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Doctor Who 11×05 – Non bisogna mai perdere la speranza

Attenzione! Se non avete visto la 11×05 di Doctor Who troverete degli spoiler!

Che impressione avreste se dopo aver deciso di diventare compagni di viaggio di una donna un po’ strana finiste coinvolti nell’esplosione di una mina? E magari subito dopo vi trovaste intrappolati in una nave destinata a essere distrutta? È un po’ quel che è successo a Graham, Yaz e Ryan nell’ultimo episodio di Doctor Who.

Alla fine dello scorso episodio, dopo essersi ritrovati a seguirla loro malgrado in un’avventura dopo l’altra, i tre hanno deciso di continuare a viaggiare insieme al Dottore. Dai discorsi che fanno all’inizio di questa puntata capiamo che questo non è il loro primo viaggio da quel momento, ma sicuramente è il primo a cui assistiamo. Il Dottore e i suoi compagni rimangono quindi coinvolti nell’esplosione di una mina sonica e finiscono in una nave ospedaliera Tsuranga.

In preda ai postumi dell’esplosione il Dottore cerca freneticamente una via d’uscita per poter recuperare il TARDIS rimasto indietro. Scopre però non solo che ormai la nave è ripartita, mettendo una considerevole distanza tra lei e la sua cabina blu, ma che una via d’uscita non c’è. Non potranno abbandonare la nave Tsuranga finché questa non sarà giunta a destinazione e avrà portato in salvo tutti i pazienti a bordo. La situazione si complica ulteriormente quando l’ospedale si trova sotto attacco e rischia di essere distrutto.

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In questo episodio di Doctor Who ci troviamo in una situazione apparentemente senza speranza.

Il titolo di questa puntata era un avviso. Con conunrdum infatti si allude a un enigma, un dilemma o a un’intricata situazione di stallo. Tutte queste diverse accezioni del termine saranno descrittive di una o più parti della trama, talvolta singolarmente talvolta insieme. La parte iniziale dell’episodio può rappresentare l’enigma. Il Dottore e i suoi amici si trovano in un luogo che non conoscono. Vagano quindi come in un labirinto, alla ricerca di una via d’uscita che, come scopriranno, non c’è.

Ma questo è, appunto, appena l’inizio. Il Dottore apprende che non c’è modo di uscire finché la nave non sarà atterrata e che non si può farla tornare indietro per la sicurezza dei pazienti a bordo. Allora il vero problema fa la sua apparizione: qualcosa fa breccia nelle barriere di protezione della nave, uno P’ting. Questa creatura estremamente pericolosa inizia a divorare la nave Tsuranga dall’interno, mettendo a rischio la vita di tutti i pazienti. Non è però l’unica minaccia.

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I sistemi della nave hanno rilevato la presenza dello P’ting, inviando il segnale a Reesus One, una sorta di quartier generale a cui fanno capo le navi Tsuranga. Se l’equipaggio confermasse la minaccia, da Reesus One partirebbe l’ordine di evacuazione. Non potendo evacuare – lo P’ting ha sganciato entrambe le capsule di salvataggio – rimarrebbe un’unica opzione obbligatoria: la distruzione della nave.

Qualunque cosa facciano, il Dottore, i suoi compagni e i passeggeri della nave sono destinati a morte certa.

È in questa situazione disperata che il Dottore dà un grande esempio. Non bisogna mai darsi per vinti. Anche quando sembra che non ci sia una soluzione, quando non c’è la minima speranza, bisogna perseverare. Basta usare l’immaginazione, chiedersi quale sia il problema e cosa si potrebbe fare per risolverlo. Le speranze sono veramente perdute solo quando si smette di provare a risolvere i problemi. Non è la prima volta che Doctor Who ci trasmette questo messaggio, e certamente non sarà l’ultima.

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Il Dottore si adopera dunque per trovare una soluzione, improvvisando ed elaborando un piano d’azione mano a mano. Tutti sulla nave danno il proprio contributo per risolvere la situazione, fino a che si riesce a scacciare lo P’ting – che somiglia sospettosamente a uno Stitch in CGI – e a riportare la calma sulla nave. Nel percorso qualcuno ha perso la vita, come una pilota gravemente malata che si è sacrificata per portare in salvo la nave. Un’altra vita però è nata, grazie anche all’aiuto di Graham e Ryan. Un neonato che rappresenta la speranza che si può trovare anche nei momenti più bui.

Questo episodio di Doctor Who non è stato male. Ma forse, a questo punto della stagione, ci aspettavamo altro.

Questa era ormai la quinta puntata, il che vuol dire che siamo più o meno a metà stagione e fino a ora abbiamo avuto solamente episodi a se stanti. Nel corso del secondo episodio ci era stata promessa, seppur solo indirettamente, una trama orizzontale. Eppure, da quel momento, non vi è stato più il minimo accenno agli Stenza, né al Timeless Child, né a qualunque altra cosa che possa suggerire uno sviluppo orizzontale.

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È possibile che Chibnall stia riservando questo tipo di sviluppi alla seconda metà della stagione, privilegiando in questa prima parte l’evoluzione dei companion, che stiamo conoscendo pian piano, e del Dottore stesso. Così si corre però il rischio di comprimere troppo quello che dovrebbe essere l’arco narrativo, di trattarlo in maniera affrettata per farlo rientrare nella fine della stagione. Non che mi aspetti un errore del genere da Doctor Who o da Chris Chibnall, ma il timore c’è. Specialmente per una serie amata come questa.

Con questi dubbi in mente attendiamo il prossimo episodio, che sembra sarà di carattere storico un po’ come quello dedicato a Rosa Parks. Ma non abbattiamoci e continuiamo a sperare!

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