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La giornata internazionale della donna è ormai alle spalle, ma Netflix ci regala l’opportunità di riflettere ancora a dovere sul reale significato di questa importante festività. Lo fa attraverso David Letterman e il suo ospite, nell’ormai consueto appuntamento mensile con Non c’è bisogno di presentazioni. L’ospite in questione è l’attivista pakistana Malala Yousafzai.

Nel caso in cui il nome non vi dica nulla, vi basti sapere che trattasi della più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace, ricevuto nel 2014 a soli diciassette anni. Fin dalla più tenera età, Malala si è battuta per i diritti civili e il diritto all’istruzione per donne e bambini nella sua Swat Valley. Nel farlo non ha avuto alcuna remora, schierandosi apertamente contro gli estremisti talebani. Diventata icona di speranza per tutto il Pakistan e per le donne di tutto il mondo, nel 2012, a soli quindici anni, è stata vittima un attentato mentre tornava da scuola. Sopravvissuta per miracolo a un colpo sparatole in pieno volto, non si è persa d’animo e tuttora continua la sua battaglia.

Una puntata, questa di Non c’è bisogno di presentazioni, con tanta carne al fuoco e tra le più interessanti del trittico finora rilasciato.

Non c'è bisogno di presentazioni

Una prova di maturità anche per lo stesso Letterman, per anni accusato (spesso ingiustamente) di misoginia, per il modo in cui trattava i propri ospiti femminili. Prova decisamente superata, impostando una chiacchierata dal tono cordiale e piacevole, dal ritmo scorrevole, ben dosato ricca e di momenti di riflessione.

Si parte subito con le due tappe più importanti della vita della giovane Yousafzai: il Nobel, mostrando un estratto del suo discorso alla consegna, e l’attentato.

Come nelle scorse puntate di Non c’è bisogno di presentazioni, Letterman non nasconde la sua ammirazione verso il proprio interlocutore. Lo show si dimostra ancora una volta interessato al tema sociale e alle battaglie dell’intervistato più che al culto del personaggio fine a se stesso.

Il leitmotiv di questo terzo episodio è senza alcun dubbio ricalcare l’importanza fondamentale dell’istruzione. Si parla a più riprese della necessità impellente di fornire una buona educazione scolastica alle future generazioni di tutto il mondo. È questa forse l’unica arma per sconfiggere il fondamentalismo. Per combattere ideologie misogine e violente e per farle scomparire dalla faccia della Terra. Il discorso si estende oltre il Pakistan e il Medio Oriente: anche nei paesi più sviluppati i leader continuano a imporre tagli e dazi all’istruzione, attuando una politica miope e imprevidente. Paradossalmente, i talebani dimostrano di conoscere la potenza della cultura ben più dei premier dell’occidente, temendone la diffusione su larga scala e perciò impedendola alle donne attraverso editti e spargimenti di sangue. Sono 130, secondo Malala, i milioni di ragazze che ad oggi, nel 2018, non hanno un’istruzione adeguata. La domanda di Dave viene spontanea

Come lo risolviamo?

Non manca il solito momento in esterna con Dave in compagnia di Malala a farle da Cicerone in una visita guidata a Oxford.

Non c'è bisogno di presentazioni

Dopo esser stata ricoverata a Birmingham in seguito all’attentato, la Yousafzai non ha più fatto ritorno in Pakistan. Troppo alto il rischio di nuove rappresaglie per i genitori della ventenne, che non nasconde il desiderio di poter tornare un giorno nella sua terra natale. Per ora, il suo presente è Oxford, al PPE (corso di laurea in Filosofia, Politica ed Economia). Letterman scherza e intrattiene le ragazze mentre visitano dormitori, mensa e biblioteca. Dopo essersi concesso anche una partita a calcio balilla, conclude il suo tour inglese con una breve ma significativa intervista al padre di Malala: Ziauddin Yousafzai.

Dave, che ha un figlio di quattordici anni, chiede a Yousafzai (insegnante e attivista a sua volta) dove trova il coraggio di sostenere le battaglie di sua figlia, conscio del rischio immenso che queste comportino. I due discutono del senso di responsabilità genitoriale, da padre a padre, in un bellissimo momento al tavolo di un pub mangiando fish and chips.

C’è spazio anche per parlare della situazione siriana, del senso di ospitalità pashtun, di Benazir Bhutto, donna primo ministro del Pakistan assassinata nel 2007. E, a sorpresa, anche di Trump.

Nonostante la risposta evasiva ed elegante di Malala, è Dave a esprimersi per la prima volta a Non c’è bisogno di presentazioni in merito al Presidente repubblicano.

Credo che personalmente, non politicamente, non sia adatto a rappresentarmi. Non è adatto a rappresentare nessuno in questa sala.

Breve, conciso, chiaro. Si chiude con un siparietto tra i due che ricorda i momenti più ilari del Late Show. La giusta conclusione di una puntata arricchente, e soprattutto di un tributo alla grandezza e alla magnificenza dell’essere donna. Grazie, Malala.

Non c'è bisogno di presentazioni

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