ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul cartone animato Pixar Elio

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Dopo il sequel di Inside Out dello scorso anno (di cui qui potete leggere la nostra recensione), la Pixar ha fatto ritorno al cinema con un progetto nuovissimo. Elio ci racconta la storia di un giovane che, dopo aver perso i genitori, si trova a dover vivere con la zia che lavora in una base NASA e, rimasto estremamente affascinato dall’ipotesi che esista vita oltre la Terra, prova in tutti i modi a mettersi in contatto con gli alieni. Chiaramente ci riesce, e si troverà a vivere un’esperienza che lo cambierà per sempre.
Siamo di fronte a una classicissima storia di formazione della Disney. In salsa stellare però. Il che connatura indelebilmente il racconto. Elio è tutto sommato un buonissimo film. Arrivato senza troppi proclami, l’ultimo lavoro della Pixar ha raccolto recensioni complessivamente positive e noi sentiamo di unirci a questo giudizio. Non siamo sicuramente ai livelli dei migliori titoli della divisione della Disney. Però siamo di fronte a un prodotto molto godibile, dotato di un sottotesto davvero interessante. E proprio da questo partiamo nella nostra recensione di Elio.

La solitudine e l’incomunicabilità: i due poli concettuali di Elio
Il film della Pixar ruota attorno a due temi fondamentali: la solitudine e l’incomunicabilità. Dopo la morte dei suoi genitori, Elio si è trovato solo al mondo. Questa sua sofferenza gli ha generato un fortissimo bisogno di evasione, concretizzato nella sua ossessione per gli alieni. La solitudine di Elio è però la stessa che prova sua zia Olga, travolta anche lei dalla responsabilità di crescere un bambino di appena undici anni, sacrificando così la vita che aveva pianificato di vivere. L’incontro di queste due solitudini crea dapprima un’incomunicabilità devastante, che porta a una pesante spaccatura tra i due.
Olga non trova la chiave per comunicare col nipote. Nonostante gli evidenti sforzi non scalfisce il mondo di Elio, sempre più lontano dalla Terra e avvolto tra le stelle. Allo stesso modo però il bambino non riesce a capire sua zia. Non comprende i confini dell’amore che la donna prova per lui. Il sacrificio che lei ha fatto in nome di quell’amore. Lo scontro di solitudini diventa però progressivamente una simbiosi quando entrambi riescono a capire di non aver veramente compreso l’altro. E chiaramente se ne accorgono nel momento di massima solitudine reciproca.
Tutti si sentono soli in Elio. Anche l’alieno Glordon, perfetto alter ego del protagonista. Pure lui si sente solo e incompreso da un padre che invece è disposto a tutto per lui. Fatica solo a dimostrarlo. Tutte queste solitudini nel film della Pixar si risolvono con l’incontro reciproco. La morale in questo caso è che la solitudine va affrontata. Non c’è evasione che tenga. E tutto ciò fa parte del processo di crescita. Il focus del romanzo di formazione sta proprio in questa necessità di sconfiggere la solitudine abbracciando la stessa solitudine di qualcun altro. In questo modo non si è più soli. O per lo meno lo si è in compagnia.
La ricerca identitaria come viaggio di formazione
Alla solitudine e all’incomunicabilità si accompagna un altro tema che rappresenta una sorta di condensazione dei primi due: la ricerca di se stessi. L’ossessione che Elio sviluppa per gli alieni non è solo bisogno di evasione, ma è anche ricerca di se. Il bambino si sente solo ed estraniato dal contesto in cui vive. È alla ricerca di un mondo che lo comprenda e che magari possa restituirgli ciò che il suo mondo gli ha tolto. Questo voler a tutti i costi scovare un altro universo è soprattutto un modo per elaborare il trauma della morte dei genitori.
Se questo mondo è stato così crudele, allora sarebbe meglio trovarne un altro. Se qui nessuno lo vuole, magari da qualche altra parte può essere accettato. Sono questi i pensieri che nascono dalla solitudine di Elio e che lo guidano nella sua avventura spaziale. La ricerca del bambino culmina in Glordon, come detto il suo perfetto contraltare. Con questa amicizia, in fondo Elio trova se stesso tra gli alieni. Incontra una solitudine uguale alla sua. La abbraccia e così capisce di non essere più solo.
Il legame che si sviluppa tra i due giovani protagonisti contiene in se anche una parvenza di critica sociale. È il diverso in molti casi a completarci. Elio trova il suo io tramite una creatura aliena. Riconosce in Glordon il suo stesso dolore. Si vede per la prima volta e alla luce di questa nuova consapevolezza riscopre anche tutto ciò che aveva deliberatamente ignorato. L’amore di sua zia, ad esempio. Quella casa accogliente in un mondo che sicuramente è stato crudele, ma che può dargli ancora tanto calore. L’incontro con l’estraneo, l’alieno da se, è la principale riscoperta del proprio io.

Lo spettacolare mondo alieno di Elio
Un plauso va infine alla costruzione del mondo alieno in Elio. A livello tecnico siamo alla solita eccellenza. La Pixar è maestra nel confezionare ambienti incredibili e anche questa volta il lavoro colpisce nel segno. Ci piace tutto dell’estetica di Elio. Dal mondo alieno alle creature. Allo stesso tempo questo contesto fa da cornice a una storia davvero solida, che raramente perde la propria verve e che mantiene il proprio ritmo dall’inizio alla fine.
Un po’ più debole risulta invece il lato emotivo del film. Parliamoci chiaro, lo standard di riferimento in questo caso è il resto della produzione Pixar. Quindi uno standard altissimo. Elio sa sicuramente emozionarci e farci commuovere. Tuttavia non si raggiungono quei picchi che lo studio di animazione ha dimostrato a più riprese di saper raggiungere. Elio non ci scuote dall’interno come hanno saputo fare altri titoli Pixar (qui trovate i migliori titoli dello studio). Conseguenza probabilmente della presenza di un protagonista un po’ monodimensionale, che sicuramente cresce e apprende, ma che non risulta così profondo emotivamente. Però siamo comunque davanti a una storia dal buon impatto emotivo. Non travolgente come ci si può aspettare da un film Pixar. Tutto qui.
Tirando le somme, dunque, Elio si porta a casa una più che ampia sufficienza. Eccellente sotto il profilo tecnico. Buono nella narrazione. Denso sotto il profilo concettuale. La Pixar difficilmente tradisce e anche in questo caso ci regala una prova solidissima. È chiaro poi che da una firma così prestigiosa ci si aspetta sempre qualcosa in più. E sicuramente Elio non si avvicina alle vette della prestigiosa produzione Pixar (a proposito, sapevate che esiste una versione Pixar di Breaking Bad realizzata da un fan?). Però è un film che merita di essere visto. Tanto dai più piccoli quanto pure dai grandi.