagine dell’oscurità ne Le Strade del Male c’è la religione. Presentata come una sorta di panacea di tutti i mali, i personaggi della storia cercano tutti, e in momenti diversi della loro vita, conforto in Dio. Quello che cambia da individuo a individuo è il rapporto con la divinità.

Come in ogni cosa si può credere o non credere, ma ciò che sembra spiccare è la contrapposizione tra persone credenti e dunque con animo buono e persone che non pregano come destinate a compiere il male. Il confine tra le due parti è così sottile che è un attimo attraversarlo, e lo dimostrano bene i due predicatori.

È minima la differenza che intercorre tra credenza religiosa e fanatismo, ed è un attimo che l’una sfoci nell’altra. Ciò che Le Strade del Male fa è dimostrare che non può esserci un’unica visione della cosa. È necessario vedere tutti i diversi punti di vista prima di scegliere una linea di condotta, sapendo comunque che non è necessariamente detto che sia l’unica possibile e che non abbia varianti.

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