Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sui primi due episodi de L’Amica Geniale 4.
“Un amore finisce quando è possibile tornare a noi stessi, senza provare paura o disgusto”. Sarebbero sufficienti queste parole, rivolte da Franco a Elena poco prima di togliersi la vita, per sintetizzare al meglio uno dei nuclei più profondi delle prime due puntate de L’Amica Geniale 4, quarta e ultima stagione di una delle migliori serie tv italiane di sempre. Parole intense che suonano come il lucido testamento di un uomo appassionato che aveva messo gli altri al centro della sua stessa esistenza. Un’esistenza spezzata da un mondo che correva in una direzione non più sua.
Già, il mondo. Il mondo e l’Italia degli anni Settanta, microcosmo delle storture di un universo nel quale i passaggi generazionali si attorcigliano intorno a pulsioni ataviche e all’incapacità di leggere un presente in vorticosa evoluzione con gli strumenti di un passato ormai remoto. Divari incolmabili, tra il vecchio e il nuovo. Ma anche tra il nuovo che si riscopre vecchio, alla prova della verità. Tra l’amore e il desiderio che conservano chiavi universali, rinnovate dall’alba dei tempi, e un futuro che bussa alle porte di un’epoca di cambiamenti radicali, si ritrovano le contraddizioni di personaggi smarriti tra elementi socioculturali che si schiantano sull’essenza degli istinti più antichi.
Una, su tutte: la protagonista assoluta delle prime due puntate de L’Amica Geniale 4, Elena Greco.
L’icona assoluta della poetica di Elena Ferrante nella sua opera maestra, portata ad attraversare le strade dell’amore e del desiderio con prospettive pericolose. Opposta alla logica, la sua stessa logica che ne aveva fatto un emblema dei movimenti femministi dell’Italia e non solo, continua a scegliere l’opzione più velenosa. L’opzione intrisa di tossicità e di derive destinate all’infelicità, in nome del perseguimento di una strada senza uscita che la riporterà sempre tra le braccia di Nino Sarratore. In fuga da se stessa e dalle proprie responsabilità, riconosciute ma non perseguite, Elena vive il dramma di un amore che di amorevole ha solo le sue fragili illusioni. Illusioni giovanili, ritrovate negli anni fino a sconfessare la propria identità.
“Un amore finisce quando è possibile tornare a noi stessi, senza provare paura o disgusto”: Elena prova tutto, la paura e il disgusto.
Disgusto per se stessa, per la donna che vorrebbe essere e che sente di non poter essere, per l’amante incapace di sfuggire a un desiderio che scardina ogni concetto in nome di un rogo irrefrenabile. Un eterno ritorno che la porterà a commettere gli stessi errori per innumerevoli volte, anche dopo aver aperto gli occhi ed essersi lasciata andare alla disillusione. Disgusto, allora, per Nino stesso, un uomo che interpreta un desiderio egoista e disinteressato al bene altrui col linguaggio ingannevole di un amore che amore non è.
Negli occhi di Elena si legge il potere vacuo di un futuro che non sa scrivere con sufficiente autonomia, imprigionata com’è in un sentimento al quale si aggrappa dentro un circolo vizioso che devasta lei stessa e tutto il resto. Costringendo gli altri, in primis le figlie, a inseguirla tra le strade più accidentate. Non è pronta a lasciarlo andare, però. Forse non lo sarà mai.
Nino sarà sempre il sogno, anche quando assume i tratti plateali dell’incubo e della menzogna. Mentre il richiamo della carne annebbia la mente e la porta a riabbracciare una città che non ha mai sentito davvero sua: Napoli. Non è un caso, allora, che senta un peso sul petto ogni volta che torna, nei primi episodi de L’Amica Geniale 4 come non mai. E un senso di antica sincerità, ogni volta che l’utilizzo della lingua napoletana (avversata dalla miopia di un mondo piccolo borghese che non ne sa riconoscere il valore) la riporta alla Lenù di un tempo mai andato, rigettata e ritrovata tra le righe del suo Dna. Amore, e odio. L’amore sbagliato, dentro un nido che rifiuta e non sa mettersi alle spalle. Un richiamo ancestrale, incarnato da un desiderio insostenibile. L’odio, prima di tutto per se stessa.
Soffre, Elena. Perché sa. Sa e capisce. Conscia del proprio posto nel mondo, del ruolo da intellettuale, da madre e di quello da donna emancipata che precorre i tempi e li segna con la brillantezza del suo pensiero, Elena sfugge alla propria figura e ricalca i vizi connessi ai sentimenti che la portano alla deriva.
Sfugge, dopo aver cercato di ritrovarsi tra le strade di un Paese in cui tutto cambia, ma non cambia mai fino in fondo. La miopia conservatrice, già evocata, unisce paradossalmente i lembi più estremi del racconto portato avanti da L’Amica Geniale 4 e dall’intera serie. La provincia povera tra i sobborghi di Napoli, soffocata da vecchi codici che non ha gli strumenti per leggere né tantomeno cambiare se non nella speranza degli emigranti, e l’ipocrita borghesia rappresentata dai suoceri di Elena, i coniugi Airota. Mentre i figli hanno la visione necessaria per modellare un mondo diverso, progressista, al passo coi tempi e caratterizzato da un’equità sociale e tra sessi effettiva, i genitori si riscoprono ottocenteschi nello spirito e nell’educazione, ancorati a un’idea lontana che rifiuta il nuovo e lo avversa svilendolo in ogni modo possibile.
Nino, allora, verrà per questo definito “un intelligente senza tradizione”, un arrampicatore pericoloso e non all’altezza della situazione pur avendo gli strumenti intellettuali per esserlo. Altrettanto pensano di Elena e delle sue origini mai eradicate, marchi inscalfibili di difetti presunti e dannosi per il bene di due nipoti che si ritroveranno a crescere in un altro mondo, quello che i nonni avrebbero voluto tenere a debita distanza. Tutto cambia e niente cambia ne L’Amica Geniale 4, quando alla base di un’apertura verso il mondo c’è la prospettiva individualista di persone che si sentiranno sempre al di sopra d’ogni cosa. Chiusi nella cecità di una scala sociale immobile, come nel caso degli Ariota della prima generazione. O di un sentimento che azzera ogni potenziale interesse effettivo per un’Italia sgretolatasi di fronte ai loro occhi, nella luna di miele vissuta da Nino ed Elena.
Chi, invece, ha sempre tenuto gli occhi ben aperti è Franco. La sua morte, arrivata al termine della seconda puntata de L’Amica Geniale 4, segna la capitolazione di un decennio d’odio e incomunicabilità, raccolto nel cuore pesante di un uomo che aveva smesso da tempo di credere nel domani.
La sua morte, tragica e improvvisa, scardina certe ipocrisie e rimette ogni cosa al proprio posto dentro il caos, travestito da un ordine solo apparente. Riportando, infine, Elena a Napoli nei minuti finali del doppio episodio de L’Amica Geniale 4. La riporta tra la malinconica resa ai sentimenti e un futuro che si schiude con le chiavi del passato. Il ritorno al presente, nella gabbia dorata di un prezioso appartamento dal quale scrutare il vecchio nido infernale, restringe la visione globale della donna e della madre. Mettendo fine, così, a una fuga da se stessa che si rinnova dentro una vita mai davvero sua.
Ritrova una casa, ma è altro. Ritrova l’amore, ma è altro. E con essi le figlie, costringendole a immergersi in una realtà che le destabilizza e le pone di fronte alle prove più difficili, connesse a un sentimento che non trova sbocco al di fuori di sé. Saranno altro, loro malgrado.
Ritroverà, presto, anche Lila. L’amica, la nemica e lo spettro che aleggia intorno al doppio episodio de L’Amica Geniale 4 con i tratti indefiniti di una donna in costante movimento, pur non avendo mai oltrepassato i confini della sua prigione. Tornerà, chissà come. E scriverà il nuovo capitolo di una storia infinita, fatta di virgole che si illudono sempre di essere dei punti. Questo, alla fine dei conti, è il senso più profondo di un racconto che si è confermato, ancora una volta, eccezionale nel suo straordinario realismo: certi romanzi, d’altronde, sono destinati a non finire mai.
Antonio Casu