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Ciro Di Marzio: spietato, affascinante, amico, nemico

Come una barca vuota che oscilla dolcemente sulle onde, di primo mattino. Ciro Di Marzio galleggiava, ma non moriva. Ci ricordiamo tutti il finale della terza stagione di Gomorra, vero? Genny seppur a malincuore, spara un colpo nel petto di Ciro, che viene gettato in mare. Un pensiero attanagliava tutti noi: Ciro Di Marzio è morto? Iniziamo da questo momento perché ci sembra perfetto per fare luce su uno dei personaggi più iconici di Gomorra. Perché da una parte c’è Genny, dall’altra Ciro. L’ago della bilancia della serie è posto al centro, tra i due. In uno spazio esiguo in cui regnano sentimenti contrastanti e logiche paradossali.

E poi perché come in una cornice logora, da contorno c’è il mare. Il mare e Ciro. Ciro e il mare. Il mare sembra essere uno specchio in cui si riflette tutta la spietatezza dell’Immortale. Il mare punisce. Qui, Ciro, strangola la moglie con le sue stesse mani. Qui, Ciro, incontra la morte. È un simbolismo crudo e freddo che non lascia spazio a nuove chances. L’immortale muore sulla spiaggia e il suono delle onde non è più celeste. Non è più armonioso. 

Parlare di Ciro non è facile. È un personaggio dai mille volti, dai più svariati colori. Parte per essere un subordinato, finisce per essere un capo. Durante gli episodi di Gomorra ho fatto fatica a prevedere le sue mosse e i suoi bersagli. Se pensavo potesse allearsi con tizio, finiva per legarsi a caio. Si è costruito un impero partendo dal basso, seguendo la sua stessa ombra e rifuggendo le strade più comode. Diventato orfano e sopravvissuto al terremoto dell’Irpinia del 1980, ha conosciuto presto il dolore e il mezzo con cui, secondo lui, liberarsene: la malavita. Era un ragazzino alto poco più di un metro quando ha iniziato a fare il lavoro sporco tra le strade di Secondigliano. Si lega alla famiglia Savastano e ci fa credere potesse essere l’amico di sempre a cui regalare la propria fiducia. Ma in questi ambienti è difficile parlare di fiducia. Ciro diventerà, con il tempo, il nemico numero uno del clan e finirà per uccidere i membri più forti. 

Spietato e crudele, L’Immortale non conosce pietà e compassione. 

Ciro di Marzio
Ciro di Marzio

In Gomorra nessuno deve provare emozioni profonde. Non esistono sentimenti come l’amore. E nemmeno la contraddizione. Tutte le cose vengono regolate usando una formula criminale, secondo uno schema centralizzato. In questo contesto disperato e disperante, Ciro ucciderà sua moglie, madre della sua bambina e donna della sua vita. È un meccanismo per cui il mondo viene osservato da un punto di vista opposto e contrario. L’amore è droga, soldi, comando. Non esiste posto per altro. Ciro Di Marzio è il personaggio più riuscito di Gomorra.

È il protagonista che tiene alto il livello di tensione, che sfida Genny e poi lo brama, che parte per Sofia ma sente la mancanza di Napoli, che si allea con Sangue Blu per diventare il re di Napoli. Ciro è la sintesi di mille contraddizioni e il racconto vero della criminalità. È l’uomo nato e cresciuto per raggiungere i suoi obiettivi e per superare il limite in ogni circostanza. Ciro è un terremoto, che come lui stesso ha detto, fa bene alla terra. Fa bene perché sprigiona e libera tutto il dolore che ha accumulato il pianeta. Come quando una persona sta male e accumula, accumula finché si libera e si sfoga. Ciro ha inglobato il dolore fino a farlo diventare parte di sè: è dal dolore che precipita la sua rabbia.

Al centro dell’ultima stagione c’è il suo rapporto con Genny. All’inizio di Gomorra, Gennaro Savastano era poco più che un ragazzo qualunque, un ego lasciato da parte dalla sua stessa ombra. Sapeva di essere il figlio di un boss della camorra, ma non gli pesava stare alla larga da certe dinamiche criminali. Fino a quando Ciro non ha soppiantato Don Pietro in quella figura paterna di cui, in fondo, tanto aveva bisogno. Padre e fratello per lui, Ciro ha ‘battezzato’ Gennaro. Gli ha concesso le prime armi e insegnato le regole fondamentali del codice camorristico.

Ciro ha accompagnato Gennaro nei primi agguati, durante i primi spacci. Poi la camorra cambia le carte e i due si sono ritrovati a combattere. L’uno contro l’altro. Il loro rapporto è sempre stato appeso ad un filo sottile. Quel filo che abbiamo spesso avuto paura si spezzasse quando si sono quasi uccisi a vicenda. Ma questo è il bello. Il Quasi. È mancato sempre poco o troppo perché questo legame andasse in fumo. Genny e Ciro si sono rincorsi per tutta la vita per poi finire la gara insieme. 

È un tipo di amore che sfida le meccaniche di guerra e per questo forte, più forte di qualsiasi altro sentimento. Se non fossero stati condannati ai loro ruoli, Ciro e Genny sarebbero stati abbracciati per tutta la vita. Al confine tra odio e ammirazione, tra amicizia e guerra, ci sono i due protagonisti di Gomorra. Ci sono due uomini che hanno reso tanto per non restare indietro. Due persone che hanno trovato forza dai passi falsi dell’altro, ma che alla fine hanno ceduto gli stessi passi alla morte, insieme.

Ciro Di Marzio è stato il personaggio più affascinante di Gomorra

Gomorra

Sembra paradossale parlare di fascino quando di mezzo ci sono camorra e criminalità organizzata, ma spesso le serie tv riescono a farci provare un qualsiasi sentimento di natura benevola anche nei confronti di chi sembra tutt’altro che legato a principi morali. Nel modo in cui ci è sempre sembrato avere la situazione sotto controllo, Ciro è il classico esempio di tenacia. Se lasciamo da parte per un attimo la sua storia e parlassimo solo del suo carattere, Ciro ha tutto quello che serve ad un uomo caparbio. Non c’è stato un momento in cui abbiamo pensato potesse andare fuori pista. Vi ricordate quando, attraverso un escamotage clamoroso, fece uccidere Salvatore Conte? Da quel momento, Ciro, si è guadagnato sul serio il consenso di tutti all’interno dei clan. Uomo forte inglobato in un destino ancora più forte. Ciro, partito da zero e dalla polvere, è riuscito a dominare Napoli.

Galleggiare: stare a galla, mantenersi alla superficie. Ciro Di Marzio è stato a galla per tutta la vita. Nel mare aperto della vita a cui si è concesso, ha saputo trovare un’ancora sempre e solo nelle sue mani. Affascinante, nemico, amico e spietato. L’immortale è stato tutto questo e molto altro. Ha relegato la sua esistenza a qualcosa di più grande, a costo di perdere ogni cosa. E infatti Ciro ha perso tutto. In Gomorra ognuno vive in una inebriata dimenticanza di sè. Perdendo anche la propria identità, si rinasce sempre in altre vesti, in altri momenti. Non c’è una via di fuga qui, nemmeno per l’Immortale. 

La stanza è buia, una luce tenue filtra dal lucernario. C’è odore di sigarette, spente e accese mille volte. Stai seduto in un angolo, mi dai le spalle. Io in piedi a pochi metri. 

Silenzio. 

Ti passi una mano sul cranio lucido. Poi come fai tu, ti volti appena, mi guardi e i tuoi occhi brillano di una luce violenta.

L’addio di Marco D’amore a Ciro Di Marzio è un addio che abbiamo sempre cercato di mantenere lontano. Ciro Di Marzio mancherà ad ognuno di noi. Come il mare.

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