Debutta in prima serata su Rai 1 alle 21:00 del 21 dicembre (con successivo rilascio su Rai Play) la nuova docufiction Arnoldo Mondadori – I libri per cambiare il mondo, produzione Anele in collaborazione con Raifiction di novanta minuti che esplora la vita dell’omonimo storico editore, una delle figure cardine della storia del ‘900 italiano. Prodotta da Gloria Giorgianni e diretta da Francesco Miccichè, la docu-fiction in questione vede Michele Placido nel ruolo del protagonista mentre, tra gli altri membri del cast, troviamo Valeria Cavalli che interpreta Andreina Monicelli, moglie di Arnoldo Mondadori, Brenno Placido (figlio di Michele Placido) nel ruolo della versione più giovane del protagonista e Flavio Parenti nelle vesti di Alberto Mondadori, uno dei figli del grande editore milanese.
Ecco la nostra recensione del docufilm di Rai 1.
Un progetto molto sentito che cerca di unire spettacolo e didattica e di trasmettere al grande pubblico l’importanza dell’opera di Mondadori, che, ai suoi tempi, rivoluzionò il modo di portare la cultura e la letteratura nelle case di tutti gli italiani e che fu un importante pilastro nell’epoca della ricostruzione dopo i drammi della Seconda Guerra Mondiale. Attraverso un processo volto ad avvicinare le masse a qualcosa che fino ad allora era stato visto come un lusso da riservare solo agli intellettuali, l’uomo infatti realizzò una vera e propria rivoluzione culturale volta a combattere l’analfabetismo del paese. Raccontando la storia di Arnoldo, dalle umili origini nei primi del ‘900 fino ai definitivi successi del periodo del Boom economico, il film riesce a restituire una visione che coniuga elementi tipici della fiction con altri che si rifanno strettamente agli stilemi di un documentario.
Da un lato una narrazione che si concentra non solo sugli eventi cardine della storia dell’editore, ma anche sui legami della sua vita privata e sulla sua visione del mondo e su cosa fare per cambiarlo. Dall’altro, le testimonianze di coloro che lo hanno veramente conosciuto, dai nipoti ad alcuni storici collaboratori, accanto al commento di scrittori e critici letterari, nonché di filmati di repertorio e di interviste in cui l’uomo illustra la sua poetica.
“Il compito dell’editore è quello di creare un mondo migliore“
Arnoldo Mondadori
Arnoldo Mondadori ha un sogno: fare in modo che nessun bambino debba essere costretto a rinunciare ad andare a scuola e alla propria istruzione per lavorare, come successo a lui a soli dieci anni.
Un sogno che viene portato avanti per tutta la sua vita e a cui l’uomo dedica tutto se stesso, anche a discapito di alcuni rapporti familiari e che deriva dall’esperienza di deprivazione culturale che ha segnato la sua infanzia. Il film, grazie alla sceneggiatura di Salvatore De Mola e alle interviste documentaristiche, indaga in particolare sul complesso legame intercorrente tra Arnoldo e suo figlio Alberto, appassionato come il padre, ma mosso da un’indole e una sensibilità diverse che non gli fanno sempre ben digerire i propositi di Arnoldo, che sceglie di allontanarsi da un pubblico composto solo di lettori intellettuali per abbracciare una platea più composita e popolare.
Mossi da un background culturale agli antipodi, i due Mondadori rappresentano due facce diverse della stessa medaglia: legati, ma incapaci di guardare nella medesima direzione. Alberto, infatti, che non ha mai dovuto vivere in situazioni di povertà e precarietà, non riesce a cogliere l’esigenza del padre di puntare alla grandi masse, avvalendosi anche della letteratura di evasione, dai libri gialli ai fumetti di Topolino, non riuscendo mai a staccarsi da un tipo di visione intellettuale e indipendente. Mondadori figlio dovrà pertanto trovare la propria personale strada, senza seguire un percorso già tracciato per lui.
Michele Placido e Flavio Parenti hanno dato davvero il loro meglio, portando in scena sequenze che ben si dimostrano funzionali a raccontare il difficile rapporto tra i due, ma che, al contempo, celano tanto affetto e stima reciproca. Nel docufilm recuperabile su Rai Play, a spiccare particolarmente, senza troppe sorprese è certamente la performance di Michele Placido, che nella sua interpretazione ha riversato molto del proprio vissuto, grazie alla sua esperienza nel teatro, scegliendo di dare un tocco personale al personaggio più che puntare a un’interpretazione mimetica dell’editore. Tuttavia, anche il resto del cast risulta convincente e in parte, da Valeria Cavalli, che ben incarna Andreina Monicelli, donna in grado di provocare quando necessario l’animo del marito, fino a Brenno Placido, seppur in un risicato minutaggio, passando per il giovanissimo Luca Morello che interpreta il protagonista da bambino.
La regia di Micciché è convincente e dai toni delicati, capace di ornare un tipo di narrazione che rischiava di risultare eccessivamente didascalica con l’aggiunta di alcune sequenze dal tono quasi onirico, e ben si lega con il montaggio alternato delle parti narrative con quelle più prettamente documentaristiche. Esse infatti forniscono delle interpretazioni alle immagini viste su schermo: curiosità, approfondimenti, opinioni sul suo operato… La figura dell’editore viene sviscerata in tutte le sue sfumature. E, sebbene il film indugi soprattutto sulla straordinarietà della sua figura e sulle sue vittorie da self made man, anche i lati meno positivi del personaggio hanno modo di vedere la luce, cosa che evita alla pellicola di ricadere in una lettura quasi agiografica: l’uomo viene infatti dipinto come un uomo testardo e incapace di scendere a compromessi che mette la propria azienda sopra a tutto il resto.
“Noi vogliamo che il libro sia ovunque, ad ogni angolo di strada, ad ogni passo. Ovunque ci sia una persona, che il libro sia presente.”
Nonostante la pellicola non taccia i difetti del protagonista, è tuttavia innegabile che essa ci tenga a esalare soprattutto i grandi pregi dell’editore: un uomo concreto e carismatico, capace di veicolare benissimo quanto desidera comunicare e di persuadere gli altri a credere nei suoi progetti, dai grandi scrittori che riesce a pubblicare fino agli operai che all’inizio della pellicola ne questionano l’operato durante il ventennio fascista. Arnoldo Mondadori viene infatti presentato come un individuo che si è meritato tutto il successo ottenuto, con una precisa visione del mondo e capace di coniugare due aspetti che, scioccamente, spesso vengono visti come elementi da tenere rigorosamente separati: la cultura e l’imprenditorialità.
Senza sacrificare mai la qualità dei libri che la casa editrice scelse di pubblicare, la pellicola ci mostra che, come ogni altra cosa, anche la cultura, per trovare una propria capillare diffusione deve essere “venduta al giusto prezzo“. Dalle popolari collane dei Gialli a quella di Medusa, dagli accordi con Walt Disney all’idea di una rivista come Epoca fino all’idea della creazione dei tanto famosi Oscar Mondadori, apice del suo operato, l’uomo dimostra un incredibile senso degli affari che gli ha permesso di avere ragione anche quando gli altri lo consideravano solo un folle.
Arnoldo Mondadori – I libri per cambiare il mondo costituisce un interessante approfondimento su un uomo e il suo sogno, l’omaggio a una figura che ha fortemente inciso sulla storia d’Italia, un prodotto ben confezionato e recitato, che risulta piacevolmente scorrevole pur senza poter contare, per ovvie ragioni, su una narrazione particolarmente avvincente e che restituisce le giuste atmosfere grazie a una gran cura per costumi, scenografie e ambientazioni. Un’operazione che costituisce il giusto compromesso tra spettacolo e didattica e che speriamo possa essere visionato da più spettatori possibili cosicché la Rai possa scegliere di tornare a dedicarsi a simili biopic su altri straordinari protagonisti dell’editoria italiana.