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13 Reasons Why torna con molti interrogativi

Ritorna a far sentire la sua voce la Serie Tv rivelazione targata Netflix. Sono passati cinque mesi da quando Hannah Baker si è suicidata e il suo spettro continua a tormentare le vite di tutti coloro che sono stati marchiati dalla sua confessione. In questa Première 13 Reasons Why aggiunge nuove domande al suo prodotto e lega lo spettatore all’inizio di una nuova (presunta) tragica avventura.

“È tutto diverso adesso”

La vita sembra scorrere di nuovo con un’apparente tranquillità nella cittadina americana. Eppure un suicidio in età adolescenziale non svanirà mai del tutto dai ricordi delle persone che, in un modo o nell’altro, ne sono rimaste coinvolte. Il primo aspetto evidenziato è proprio questo. I ragazzi, convinti del patteggiamento dei genitori della Baker, tentano disperatamente di lasciarsi il passato alle spalle, sopratutto Clay.

Tuttavia il cambio di marcia improvviso della famiglia Baker toglie dal volto dei ragazzi quel velo di flebile illusione in modo da farli ricadere nel baratro della più profonda e tragica delle consapevolezze: la morte di una ragazza sulla propria coscienza. Sebbene tutto sembri essere tornato come prima, ogni cosa, anche la più piccola, è in realtà diversa. Ogni situazione e ogni rapporto sociale è un muro da scavalcare con alle spalle paure e dubbi.

Il processo per la morte di Hannah Baker inizia con queste premesse molto forti: nulla è finito, ma tutto è appena cominciato. A turno, i ragazzi protagonisti dei tragicamente famosi tredici nastri dovranno confessare in tribunale ogni reale rapporto avuto con la Baker. Così 13 Reasons Why teletrasporta fin dal principio lo spettatore nella trainante angoscia di una storia senza fine con ulteriori spunti di riflessione lasciati in sospeso. Difatti, se nella prima stagione avevamo un plot governato da una presa di coscienza e delle reazioni a caldo dei protagonisti, questa volta abbiamo un nuovo intreccio incentrato sulle conseguenze reali di ogni gesto.

“Tu non sai tutto quello che ho fatto, Clay”

Con queste parole, Tony si confessa al nostro protagonista con uno sguardo triste e preoccupato. Nello specifico si confessa allo spettatore, spostando il focus su ogni aspetto oscuro delle persone coinvolte nella prima stagione. Il punto in questione, in questa seconda stagione di 13 Reasons Why, è l’analisi di una realtà fortemente inquinata e soggettiva che sporca ogni possibile avvenimento cambiando di fatto le carte in tavola.

Nella 2×01 ci viene presentato questo spunto di riflessione non solo da Tony ma, in svariati momenti chiave, da gran parte dei ragazzi coinvolti. In particolare la puntata è incentrata sulla prima delle tredici confessioni: Il rapporto tra Tyler (il fotografo della scuola) e Hannah Baker. Difatti durante il processo verranno alla luce elementi oscuri rispetto alla prima versione del racconto presentataci dalla Baker.

La ragazza, sebbene in un contesto fortemente diverso, avrebbe avuto piacere nel farsi fotografare. Inoltre nel suo privato avrebbe mandato a uno sconosciuto le sue foto intime nonostante nel pubblico si lamentasse della divulgazione della foto al parco con Justin.

“Nessuno è semplicemente una vittima, le colpe non stanno mai da una parte sola”

Arriviamo quindi al punto più importante dell’intero plot. Quello che molti spettatori di certo si sarebbero aspettati fin dalla prima stagione ma per cui sono rimasti delusi. La giusta riflessione su ciò che è oggettivamente giusto o sbagliato. Di fatto si percepisce che nulla è oggettivo e nella dinamica del suicidio senz’altro la vittima ha avuto le sue relative e concrete colpe. Non esistono linee di demarcazioni nette nei rapporti sociali. Il bianco e il nero rappresentano due facce della stessa medaglia, che si influenzano a vicenda. Il primo approccio inquieta e incuriosisce lo spettatore, esortandolo a ulteriori riflessione sul tema.

Inoltre 13 Reasons Why introduce adesso nuovi elementi visivi. L’episodio dal nome “la prima polaroid” mostra allo spettatore il ritrovamento di uno scatto con dietro la scritta: “Hannah Baker non è stata l’unica”. Cosa rappresenta quella foto? Se altre persone si sono tolte la vita, le domande possono essere molteplici. Le polaroid rappresentano il nuovo elemento visivo dallo stampo vintage utilizzato in quanto pretesto per raccontare un’ulteriore storia. Ma quante sono queste fotografie e che ruolo avranno? Parliamo presumibilmente di una manciata di scatti che man mano riveleranno frammenti di storia.

L’accento continua a essere molto marcato su uno dei temi portanti della prima stagione. Parliamo dei pesi e delle misure che diamo ai nostri gesti e alle nostre parole. Parliamo delle nostre “innocue” ironie verso il prossimo. Questa volta la tragica protagonista di bullismo non è uno spettro bensì Jessica, una delle tredici persone presenti nei nastri. La ragazza abusata sessualmente viene derisa dalla scuola tramite gesti anche molto forti.

È interessante notare come la realtà possa mutare a seconda di ciò a cui decidiamo di credere. Due differenti versioni, due differenti storie. Per lo spettatore a questo punto la domanda risulta chiara: chi è il boia e chi la vittima? Quest’ultima senz’altro Jessica, verrebbe da pensare. Eppure la superficialità tipica del mondo adolescenziale amalgamata a un perfetto racconto autoreferenziale può rendere il boia la vittima e viceversa agli occhi di chi non era presente.

“Potevo impedirlo… impedire cosa?”

In questa Première di 13 Reasons Why gli elementi narrativi interessanti e potenzialmente buoni sono molti. Mentre nella prima stagione la faceva da padrona il senso di colpa, qui sembra evaporare verso un ulteriore punto di vista. Ne abbiamo una concreta espressione in Alex e nel suo mancato suicidio. Il primo reale colpo di scena è proprio lui che fallisce dove Hannah è riuscita. Dal suo fallimento nascerà un nuovo approccio al rapporto con la vicenda della Baker. A causa del trauma subito, Alex sembra aver perso la memoria di tutto ciò che è successo e del suo coinvolgimento nel suicidio della ragazza.

Le sue colpe sembrano scomparire e rileggendo la sua lettera d’addio comincia una riflessione sulle parole da lui stesso scritte prima dell’avventato gesto. Cosa davvero poteva impedire Alex? Forse davvero non aveva colpe. Forse davvero è stata solo una decisione di Anna Baker uccidersi e il macigno che il ragazzo si portava sulle spalle deve finalmente essere abbandonato. La mancanza di un coinvolgimento consapevole può far riflettere con fredda lucidità nei confronti della situazione in esame.

In conclusione la “prima polaroid” di 13 Reasons Why comincia da subito a puntare su svariati nuovi elementi e punti di vista. Le basi per una buona seconda stagione sono concrete e intriganti. La nuova stagione non sembra differire molto dall’impostazione narrativa precedente riproponendo una narrazione poco scorrevole. Inoltre, anche in questo caso, la Première svolge un ruolo preponderante di introduzione. Nella speranza che lo show decolli con la giusta grinta, la Première si pone come un buono (ma non ottimo) anello di congiunzione tra le due stagioni.

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