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Peaky Blinders 6×06, la recensione: per ordine di Thomas Shelby

La sesta ed ultima stagione di Peaky Blinders è giunta al termine. Un ultimo capitolo che ci ha portato, più di ogni altro, dentro la mente di Thomas Shelby, facendoci familiarizzare con il suo dramma, quello di un uomo solo, vittima del peso delle sue responsabilità. La nostra recensione dell’ultimo episodio.

ATTENZIONE: il seguente articolo contiene grossi SPOILER sull’ultima stagione di Peaky Blinders.

La quiete e la tempesta

peaky blinders

L’ultima puntata di Peaky Blinders pare fin da subito essere una sorta di prova generale per il tanto vociferato film al quale Steven Knight starebbe lavorando, per portare la storia della più famosa gang di Birmingham sul grande schermo. L’episodio dura, infatti, più di un’ora. Si apre silenziosamente, con quella che è a tutti gli effetti la tipica marcia che precede una battaglia conclusiva, risolutiva. Mentre a Boston Michael esce di prigione e si prepara a vendicarsi del cugino, in quel di Small Heath, Tommy prepara i suoi al conflitto e risolve l’intrigo legato al futuro del suo matrimonio. Lizzie fa le valige, tra le lacrime, appellandosi all’ennesimo tradimento ed al fatto che questo sia avvenuto così poco tempo dopo la morte di Ruby (abbiamo analizzato più a fondo la situazione tra Lizzie e Thomas qui). Successivamente il boss incontra i suoi soldati al Garrison, avvisandoli della sua partenza e affidandogli l’incarico di andare a svuotare la sua residenza, concedendo loro una festa all’interno, perché ha in mente di polverizzare quel posto al suo ritorno dal Canada, chiudendo per sempre con quella parte della sua vita. In realtà anche questa arringa fa parte di un piano ben calibrato, in quanto Arthur annuncia, di fronte alla spia Billy, che mentre i ragazzi compieranno questa missione lui si troverà nello stesso Garrison per celebrare il suo anniversario di matrimonio, lanciando un’evidente esca. Arthur però, ha anche scoperto di Thomas, della sua malattia (è l’unico a saperlo), ed ha un confronto con lui nel suo ufficio, regalando al pubblico una scena da pelle d’oca, in un triste quanto forzato addio tra i due fratelli.

A Small Heath la vendetta spetta ai Peaky Blinders

Peaky Blinders

Nella gelida e vuota villa di Thomas si consuma l’omicidio di Billy, presto scoperto come collaboratore di Nelson. A premere il grilletto è Duke, dopo aver spronato Finn a farlo al suo posto, rivelando così il “grande piano” che suo padre aveva in programma per lui. Finn minaccia vendetta, ma in questo modo si rinnovano le gerarchie dei Peaky Blinders, con l’ascesa di un personaggio più credibile e più simile a Thomas, rispetto (forse) a chiunque altro. Al Garrison Arthur attende il suo destino, che bussa alla porta nei panni del famigerato Capitano Swing, colei che fu artefice e rivelatrice della morte di Polly. I Peaky Blinders, ovviamente, avevano predetto tutto, persino il contrattacco del cecchino, ed infatti prevalgono in una silenziosa caccia al nemico che si consuma tra le tenebrose vie di Small Heath, con un confronto finale tra Arthur e la McKee, che si conclude con un proiettile dritto al cuore della donna e la pronta risposta all’allusione sul fatto che la vendetta spetti solo al Signore: no, non a Small Heath. E mentre il braccio dei Peaky Blinders compie la vendetta, con l’appoggio dei fedelissimi Jeremiah e Charlie Strong, dedica un ultimo tributo alla compianta zia, che dall’alto sembra guidare i nipoti verso il compimento della vendetta prefissata. 

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Thomas vola in Canada, accompagnato dallo scaltro Johnny Dogs. Ad attenderlo c’è Michael, che ha preparato una bomba da far scoppiare nel momento giusto per uccidere il cugino. L’errore di Michael è sempre stato quello di fuggire dalle proprie responsabilità, di nascondersi dietro la gonna di sua madre, di vivere all’ombra di Thomas e nella convinzione di poter essere come lui, un giorno o l’altro. Ma Michael non è cresciuto tra il carbone e i fumi di Small Heath, tra i campi e le tradizioni gitane, e per quanto possa brillare dietro ad una scrivania, dimostra di non avere la personalità e il coraggio necessari per essere il capo. Thomas si aspetta esattamente questo da lui, e fa perquisire la sua auto da Johnny, che porta l’ordigno in quella della scorta di Michael. La bomba esplode e porta i due ad un ultimo duello, forse troppo breve per valere un’intera stagione. Thomas, dopo le consuete prediche rivolte al suo ego, sigilla per sempre la rivalità con suo cugino, uccidendolo a sangue freddo in nome di Polly Grey, che benché avesse annunciato in sogno a suo nipote che da questa guerra uno dei due sarebbe morto, a suo figlio aveva rivelato che non sarebbe stato un proiettile ad uccidere Thomas Shelby (e nemmeno una bomba, evidentemente), e così è stato, almeno per questa volta. C’è anche spazio per un ultimo confronto con il buon Alfie. Qui ci viene rivelato il piano originale di Thomas, che ormai sembra chiaro: l’accordo dell’oppio si fa, ma è sempre stato programmato sull’asse gitano-ebraica. Ai Peaky Blinders verrà ceduta Camden Town, mentre Alfie, presumibilmente, prenderà il comando del traffico di droga in quel di Boston.

Peaky Blinders: l’atto finale

Di nuovo in Inghilterra, Thomas esce trionfale dalla sua tenuta, che dopo pochi secondi viene fatta saltare in aria da un suo ordine, concedendogli un’uscita di scena hollywoodiana (altro richiamo ad un futuro al cinema?). Subito dopo, ad un banchetto in pieno stile gipsy, Thomas si congeda dalla sua famiglia, in una malinconica reunion alla quale partecipano Ada, il piccolo Charlie, Duke e tutti i fedelissimi, compresa la cameriera Francis, la quale viene servita da Thomas in persona, che con questo piccolo gesto dimostra di aver davvero desiderato con tutto se stesso un profondo cambiamento, la tanto agognata purificazione della sua anima. Arthur non c’è, non ama gli addii, e sa già che di questo si tratta, a differenza degli altri presenti che non conoscono le critiche condizioni di salute di Thomas. 

Un mese dopo. Ci troviamo in una radura sconfinata. Thomas Shelby è disteso al suolo e viene svegliato dall’arrivo di un corvo nero come la pece. Tommy vive in un carro, isolato da tutti, in attesa del giorno della sua morte. E mentre sembra aver deciso di anticipare la fine dei suoi giorni, dopo essersi spogliato dai suoi averi più preziosi, dopo aver osservato malinconicamente, per un’ultima volta, il viso sbiadito dei suoi cari nelle foto che custodisce gelosamente, e dopo aver passato un’ultima sigaretta tra le sue labbra prima di accenderla, puntando una pistola sulla sua tempia, Thomas sente una voce, quella di sua figlia Ruby, che gli appare in una visione determinante, che gli salva la vita. La piccola rivela a suo padre di non essere realmente in pericolo di vita, invitandolo a “vivere ancora”, per terminare la sua missione sulla terra. Thomas, sconvolto, prende in mano un frammento di giornale in cui apprende del matrimonio di Mosley e Diana, e nella foto riconosce il volto del suo stesso medico, colui che gli aveva diagnosticato la malattia. Tommy torna in sé, qualcosa in lui è cambiato, non ci sono dubbi, ma la vendetta è ancora lontana dall’essere compiuta, e per i Peaky Blinders, almeno per ora, il gelido inverno non è ancora arrivato.

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