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Tobias Beecher, il ritratto della sofferenza

Tobias Beecher è forse il personaggio più sfortunato e sofferente di Oz se si contano tutti i soprusi, le violenze e i traumi che ha dovuto subire.

In ogni Serie Tv che si rispetti, esiste un personaggio col quale è più facile immedesimarsi.

Qualcuno di semplice, trasparente, sufficientemente umano e non troppo onesto per risultare credibile, uno di cui è facile vestire i panni.

All’interno di Oz tale ruolo spetta di diritto a Tobias Beecher: un avvocato di tutto rispetto, un padre di famiglia, un retto marito finito in carcere per colpa di un bicchierino di troppo e di un giudice severo, chiamato a cambiare (e in fretta) per sopravvivere in mezzo a quelle bestie.

La sua esperienza in Paradiso è stata drammatica anziché no e oggi, con uno sforzo erculeo di resistenza, proveremo a riviverla insieme tentando di coglierne aspetti che potrebbero esserci sfuggiti tra una sfiga e l’altra.

Ovvietà n°1: nelle seguenti righe fioccheranno gli SPOILER.

Ovvietà n°2: non mancate di far sapere ad Hall of Series cosa pensate di questo pezzo, di questo interessante personaggio e di quel crudele spaccato di realtà che è Oz.

Tobias Beecher

Appena arrivato, il trauma è istantaneo: McManus sceglie di assegnare il malcapitato forse al più pericoloso tra tutti i detenuti, Simon Adebisi.

Basta un’occhiataccia del gigante d’ebano per terrorizzare un uomo grosso ma poco propenso alla violenza come Beecher, che fradicio di paura si aggira per i vari acquari in cerca di alleati, trovandone uno in un tizio dagli occhi chiari, molto accomodante e gentile che riesce a farlo spostare di cella.

È fatta…no Tobias, sei fatto.

Il novellino non poteva sapere di essere finito tra le grinfie di Vernon Schillinger, che oltre a essere il capo della fratellanza ariana all’interno di Oz è anche un rinomato stupratore che a partire dalla prima notte pianta la propria bandierina come Buzz Aldrin, solo che al posto della Luna stavolta ci sono le natiche del malcapitato, che oltretutto vengono anche marchiate a fuoco con una svastica “per far sapere a tutti chi è il loro proprietario”. L’uso dell’ironia, ovviamente, non è certo volto a sbeffeggiare il protagonista di questo pezzo o sminuire la sua triste esperienza, ma vuole farvi capire il senso di totale derisione con cui è pervaso ognuno dei soprusi che è costretto a subire.

Nel giro di poche ore, Beecher (il cui cognome è facilmente fraintendibile in lingua inglese…) diventa il vero e proprio servo (prag) di Vern, che oltre alle umiliazioni più indicibili lo obbliga a vestirsi da donna davanti a tutti gli altri.

Riuscite a cogliere la profondità e l’assurdità di tutto ciò? La vita di Tobias scompare, si annichilisce, ciò che una volta era la sua identità si appiattisce totalmente per far spazio alla maschera di schiavo sessuale, del tutto privato della profondità di pensiero e del diritto di parola, chiamato a dire solamente una cosa (SI) in risposta alle richieste del suo padrone.

Come si può uscirne? Quando arriverà il tempo della riscossa? Come si fa a risalire la china dopo essersi sfracellati sul fondo di un burrone e aver iniziato a scavare con ritmo insostenibile?

La prima via che il Nostro protagonista imbocca è quella della droga che, vigliacca e infingarda, lo illude di porre fine alle sue sofferenze e di farlo accedere a una dimensione parallela in cui il dolore non esiste, ma Beecher è troppo intelligente per continuare a insultare se stesso in quel modo e sceglie di reagire…solo che la nuova strada è rischiosa per lui, che non la conosce affatto: la violenza.

Tobias Beecher

Dall’oggi al domani, Toby riprende in mano il proprio orgoglio e lo fa sapere a tutta la giungla: prima quasi acceca Schillinger, poi lo malmena e gli defeca letteralmente in faccia in palestra, con un branco di uomini nerboruti e sudati intorno a lui a gridare il suo nome.

I capelli si allungano, la barba viene lasciata crescere selvaggia e il viso si tramuta in un muso, il muso di un lupo assetato di sangue non più disposto a fare il cane al guinzaglio di qualche stronzo.

Bye bye perdente, benvenuto predatore.

Per un periodo è Beecher a minacciare Vernon, a marcarlo stretto, a fargli sentire il fiato sul collo: è tutto frutti dell’agonia e delle offese subite, uno sfogo inarrestabile che però non è proprio della sua natura e infatti si affievolisce, dando all’avversario l’occasione di controbattere.

Entra qui in scena il personaggio di Chris Keller, un sociopatico violento che finge di essere dalla parte di Tobias prima come amico, poi come amante e infine come vero e proprio amore della sua vita: i due si guardano le spalle, si aiutano e si sostengono in innumerevoli occasioni, Keller sembra davvero disposto a tutto per fare il bene di Beecher e viceversa, tra i loro occhi filtra un legame profondo e sincero, poi arriva il tradimento e Chris si rivela essere in combutta con Schillinger fin dall’inizio.

È una botta tremenda per l’ex giurista.

Fino ad allora aveva visto nei rapporti sessuali esclusivamente maschili un simbolo della sua umiliazione e del suo annichilimento poi, proprio quando attraverso l’amore per un altro uomo credeva di aver trovato la sua vera essenza, arriva la cocente delusione e il crollo di un castello che si è scoperto essere composto esclusivamente di carte.

O forse no?

Chris Keller e Tobias Beecher

Per una volta il romanticismo trionfa…alla maniera di Oz.

SI, Keller capisce di essere realmente innamorato di Beecher e quindi virtualmente si potrebbe dar libero sfogo alle stelle filanti e alla musica di sottofondo dei Queen, peccato però che, come vi avevamo anticipato, il personaggio interpretato dall’ottimo Christopher Meloni è anche un sociopatico pericolosissimo.

Tutto ciò si traduce in una catena di eventi a dir poco surreale.

Prima Toby si gode il ritorno tra le sue braccia dell’amato detenuto, poi vive il sogno della scarcerazione grazie alla libertà vigilata e pochi giorni dopo viene nuovamente sbattuto ad Oz grazie a uno stratagemma di Keller (sic!), nostalgico della vicinanza dell’amato. Dall’Inferno al Paradiso (quello vero) e ritorno. 

Insomma, in ogni attimo dell’esperienza di Tobias a Oz, questo ragazzone è stato costretto a soffrire pene inenarrabili non tanto e non solo a livello fisico, quanto più a livello interiore: ha dovuto sopportare svariati lutti (quello del padre e del figlio, uccisi per volere di Schillinger), ha fatto i conti con la droga, è stato emarginato, ha subito abusi di ogni genere, è addirittura arrivato a violentare la propria identità pur di vendicarsi…però è sopravvissuto.

È questo che fa Oz, ti obbliga a cambiare e adattarti se vuoi rimanere in vita, oppure ti ammazza senza pietà nel tentativo.

Hai sempre e comunque sofferto caro Beecher, ma almeno puoi dire di esserne uscito sulle tue gambe.

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