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“We need more David Letterman”

Sono queste parole di Buddy Guy, ospite del consueto momento in esterna, a riecheggiare nella penultima puntata di Non c’è bisogno di presentazioni. Manca ormai un solo appuntamento prima che cali nuovamente il sipario su David Letterman e la sua ultima fatica. Un ritorno, quello del barbuto presentatore (come più volte ribadito nelle nostre recensioni), atteso due lunghi anni e carico di grosse aspettative. Il risultato finora è stato uno show inedito, a tratti imperfetto, ma sostanzialmente riuscito per il suo modo di intrattenere e la sua capacità di offrire spunti di riflessione interessanti in ogni episodio.

L’ospite della quinta puntata, rilasciata su Netflix lo scorso 4 Maggio, è la brillante Tina Fey.

Per chi non la conoscesse, la Fey è una delle donne più popolari della Tv americana. Da anni sulla cresta dell’onda, vanta ben sette Emmy e due Golden Globe in carriera. Nel 1999 è diventata la prima donna capo-autrice del Saturday Night Live, entrando nel cast fisso l’anno dopo e restandoci fino al 2006. Un anno più tardi ideò e interpretò con Alec Baldwin quel gioiellino di Serie che risponde al nome di 30 Rock.

Tornando a noi, dopo anni di ospitate nel Late Show, era prevedibile che Big Tina sarebbe tornata a trovare l’amico Dave anche in Non c’è bisogno di presentazioni. La chiacchierata tra i due, tuttavia, diverge in alcuni aspetti dai precedenti appuntamenti. Se nei trascorsi episodi si è dato molto spazio all’impegno sociale degli ospiti, sottolineandone il lato più generoso nel tentativo di umanizzare e imbellire grandi stelle dello showbiz, con la quarantasettenne di Chicago il discorso è stato impostato in modo differente.

Dopotutto Tina Fey è una delle celebrità più genuine dello show-business americano. Una donna che non deve il suo successo al proprio fascino e che non tende all’ostentazione del proprio status e della propria opulenza. Piace al pubblico proprio perché incarna il sogno americano, essendo una donna umile che ha fatto strada grazie al proprio talento creativo e al proprio innato umorismo. Non ha bisogno dunque di una passerella per raccontare quanto straordinaria sia stata la propria vita o per mostrare quanto sia impegnata nel sociale. Il pubblico già la conosce e le vuole bene.

Elizabeth Stamatina Fey (sì, è conscia anche lei di quanto il suo secondo nome suoni familiare allo “Stamattina” italiano) è l’anti-diva hollywoodiana per eccellenza. Bella e simpatica, ma soprattutto estremamente intelligente e artisticamente poliedrica.

Letterman

La chiacchierata in ogni caso segue i binari canonici cui Non c’è bisogno di presentazioni ci ha abituato. Si parla molto di famiglia, dell’affetto per i propri genitori con tanto di sincera commozione nel nominarli e del suo matrimonio con Jeff Richmond, compositore del SNL. Viene nominato il libro Bossypaints, autobiografia in chiave comica della Fey che racconta quanto sia stata faticosa la fase di scrittura. Si finisce, ovviamente, per citare uno dei cavalli di battaglia dell’attrice: l’imitazione della candidata a vicepresidente del 2008 Sarah Palin.

tina fey

C’è spazio anche per mettere in mostra il talento della Fey nell’improvvisazione. Simpatica la scenetta della sua lectio magistralis in cui Letterman finge di non capirne le regole, tentando di metterle i bastoni tra le ruote in tutti i modi.

Il meglio dell’episodio però lo troviamo quando la Fey tira bonariamente le orecchie a Letterman, reo di non aver avuto autrici donne nel suo storico Late Show. Portando ad esempio il cambiamento culturale avvenuto negli anni nella sala di sceneggiatura del SNL, Tina ha ricordato quanto sia fondamentale nella comicità odierna il punto di vista femminile. In uno show comico ormai è imprescindibile scrivere battute che possano capire anche solo le spettatrici. Stuzzicare esclusivamente il palato maschile non è più sufficiente.

Nonostante il consueto argomento Trump venga solamente sfiorato, viene sottolineato il delicato momento in cui verte la satira.

In un’epoca in cui si tende a offendere così facilmente, anche a livello istituzionale,  non è facile scherzare su qualsivoglia argomento. Mantenere uno stile senza scadere nell’eccesso e nella volgarità lo è men che meno.  I toni tendono a inasprirsi sempre più, e i social non perdonano nessun passo falso, attaccando a tutto spiano. “È come essere in un campo minato!” afferma la Fey, avendolo imparato di recente a proprie spese. Anche lei infatti è finita nell’occhio del ciclone, a causa di un suo sketch al SNL in cui commentava ironicamente i fatti di Charlottesville, teatro di scontri tra suprematisti bianchi e antirazzisti nello scorso agosto.

L’attrice, che fino a ora non aveva risposto alle critiche, ha esposto le proprie ragioni, dichiarandosi rammaricata per quanto successo. Potesse tornare indietro, aggiunge la Fey, apporterebbe volentieri qualche modifica al proprio monologo. Cosa che le fa onore, essendo i comici categoria notoriamente restia a tornare sui propri passi dopo una battuta infelice.

tina fey

Nel finale c’è spazio anche per un contributo in esterna, in cui rivediamo Paul Shaffer, storico sodale di Dave nonché autore della sigla di Non c’è bisogno di presentazioni, mentre suona in un locale di Chicago con la leggenda del blues Buddy Guy.

Finita la puntata, anche se sono ancora tanti i giorni che ci separano dalla prossima con ospite il conduttore Howard Stern, avvertiamo già la mancanza del nostro Dave. Chissà che non abbia in serbo per noi qualche sorpresa per il gran finale.

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