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Goodnight Mommy – La Recensione: un remake che rinuncia all’angoscia

Remake dell’omonimo film del 2014 di produzione austriaca, Goodnight Mommy è un horror che parte da una base solidissima ma finisce per essere un grande buco nell’acqua. Allora anche il film originale lo è stato? No, il punto è che una pellicola come Ich seh, Ich seh non aveva affatto bisogno di essere riadattata né, tantomeno, di essere così malamente piegata agli escamotage tipici delle produzioni americane nell’ambito del cinema horror.

Il film racconta di una attrice di successo (interpretata nella versione americana da Naomi Watts) che, dopo un intervento di chirurgia facciale, torna a casa dove ad attenderla ci sono i suoi due gemelli di nove anni: Elias e Lukas. Il volto della donna è irriconoscibile sotto gli strati di bende, solo gli occhi sono visibili e saranno proprio questi ultimi a rappresentare la famosa ultima goccia dell’altrettanto famoso vaso. I comportamenti della donna – scontrosi e distaccati – insospettiscono i due bambini, in special modo Elias che inizia piano piano a convincersi che quella non sia la loro vera madre. Un disegno strappato e la certezza che gli occhi della donna siano di un colore diverso rispetto a quello della loro mamma, porta i bambini a escogitare diversi piani per smascherare l’impostora e scappare via. Ma dove risiede la verità?

ATTENZIONE. La recensione che segue contiene SPOILER di Goodnight Mommy, vi consigliamo quindi di tornare a visione avvenuta.

Goodnight Mommy
Goodnight Mommy (640×360)

Il film austriaco era un lungometraggio ansiogeno, cupo e costruito sul filo della paranoia. Ma la versione di Amazon Prime Video perde per strada tutti gli elementi che avevano reso l’originale uno dei migliori horror dei suoi anni.

Quando si tratta di riadattare un film che ha avuto, ai suoi tempi, una così grande risonanza non solo tra il pubblico ma anche tra la critica, la faccenda si complica alquanto. L’adattamento in questione ha il duplice compito di non tradire la natura dell’originale ma, allo stesso tempo di distinguersi con una identità propria. Ecco, possiamo tranquillamente dire che la produzione targata Amazon Prime Video ha sbagliato tutto diventando la prova vivente di come certi progetti sia meglio lasciarli stare. Tra i tanti film horror disponibili sul catalogo Amazon Prime Video, Goodnigt Mommy è uno di quelli di cui si poteva tranquillamente fare a meno.

Il film austriaco si costruiva interamente su questo senso di tensione crescente che faceva dubitare lo spettatore di qualsiasi elemento presente sullo schermo. Lì dove un momento prima si era convinti che la madre fosse un’impostora, nel momento successivo sembravano essere i ragazzini i veri colpevoli. Fino a quel colpo di scena magistralmente costruito e girato che lasciava, alla fine del film, con sensazioni angoscianti. La vicenda si svolgeva quasi interamente all’interno della casa ponendo al centro della narrazione il rapporto morboso tra questa donna misteriosa, violenta e dura e due bambini apparentemente innocenti. Ben presto però la situazione si ribalta perché è la donna ha subire le angherie crudeli e tipicamente infantili dei due gemelli: labbra incollate, insetti e tante altre immagini disturbanti ci accompagnano fino alla fine di questo horror familiare.

Naomi Watts (640×339)

La versione americana vede Naomi Watts nei panni della “mamma” del titolo e l’attrice risulta quanto mai convincente nel tratteggiare una figura femminile ormai svuotata di qualsiasi forma di affetto. La mamma si aggira per la casa come una fantasma ma senza mai farci dubitare della sua identità, contrariamente alla madre originale austriaca. Questo è uno dei problemi dell’adattamento che, facendo leva su un horror tipicamente americano, perde la cupezza e lo stato di ansia costante che caratterizzava il primo film. I gemelli non sono più dei piccoli mostri sadici ma dei bambini spaventati che provano a difendersi. Ci sono i poliziotti del caso che non fanno nulla se non rubare screen time. C’è il caro vecchio fienile e la casa abbandonata che spezzano l’isolamento nel quale si crogiolava invece Ich seh, Ich seh.

Soprattutto la catarsi del finale va a farsi benedire con un colpo di scena telefonatissimo.

Nel film originale, il Lukas che vediamo in realtà non esiste ed è frutto di un disturbo dissociativo di Elias in seguito alla morte del gemello durante un tragico incidente in riva al lago. E non finisce qui, perché la rivelazione è accompagnata da un dialogo di tensione crescente tra la madre ed Elias, ormai fuori controllo. Se la rivelazione è la stessa, il mezzo utilizzato è francamente poco incisivo. Ancora una volta i bambini, in special modo Elias, perde quella caratterizzazione inquieta del corrispettivo austriaco lasciando spazio a un bambino in lacrime e isterico. Uno dei colpi di scena migliori dei film horror si perde all’interno di una narrazione povera e fiacca.

Un film che predilige la banalità e l’ovvio, adagiandosi pigramente su scene viste e riviste nel panorama horror americano più mainstream. Il malessere psicologico che avvolgeva Ich seh, Ich seh viene totalmente soppresso in favore di un tono più adatto alle masse. Ma se l’intento era quello allora non è stata presa in considerazione la folla inferocita di fan dell’originale che hanno assistito allo scempio di questo nuovo e non necessario Goodnight Mommy.