ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sui primi tre episodi di Ironheart

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Dopo la piacevolissima esperienza di Thunderbolts al cinema e l’attesissimo ritorno di Daredevil in televisione, l’MCU è tornato protagonista con una nuova serie tv. Su Disney+ sono usciti i primi tre episodi – su sei complessivi – di Ironheart. Al centro del racconto c’è Riri Williams, conosciuta nel sequel di Black Panther dove aveva abbastanza convinto. C’era parecchia curiosità, insomma, intorno a questa serie tv su un personaggio che negli ultimi anni si è guadagnato un bel po’ di spazio nei fumetti e che nella macro-cornice dell’MCU è destinato a raccogliere l’eredità maledettamente ingombrante di Iron Man. Come sono andati quindi questi primi tre episodi di Ironheart?
Siamo per ora su una sufficienza ampia. Senza grandi sussulti, ma senza nemmeno evidenti debolezze. Il racconto in queste tre prime puntate scorre a ritmo regolare. Senza picchi, se non qualcuno nella terza puntata, e senza depressioni. Gli elementi più interessanti ci arrivano dalla cornice ipertecnologica e soprattutto dalla caratterizzazione della protagonista, realizzata specialmente in relazione al suo rapporto con la defunta amica Natalie, plasmata sotto forma di IA dalla mente di Riri. E a convincere è anche il villain di turno, Hood, personaggio all’esordio nell’MCU, ma anch’esso con una fortunata esperienza su carta. Andiamo più a fondo, dunque, nell’analisi dei primi tre episodi di Ironheart, disponibili sull’applicazione di Disney+.

Riri Williams e la pesantissima eredità di Iron Man
È chiaro che leggendo Ironheart il pensiero vada immediatamente all’iconico eroe interpretato da Robert Downey Jr. Se poi vediamo armature ultratecnologiche in azione questo collegamento è ancora più semplice. Chi ha familiarità coi fumetti sa benissimo che Riri Williams è la vera erede dello scintillante uomo di ferro. Nell’MCU però l’eredità di Stark è stata raccolta più che altro da Peter Parker, con tanto di passaggio di consegne ufficiali. Come si posiziona, dunque, il rapporto tra Ironheart e Iron Man nella serie tv della Marvel?
Inizialmente questo viene volontariamente sfumato. Ci sono alcuni riferimenti, ma tutto resta un po’ vago. Poi nel terzo episodio ecco il colpo di scena: viene svelato che la vera identità di Joe è Ezekiel Stane. Il figlio di Obadiah Stane. I più antichi avventori dell’MCU ricorderanno il personaggio: il socio di Tony Stark che ha tramato alle sue spalle nel primo capitolo di Iron Man, andando poi incontro alla propria morte. Il legame insomma tra Ironheart e Iron Man si svela in un modo molto – davvero molto – interessante.
La Marvel ha optato per una via un po’ più tortuosa, ma comprensibile. Ha spogliato Riri del collegamento diretto con l’ingombrante figura di Tony Stark, permettendo così al personaggio di svilupparsi senza troppe pressioni. Allo stesso tempo ha allestito un collegamento solido tra la serie tv e il primo Iron Man tramite il ricorso a una figura dalle enormi potenziali. Un bello stratagemma, davvero, che ha alleggerito Riri Williams della pesantissima eredità di Iron Man, senza però snaturare troppo il retaggio del suo personaggio.
I protagonisti di Ironheart
Ecco, dunque, che arriviamo al punto di forza di Ironheart: i suoi protagonisti. La storia in queste prime tre puntate non ci è sembrata chissà quanto esplosiva. Soprattutto per le prime due puntate, perché la terza sale significativamente di livello in diversi passaggi. La narrazione comunque mantiene sicuramente un buon ritmo, ma come detto senza troppi sussulti. La visione scorre via in maniera regolare, un po’ anonima in alcuni passaggi, ma sempre molto godibile.
A rubare l’occhio sono invece i personaggi e le loro interazioni. In particolar modo quella tra Riri e Natalie. La serie tv sottolinea la sofferenza e il rifiuto di elaborare il trauma che segnano la protagonista, ma delinea anche la necessità di rivivere quel rapporto stroncato troppo presto. Viene in soccorso – inconsapevole – la tecnologia. Riri dà vita a una IA che assume proprie le sembianze e i ricordi di Natalie. Tra loro s’instaura un rapporto comprensibilmente complicato. Fatto di rifiuto e di anelito. Di dolore e di desiderio. Un legame davvero interessante, che detta i tempi del racconto e orienta l’evoluzione proprio di Riri.
A tal proposito, interessante è la riscrittura del personaggio, la cui raison d’être viene revisionata e ricondotta sempre a quella sparatoria traumatica. Riri ci viene presentata come una ragazza tanto geniale quanto fragile. E sono proprio queste fragilità a caratterizzarla al meglio. Le insicurezze. Gli attacchi di panico. Riri ci sembra una ragazza normalissima, il cui genio poteva farla apparire distante dallo spettatore, ma la cui fragile umanità la rende molto più vicina.
L’altro personaggio estremamente interessante è quello di Parker. In arte Hood. Anche lui come detto ha una significativa storia nella produzione a fumetti e qui lo ritroviamo avvolto dal mistero. La figura di Hood è ancora tutta da scoprire. Assieme al suo misterioso mantello. La chiusura della terza puntata è un momento di transizione fondamentale, che spingerà probabilmente Parker allo scontro con Riri. Finora Hood ci sta piacendo molto, aspettiamo di vederlo al massimo delle sue potenzialità per una valutazione più approfondita.
Restando in tema di Villain, qui ve ne proponiamo 8 che oggi sarebbero inadatti alle politiche dell’MCU

L’affascinante cornice ipertecnologica di Ironheart e le sensazioni per il futuro
Un altro elemento estremamente riuscito di Ironheart è la cornice ipertecnologica che avvolge il racconto. La Marvel in realtà non ha mai spinto troppo sotto questo aspetto. Il lavoro di Tony Stark, ma anche quelli di altri geni come Shuri in Black Panther o del Dottor Banner in vari passaggi dell’MCU sono sempre stati posti in una cornice facilmente accessibile agli spettatori. A costo di smorzare quella componente ipertecnologica che invece era parte essenziale del loro lavoro. Anche qui in Ironheart il lavoro di Riri viene presentato in una veste semplificata per chi guarda, ma viene preservata a livello visivo questa componente ipertecnologica che connatura in maniera indelebile la narrazione.
Insomma, questo è quello che ci rimane di questi primi tre episodi di Ironheart. Un racconto che parte in maniera un po’ conservativa, per salire di tono alla terza puntata. E questa è proprio quella che ci fa guardare con maggiore fiducia alla seconda parte in uscita nella prossima settimana. Se al lavoro sui personaggi verrà affiancata una costruzione narrativa convincente, potremo essere davanti a una buonissima serie tv. La Marvel però ci ha abituato a perdersi spesso sul finale, quindi evitiamo di sbilanciarci per il momento. Attendiamo le ultime tre puntate per dare un giudizio su Ironheart. Le sensazioni sono cautamente positive, ma il futuro è tutto da scoprire. Scoprite la classifica dei 10 migliori finali della storia dei film Marvel.