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Infiltrati alla Casa Bianca – La Recensione della splendida miniserie HBO

La miniserie Infiltrati alla Casa Bianca (White House Plumbers), in Italia disponibile sui canali Sky, è uno degli ultimi ambiziosi progetti targati HBO; Woody Harrelson e Justin Theroux ci guidano in un vero e proprio tuffo nella storia americana, offrendo uno sguardo approfondito sugli eventi che hanno portato allo scandalo Watergate negli anni Settanta, una delle pagine più buie della politica statunitense. Con una narrazione avvincente e un cast d’eccezione, la serie HBO riesce a catturare l’attenzione dello spettatore sin dalle prime scene, trascinandolo in un mondo di intrighi politici, corruzione e segreti dietro le porte della Casa Bianca, il tutto condito da una linea comica pungente e spesso volutamente esplicitata, proprio per rincarare la dose sull’aspetto scandalistico delle azioni dei protagonisti. La serie si interroga sul modo in cui la corruzione può affliggere un’amministrazione importante come quella del presidente degli Stati Uniti, oltre che essere un tema con cui Infiltrati alla Casa Bianca vuole far riflettere il pubblico sul lato oscuro della politica e sulla pesantezza delle conseguenze delle azioni di coloro che detengono il potere. La nostra recensione.

Il seguente articolo contiene SPOILER sulla miniserie Infiltrati alla Casa Bianca.

Un inaspettato team di “idraulici”

infiltrati alla casa bianca
Infiltrati alla Casa Bianca (640×360)

Basata su eventi reali, la serie si concentra sulle vicende dei cosiddetti “idraulici” della Casa Bianca (e sì, siamo del parere che nell’italianizzazione del titolo sarebbe stato più d’effetto come termine) ossia un team segreto, voluto dall’amministrazione Nixon e incaricato di proteggere la suddetta da possibili intercettazioni e di svolgere, a sua volta, operazioni di spionaggio illegale, ai fini di preservare la posizione del presidente in vista delle elezioni contro il Partito democratico. Attraverso una sceneggiatura ben strutturata, Infiltrati alla Casa Bianca (White House Plumbers) riesce a dipanare con cura gli intricati dettagli dell’indagine, puntando la luce sulle persone coinvolte e sulle azioni che hanno causato la scoperta degli illeciti. Il cast della serie è il giusto biglietto da visita per un progetto di questa portata: Woody Harrelson e Justin Theroux, rispettivamente nei ruoli di G. Gordon Liddy e E. Howard Hunt, offrono interpretazioni notevoli e evidentemente segnate dalla propria iniziativa; l’intensità e il loro impegno nel portare sullo schermo la complessità e la drammaticità vissuta in prima persona da questi personaggi è notevole. Al di là dei due protagonisti, il resto del cast è davvero importante: da Kim Coates a Lena Headey, passando per John Carroll Lynch, F. Murray Abraham e Steven Bauer, tutti grossi nomi che attestano l’ambiziosità del progetto. Tra gli aspetti più interessanti della miniserie HBO, attestiamo sicuramente il modo in cui vengono esplorate le motivazioni e i dilemmi morali dei personaggi coinvolti, tutti uniti da un unico scopo, ma ognuno di essi spinto da esigenze diverse.

Infiltrati alla Casa Bianca
Infiltrati alla Casa Bianca (640×360)

Ci si ritrova, dunque, a riflettere sulle implicazioni politiche e sociali degli eventi narrati, attraverso il punto di vista dei principali artefici dello scandalo, disegnati come mere pedine di una scacchiera invisibile, le cui mosse sono gestite dalle estremità di un ingranaggio che non si cura di spezzare le vite di chi decide di servirlo, preferendo, anzi, sacrificarle per restare a galla il più possibile. Il potere e la corruzione sono i due nodi principali della trama, legati tra loro da quell’ironia di fondo che sottolinea sia la drammaticità delle azioni narrate, sia la follia in cui può facilmente cadere l’animo umano di fronte alla forza dell’ambizione. La sceneggiatura di Infiltrati alla Casa Bianca è uno dei punti forti del progetto: i dialoghi sono ben scritti, taglienti e sottili, riescono immediatamente a far immergere lo spettatore in una dimensione in cui questi si ritrova a tu per tu con i colpevoli, comprendendone i pensieri e le motivazioni. La serie riesce a mantenere, tutto sommato, un ritmo incalzante lungo tutti gli episodi, entrando nel vivo della narrazione lentamente, ma non disdegnando momenti carichi di tensione e sfruttandoli anche per ampliare gli scenari familiari dei protagonisti. Un altro aspetto da sottolineare è la fedeltà storica della serie: Infiltrati alla Casa Bianca, si impegna a ricostruire gli eventi e i personaggi in modo accurato, rispettando la cronologia degli avvenimenti e mantenendo sempre evidente l’autenticità della storia. Questo contribuisce a dare una maggiore credibilità alla narrazione e permette al pubblico di immergersi ancora di più nel contesto storico senza pensare a personaggi, ruoli e dinamiche, che invece vengono rivelate un po’ alla volta.

I grandi protagonisti di Infiltrati alla Casa Bianca

Infiltrati alla Casa Bianca
Infiltrati alla Casa Bianca (640×360)

Woody Harrelson, indimenticabile interprete di Mary Hart in True Detective, e Justin Theroux, protagonista di The Leftovers, sono i due perfetti trascinatori di questo frenetico dramma politico; i due attori interpretano due ex agenti di CIA e FBI incaricati di gestire le operazioni per la “salvaguardia” di Nixon, a.k.a letteralmente violare la democrazia per gli interessi personali del presidente. Harrelson è l’ex agente della CIA E. Howard Hunt, un uomo di mezza età che vive nei patriottici ricordi di una carriera a metà, in cui ha potuto contribuire a pianificare l’invasione della Baia dei Porci per poi incolpare Kennedy, di cui potrebbe essere anche il diretto assassino (in realtà tale possibilità non viene né smentita né confermata dalla stessa HBO nei titoli di testa); nel 1967, quando viene richiamato ai servizi del presidente, Hunt lavora per una società di pubbliche relazioni, ma la sua ambizione è rimasta intatta, tanto che, in gran segreto, lavora alla stesura di romanzi di spionaggio insieme alla moglie Dorothy (Lena Headey), incaricata di battere a macchina le storie del marito. Dall’altro lato abbiamo G. Gordon Liddy, altra “mente brillante”, un ex agente dell’FBI con una personalità straripante, un uomo che crede fermamente nei propri ideali e che li vive con estrema drammaticità. Gordon, quotidianamente, indottrina la sua famiglia e coltiva una preoccupante simpatia per Hitler, di cui è solito ascoltare le registrazioni dei raduni nazisti. Insomma, due personalità decisamente colorite e contrastanti, ed è proprio il contrasto che si crea tra loro che indirizza il pubblico verso la comprensione delle motivazioni di uno dei più grandi scandali politici della storia.

Infiltrati alla Casa Bianca (640×360)

I personaggi interpretati da Harrelson e Theroux sono due macchiette rappresentanti della malsana condizione politica dei repubblicani di quegli anni. La mancanza di affinità è viziata dal forte contrasto che si crea tra i due, totalmente inadatti a collaborare in una missione di questo tipo. La forte differenza caratteriale emerge in modo particolare in una scena: dopo l’arresto degli infiltrati, i due fuggono dalla camera d’albergo in cui tentavano di captare il segnale delle microspie, ma mentre Hunt, in preda al panico, chiede aiuto addirittura a suo figlio per sbarazzarsi delle prove, Gordon avvisa sua moglie di un suo possibile prossimo arresto, invitandola a continuare a dormire e non preoccuparsene. Gordon, soprattutto, è l’esasperazione della fedeltà a ideali corrotti e contrari alla democrazia, e in quanto tale viene dipinto come un ipotetico assassino, mentre Hunt è il vigliacco, tra i due, e rappresenta quella parte dei repubblicani voltagabbana. Infiltrati alla Casa Bianca riprende una storia che al cinema era già sbarcata con l’indimenticabile Tutti gli uomini del presidente, e la riversa in cinque frenetici episodi che, al di là della critica sociopolitica, puntano a raccontare a un nuovo pubblico lo scandalo Watergate, con una comunicazione decisamente efficace, ironica e pungente.