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L’ultima scena dei Soprano è un capolavoro pieno di dettagli da decifrare 

Il seguente articolo contiene SPOILER sul finale de I Soprano.

I Soprano ha rivoluzionato per sempre il mondo delle serie tv: lo show di David Chase è stato uno dei primi cavalli di battaglia di HBO, nonché uno dei prodotti più influenti per quanto riguarda la tradizione che lo ha succeduto. I Soprano è una serie che verrà ricordata per sempre per tantissimi motivi, per l’infinità di dettagli e rimandi che la contraddistinguono, oltre che per la sconfinata presenza di riferimenti culturali in ogni puntata; un altro motivo per cui verrà senz’altro ricordata, è senza dubbio quel folle, geniale e sconcertante momento finale, sospeso per aria, nel celebre Made in America, come sospeso è stato il fiato degli spettatori, che mentre assistevano alla scena in cui Tony e la sua famiglia si riuniscono all’Holsten’s, per quella che ha tutta l’aria di essere una normalissima cena in famiglia, erano ben consapevoli di stare per assistere all’epilogo di una serie tv mastodontica, e che potevano dunque aspettarsi qualsiasi cosa. Il finale de I Soprano è probabilmente il più controverso nella storia delle serie tv, ma oggi, più che sulle possibili speculazioni del caso, volgiamo concentrarci sulla grandezza del suo significato, e sulla miriade di dettagli che lo caratterizzano.

Il punto focale del finale non può che essere Tony, l’assoluto protagonista dello show, che fin dalla prima inquadratura si impossessa anche dell’ultima scena, attirando tutta l’attenzione su di sé.

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Tony Soprano (640×360)

Fin dai primi istanti della scena finale de I Soprano, nell’aria si respira qualcosa di vagamente poetico: Tony entra nel locale e guarda verso il tavolo con un’aria quasi rassegnata, con la stessa espressione che accennerà ogni volta che si volterà con fare guardingo nel resto della scena; il suo punto di vista è quello che conta, e ciò verso cui guarda è il posto in cui si siederà per attendere i suoi cari. Nell’inquadratura successiva il pov rimane invariato, ma Tony è già seduto al suo posto, quasi come se si fosse sdoppiato: questa particolare scelta registica non fa altro che riassumere l’intero filo narrativo della serie, quasi come se lo stesso protagonista sia stato per tutto questo tempo il primo spettatore delle sue stesse gesta; non dobbiamo scordarci, infatti, che la storia de I Soprano comincia in un concettuale medias res nel momento in cui Tony decide di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale, per provare a porre rimedio agli attacchi di panico di cui ha cominciato a soffrire, cosa inaccettabile per un boss della sua caratura; l’ultimo episodio de I Soprano è anche quello in cui il protagonista interrompe questo suo percorso, ed è dunque lecito pensare che nel momento in cui questi non ha più niente da raccontare (a noi pubblico e a se stesso, in quanto paziente), la serie giunga alla propria naturale conclusione.

I Soprano (640×360)

Un altro aspetto fondamentale del finale de I Soprano è racchiuso in una meravigliosa frase con cui il protagonista apre una delle sue sedute dalla dottoressa Melfi:

La mattina del giorno in cui sono stato male ero pieno di pensieri. E’ bello lanciarsi nelle cose quando sono ancora agli inizi. E io sono arrivato un po’ troppo tardi, questo è chiaro… Ma da un po’ di tempo ho la sensazione di arrivare quando tutto sta finendo… e il meglio è già passato.”

In questo pensiero che Tony rivolge alla sua psicologa, è leggibile una delle sue più grandi paure, ovvero quella di non riuscire a godersi il presente, di non riuscire a godere di una felice quotidianità: infondo, Tony Soprano ha tutto ciò che desidera, ma il male che lo affligge gli impedisce di fatto di rendersi conto di quanto effettivamente sia felice, perché accecato dall’ossessione di arrivare sempre in ritardo, che è traducibile come la totale mancanza di consapevolezza del presente che sta vivendo. E’ per questo, dunque, che Tony arriva all’Holsten’s con largo anticipo, cosa piuttosto inusuale per un uomo indaffarato come lui, abituato a tornare a casa e ritrovare una tavola imbandita pronta ad aspettarlo: giunge prima di tutti al ristorante e sembra attendere con impazienza l’arrivo di sua moglie e dei suoi figli, perché ha intenzione di godersi fino in fondo quel momento di anomala quotidianità, senza tralasciare alcun dettaglio, a partire dalla canzone che sceglie al juke-box dopo un’attenta analisi.

Il brano che Tony decide di selezionare è Don’t Stop Believin’ dei Journey, una scelta quanto meno bizzarra rispetto a tanti altri brani che hanno racchiuso al meglio l’essenza della serie.

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I Soprano (640×360)

Apparentemente, Don’t Stop Believin’ è una canzone che parla d’amore, e più precisamente di una storia tormentata tra un uomo e una donna; tra le righe del famosissimo brano dei Journey, tuttavia, si può leggere anche un altro significato riconducibile alla sfera della paura: quella di perdere se stessi, oltre che i propri cari. E rivedendo la scena dopo aver appreso il significato del testo, si può notare fin da subito che Tony ha un atteggiamento parecchio nervoso in tal senso, proprio come se fosse consapevole del fatto che potrebbe presto rischiare di perdere tutto ciò che ha, probabilmente perché nonostante la guerra di mafia si sia conclusa, anche lui ha perso ogni certezza, dopo aver passato un periodo molto complicato caratterizzato dalla perdita di tante persone a lui care (come Christopher, nonostante sia stato lui a deciderlo) e per la prima volta ha seriamente paura di morire. Ad ogni modo, il fatto che Tony non sia tranquillo durante tutta la scena è ben evidente: questi alza la testa ogni volta che sente la porta del locale aprirsi, un po’ perché condizionato dall’impazienza di passare quell’ultima cena con i suoi cari, un po’ per la paura di essere sotto il tiro di qualche sicario. David Chase e gli altri autori, dal canto loro, si sono impegnati a sparpagliare all’interno della sequenza loschi individui che potenzialmente potrebbero essere i killer dello stesso protagonista, e che di fatto sono tutti elementi che aumentano il senso di ansia sia per Tony che per lo spettatore.

I Soprano (640×360)

Mentre Meadow fatica a parcheggiare all’esterno del locale, Tony è in compagnia di Carmela e Anthony Junior, giunti in sequenza all’interno dell’Holsten’s; ed è proprio uno scambio di battute con suo figlio a riportarci al significato di attesa per la fine di qualcosa: Tony incoraggia A.J., che si lamenta dell’inutilità delle sue mansioni a lavoro, ricordandogli che è “appena all’inizio”, con quest’ultimo che controbatte con una frase detta da suo padre in passato — “cerca di ricordare i momenti belli” — ma Tony quella frase non ricorda di averla detta, proprio perché non fa parte del suo modo di ragionare, non gli appartiene. Infine, la scena si conclude con un ulteriore momento ad alto coefficiente poetico: il brano si interrompe a “don’t stop”, e con lui l’intera sequenza, che sancisce la fine de I Soprano. L’effettiva comprensione del finale della serie, in cui Meadow apre le porte del locale, è praticamente impossibile da definire, almeno da un punto di vista temporale; non sappiamo, in effetti, se Meadow apra la porta nello stesso istante in cui Tony alzi lo sguardo per controllare l’uscio: la ragazza potrebbe essere giunta sul luogo in un momento successivo, magari subito dopo l’ipotetico assassinio di suo padre. Ma, al di là di ogni speculazione, ciò che resta fuori da qualsiasi dubbio è che il finale de I Soprano sia una trovata geniale in ambito seriale, perché oltre a non dare una risposta definitiva al pubblico, racchiude una miriade di dettagli che, se analizzati nel particolare, fanno emergere per un’ultima volta tutta l’intensità tematica di uno dei più grandi capolavori della storia delle serie tv.