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How to Get Away with Murder 6×11 – L’ultima grande sfida al sistema?

Annalise is back. L’ultimo episodio di How to Get Away with Murder si era chiuso con lo scacco alla regina, che come avevamo già ampiamente previsto però non era matto. Le miriadi di risorse a disposizione della Keating non si sarebbero certo esaurite con la sua cattura, che poi ha finito col rivelarsi quasi pretestuosa: falsificazione del passaporto per entrare in Messico – nient’altro – e Annalise se la cava agevolmente all’udienza preliminare. Ma come dice il giudice, ‘queste accuse potrebbero essere ben peggiori‘ e Annalise lo sa. La ritroviamo immersa nella sua prigionia mentale all’inizio della puntata, prigionia che con un inganno degno di How to Get Away with Murder nei primi frame arriviamo a pensare possa essere anche reale, fisica. Ma per adesso è solo un incubo, e ce ne accorgiamo appena la poliedrica professoressa comincia a far riferimento al prendersi cura del bambino che piange, sua ossessione irrisolta da quando tanti anni prima aveva perso il figlio che aveva in grembo.

Quel bambino adesso è proprio lei: bisognosa più che mai di prendersi cura di se stessa onde evitare di sfociare nella follia, Mrs. Keating si fa coccolare dalla mamma – mattatrice assoluta della puntata, con picco assoluto raggiunto quando mette letteralmente sotto Nate – e dall’amica Tegan, mentre ri-spolvera i guanti da stratega. Arriva a scoprire che i suoi cari studenti la hanno tradita e ne parla coi fidi Bonnie e Frank, stabilendo un action plan basato sul controllo e non su un attacco feroce: li invita a casa sua per parlare. Ma i Keating 3 residui sanno che la matrona sa, e ormai non fanno un passo senza prima concordarlo con l’FBI. Che gli dice di andarci: l’incontro del secolo s’ha da fare. Come ai vecchi tempi, tutti riuniti a casa di Annalise, ma stavolta l’aria è molto più rarefatta del solito.

How to Get Away with Murder, l’incontro tra Annalise e i Keating 3

Un rapporto, quello tra la Keating e i suoi studenti, che pur con tutte le sue storture e brutture aveva un tempo almeno una caratteristica fondamentale: era sincero. Durante quelle sedute a casa di Anna Mae ci si diceva di tutto, anche le cose peggiori. Si condivideva tutto. Ma tutto quel che c’era prima, adesso, è ridotto solo a mero esercizio teatrale. Tutte le parti in causa mentono sapendo di mentire e sapendo che anche gli altri mentono sapendo di mentire. Una farsa in piena regola, ma necessaria per prolungare la fase di stallo. Le vecchie frasi epiche un tempo avevano effettivo senso di esistere, oggi invece sono solo parte della messa in scena.

“E se non possiamo fidarci gli uni degli altri, cosa ci resta?”

Ad Annalise resta sicuramente la rabbia e la delusione per essere stata tradita dai suoi amati burattini, che ha trattato come i figli che non ha mai avuto ottenendo in cambio il più imponente dei tradimenti. Ma come le dice la stoica Bonnie, non può sorprendersi per quel che sta succedendo. Era naturale che i ragazzi scegliessero loro stessi in una situazione del genere.

I tradimenti che Annalise deve assorbire però non finiscono con quello dei Magnifici 3. Anche Nate sembra evidentemente tentare di sfuggire a questo gioco perverso in cui è finito dentro con tutte le scarpe, e Annalise ci arriva quando le viene recapitata l’accusa di incendio doloso alla sua casa. Ma non a quella di Sam, bensì quella originaria, in quella folle notte che cambiò la vita sua e di sua madre. Solo Nate aveva a disposizione gli elementi per fare una cosa del genere, al fine di ottenere un accordo.

Ma How to Get Away with Murder non è una serie che s’impernia solo sui problemi dei vivi. Ci sono anche quelli dei morti, e col solito tam-tam di flashback riusciamo finalmente a scoprire chi ha ucciso Asher. Nell’arco di soli 40 minuti gli sceneggiatori ci hanno fatto credere qualsiasi cosa: che fosse stata Bonnie, che fosse stata Annalise, soprattutto che fosse stata una rediviva Laurel Castillo. Proprio su di lei si concentra l’accusa di Gabriel, l’unico in grado di ricostruire gli eventi con una parvenza di realismo, dato che seppur sull’altro lato del pianerottolo era presente quando si è consumato l’omicidio in quella casa maledetta che vede perire o sparire chiunque decida di viverci: Rebecca, Wes, Laurel, ora Asher. Gabriel ha spiato, poi ricostruito e poi associato: è stata Laurel a uccidere l’ex studente di Annalise, ed è questo quel che dice all’FBI. Fino all’illuminazione, fino all’individuazione di quell’orecchino che fa tutta la differenza del mondo e ci svela definitivamente il primo grosso mistero di questo inizio di fine stagione.

Non è stata Laurel a uccidere Asher, bensì l’agente dell’FBI incaricato del caso. Un’agente che è collegata a filo diretto con la famiglia Castillo, che come prevedibile è la diretta responsabile della morte del ragazzo. Gabriel lo dice ai Keating 3 shockandoli, dopo che questi ultimi avevano appena visto le ultime strazianti dichiarazioni che Asher aveva lasciato per loro prima di morire. Nessuno di loro, però, sa ancora che l’inquietante donna è un agente infiltrato, e che non è stata davvero l’FBI a far fuori Millstone come sembrerebbe in apparenza, ma proprio i Castillo che si sono serviti di lei per dar vita all’ennesima tragedia della serie.

Un’evoluzione prevedibile nella misura in cui abbiamo scoperto che c’è la potente famiglia messicana dietro questo evento, resa però imprevedibile dal coinvolgimento involontario dell’FBI stessa. Ammesso che involontario sia. Perchè c’è anche questa possibilità: la donna potrebbe lavorare per Xavier Castillo e anche per l’FBI in maniera totalmente limpida e non oscura, con l’FBI che in questo caso sarebbe totalmente connivente, complice fino al midollo dell’omicidio di Asher.

Una situazione, quest’ultima, che comunque non può lasciare tranquillo nessuno e che mette tutti in pericolo. Se davvero l’FBI è coinvolta in toto nell’uccisione di Millstone, allora ogni membro della vecchia squadra potrebbe essere nel mirino. E davanti alla possibilità di venire uccisi uno dopo l’altro, la banda Keating potrebbe sotterrare l’ascia di guerra e rimettersi insieme. Per un’ultima grande sfida al sistema.

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