Lo abbiamo detto anche al momento dell’uscita di Come Uccidono le Brave Ragazze (qui la recensione): quest’estate, oltre a sopportare storie Instagram con su scritto la dolce vita, vita lenta e off, dobbiamo anche sopportare Serie Tv che ci provano ma non ci riescono. Come nel caso di Emily in Paris 4, la produzione Netflix giunta alla quarta stagione che non sembra voler scrivere la parola fine al suo stucchevole trash. Dopo la deludente Come Uccidono le Brave Ragazze, adesso la noia porta i tacchi a spillo e un Iphone perennemente tra le mani con i glitter e borsette fosforescenti. Giunti al nuovo capitolo della Serie Tv con Lily Collins, non abbiamo più troppi dubbi: mettete fine a questa condanna. Aiutateci a vedere la luce.
Letteralmente dalla prima stagione, ogni cosa si ripete mettendo in moto sempre i soliti espedienti. I soliti intrecci amorosi creati dalla protagonista, lo chef Gabriel e qualsiasi altra\o ragazza o ragazzo che riescano a sollecitare la loro attenzione che, spoiler, dura sempre più o meno due o tre minuti. Perché i personaggi di Emily in Paris 4 sono sempre gli stessi fin dalla prima stagione. Immaturi, l’esatto opposto della definizione di svegli, colmi di cliché e talmente retorici che non basterebbe un proverbio qualsiasi per descrivere il loro vuoto.
Poi sì, certo: chi siamo noi per non desiderare la stessa vita di Emily? Nessuno. Assolutamente nessuno. Zero pensieri, se non come rovinare outfit di tutto rispetto con dettagli illegali anche per i più estrosi, Gabriel e la sua ex. Perché questa storia, oramai priva di qualsiasi forma di vita autonoma, non è riuscita a garantire nulla di più di quel che già sappiamo. Dalla prima puntata del primo capitolo ci continuano a ripetere che il cielo è blu, e da quel momento – a ogni stagione – sembrano continuare a dirci qualcosa come Lo vedete che il cielo è blu? Ecco cosa è Emily in Paris 4.
Retorica, priva di contenuto e goffa perfino nelle gag: Emily in Paris 4 è un buco nella Senna nell’acqua
Lo sappiamo: oramai, dopo tutto questo tempo, sconvolgerci per le scelte narrative e i dialoghi che ascoltiamo è fuori moda. Emily direbbe che è troppo vintage. Ma non scherziamo quando vi diciamo che siamo letteralmente saltati dalla sedia quando il nostro schermo ha sputato fuori la frase: Ma noi saremo sempre ami. Il mio francese fa schifo. Ma anche io so che ami significa amici. La seguente frase è stata utilizzata da un luminare a caso che stava mollando Emily, e con cui lei stava poi chissà per quale ragione. Forse perché nella città dell’amore è bene tenersi sempre accanto qualcuno con cui passeggiare di fronte alla Tour Eiffel per stare al passo. Insomma, non è chiaro e non vogliamo saperlo, ma siamo certi che ci si può lasciare anche con mezzi migliori di queste frasi.
Ma d’altronde oramai bisogna farci il callo. E noi lo abbiamo fatto, accettando che quella frase, quell’incipit, fosse in realtà solo l’inizio di una quarta stagione che aveva in serbo per noi cose ben peggiori. Come la sua trama stessa, la copia di mille riassunti già visti nelle precedenti tre stagioni. Ancora una volta Emily e Gabriel, un amore impossibile (non è chiaro perché) che poi diventa possibile totalmente a caso dopo una festa in maschera. Ma attenzione, amici: potevano i Romeo e Giulietta di Parigi non avere un intralcio?
Ed eccoci qui, con Camille che scappa chissà dove ed Emily che diventa una detective con lo zoom dell’Iphone al posto della lente d’ingrandimento. Incinta del suo ex Gabriel, Camille continua la sua relazione d’amore con l’altra, per poi mettere fine alla storia e scoprire di non aver mai aspettato un bambino. Il tutto coadiuvato da un Ma non dirlo subito a Gabriel. Come se informare la gente di non aspettare alcuna creatura non fosse necessario. E Gabriel, lì, che accetta di vivere insieme alla sua ex e alla sua fidanzata nello stesso condominio in cui abita Emily. Ovviamente, dopo aver ospitato a casa le due per una quantità di tempo indefinito.
Ma non ci stupiamo neanche di questo. Non crediamo abbia capito. E’ dalla prima stagione che il nostro chef francese mantiene lo stesso sguardo. Non crediamo sia effettivamente partecipe alle dinamiche sentimentali che gli accadono attorno. Come quella bambina del meme che sorride mentre tutto intorno brucia, Gabriel si prepara un dolce mentre intanto Emily e Camille complottano sul come farsi fuori a vicenda (per uno che ha sempre la stessa espressione).
E va bene. Va bene anche questo. Ma non va bene che, dopo l’intera prima parte di stagione passata in mezzo a queste strategie e sparizioni, assistiamo a una scena finale che ci fa invocare l’aiuto di Filippo Bisciglia. Gabriel, inconsapevole del complotto della sua ex e attuale fidanzata, abbraccia entrambe in un’unica stretta raccontando la sua felicità. Insomma, Gabriel, non bisogna essere esperti di fisica quantistica per sapere che un’ex fidanzata e una fidanzata preferirebbero andare dall’altra parte del mondo a piedi piuttosto che stare due secondi in uno stesso abbraccio.
Imbarazzante. E’ stato tutto tanto, troppo imbarazzante. Dialoghi privi di un senso effettivo e delle gag che cercano di essere divertenti e che invece invocano quella brutta parola chiamata cringe. Non amiamo utilizzarla, ma non esiste un altro modo per riassumere quel che abbiamo visto fin da quando siamo arrivati alla partita di Tennis. E il tutto cadendo scena dopo scena nella prevedibilità di una Serie Tv che non si accontenta di fare della retorica, ma che decide addirittura di dividerla in due parti, prolungando così l’agonia.
Non c’è niente da metabolizzare. Tutto scorre in modo confusionario scena dopo scena, come se fossero perennemente di fretta. La necessità di dividere questa stagione in due parti era assente all’appello. Ma lo sappiamo: è la tendenza del momento, ed Emily in Paris 4 non poteva essere fuori moda. Peccato, però, che qualcuno dovrà avvisarla: la sua quarta stagione è out. Au Revoir.