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Perché dovreste guardare I Soprano almeno una volta nella vita

Tra i tanti gioielli made in HBO ce ne sono alcuni che, a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, hanno segnato per sempre la storia della serialità, ispirando decine e decine di prodotti successivi. Una di queste opere, considerata dai più come una autentica pietra miliare, è I Soprano. La serie tv creata da David Chase e “guidata” dall’indimenticabile James Gandolfini, è stata fondamentale nel passaggio del genere gangster dal cinema, luogo in cui è nato e si è evoluto nel corso del Novecento, fino alla televisione, dove da ormai due decenni ha trovato posto in pianta stabile. I Soprano sono una di quelle serie che, cultori o meno, bisognerebbe guardare almeno una volta nella vita, perché grazie alle sue caratteristiche è riuscita a creare una serie di prototipi che hanno influenzato vistosamente le serie tv moderne. Una trama avvincente, un parco personaggi di vero e proprio culto e il focus su tante tematiche complesse e, soprattutto, innovative per il genere gangster; questi sono solo alcuni dei motivi per cui I Soprano merita un posto tra i must have delle watchlist di tutto il mondo, ma potremmo dilungarci davvero parecchio.

Pistole e Psicanalisi

I soprano
I Soprano (640×360)

I Soprano non è il classico film gangster fatto e finito che si limita a giocare su canoni e stereotipi della comunità italoamericana di un tempo, tutt’altro; la serie HBO affronta il punto di vista di un gangster, Tony Soprano, e della sua famiglia (oltre che dell’altra Famiglia), trattando spazi e luoghi, ma anche tone of voice in generale, in modo per certi versi più riconducibile a una serie drammatica che a una gangster. La trama, infatti, comincia proprio con la scelta di Tony Soprano di iniziare un percorso di psicanalisi con una professionista, la dottoressa Melfi, in seguito al manifestarsi di attacchi di panico, cosa del tutto inaccettabile per un uomo del suo rango, per un temibile boss mafioso. Tony rappresenta il classico americano medio di fine Novecento: è un uomo di mezza età, in forte sovrappeso, stempiato e irascibile, non di certo un sex symbol come l’Al Pacino dei tempi d’oro, insomma; ha una bella casa dove vive con sua moglie Carmela, casalinga, moglie e madre devota, e i suoi due figli Meadow e Anthony Jr, alle prese con i primi cenni di adolescenza. La vita di Tony non è mai stata una passeggiata, e ciò che continua a creargli problemi più di ogni altra cosa è il malsano rapporto con sua madre, Livia, una donna profondamente cinica e narcisista che non gli ha mai manifestato l’amore di cui un bambino necessita. Tony, dunque, incarna il self made man americano, con la piccola eccezione che il suo American dream è legato al mondo della criminalità organizzata.

I soprano
Livia e Carmela Soprano (640×360)

Intendiamoci, ne I Soprano non è tutto carezze e grattini, anzi: il clan capeggiato da Tony Soprano, noto come clan DiMeo, è composto da criminali incalliti, come in un gangster che si rispetti; la serie è molto legata all’immaginario del gangster classico, in particolare a quello fornito da un maestro del genere come Martin Scorsese. Come in Quei bravi ragazzi, il film al quale I Soprano si ispira maggiormente, l’ambientazione e il racconto che si fa del New Jersey è una parte fondamentale del tessuto narrativo dell’opera; la scelta del New Jersey non è affatto casuale: quale posto migliore per ambientare lo sviluppo di una storia su una famiglia mafiosa per farla apparire il più “comune” possibile? Newark, città dello stato vicino all’affollata New York, assume un ruolo di spicco all’interno della serie, offrendo allo spettatore un terreno fertile in cui ambientarsi più facilmente, senza dover rinunciare all’immediato collegamento con l’immaginario del gangster movie. La serie è ricca di personaggi interessanti e dalle personalità più colorite: Corrado Jr., Silvio Dante e Paulie Gualtieri sono solo alcuni dei classici personaggi stereotipati tipici di questo genere; uno dei rapporti più interessanti è poi quello tra Tony Soprano e suo nipote, Christopher Moltisanti, “figlio d’arte” molto legato a Tony, una sorta di figlio “in battaglia”, dato che il protagonista della serie se ne guarda bene dal coinvolgere la sua prole negli affari di famiglia; Chirstopher e Tony, per intenderci, sono i Jesse e Walter ante litteram.

L’eredità de I Soprano

I Soprano (640×360)

I Soprano, come abbiamo detto, ha un legame strettissimo con i film gangster e, ovviamente, le citazioni e gli omaggi ai capolavori del genere si sprecano; ma è ancor più intrigante rendersi conto, dopo averla vista a distanza di anni dalla propria messa in onda, di quanto la serie HBO sia stata influente nella scrittura di moltissime opere successive. Boardwalk Empire, Breaking Bad, ma anche Peaky Blinders: sono tantissime le serie che hanno preso spunto da I Soprano per la caratterizzazione di personaggi, situazioni e tematiche. La serie di David Chase tratta molteplici temi di attualità, quali la condizione della donna all’interno della società moderna, basti pensare alla figura di Carmela Soprano, il concetto di famiglia disfunzionale, ma anche il tabù dell’omosessualità all’interno di contesti patriarcali e maschilisti come può essere un ambiente criminale; il tema portante, tuttavia, resta quello della salute mentale, che funge da leitmotiv, laddove le scene delle sedute tra Tony Soprano e la dottoressa Melfi si alternano con quelle in cui viene narrata la quotidianità di un boss e tutto ciò che questo comporta. La scelta del protagonista di cominciare un percorso di psicoterapia non è solo un pretesto narrativo, ma è il punto cruciale della serie, perché permette allo spettatore di entrare in forte empatia con lui e di analizzarne i tratti caratteriali più nascosti, nonostante l’ambiguità della sua posizione.

Tony Soprano (640×360)

Un fattore determinante nell’accuratezza dei passaggi relativi ai problemi del protagonista con sua madre, e più in generale alla sua depressione e il profondo senso di solitudine che lo attanaglia, è rappresentato dal fatto che tutto ciò sia in relazione con lo stesso autore; I Soprano, infatti, è una serie fortemente autobiografica: David Chase, ideatore e autore della serie, non ha mai nascosto di aver adattato il personaggio di Tony Soprano alla sua stessa esperienza, soprattutto nel conflitto con la figura materna. Tutti questi dettagli fanno capire quanto I Soprano sia stata una serie all’avanguardia e capace di cambiare le regole del gioco, affidandosi a un immaginario di successo e immediatamente riconoscibile, come quello del gangster, per rivolgersi al pubblico in modo più diretto e potendo contare con un certo tipo di linguaggio. La serialità moderna deve molto all’opera di David Chase, ed è questo il motivo principale per cui I Soprano dovrebbe essere vista, almeno una volta, da chiunque ami la televisione.