Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Ginny & Georgia
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Brianne Howey (Georgia) e Antonia Gentry (Ginny) reinterpretano una storia vecchia come il mondo: il rapporto tra madre e figlia che più che complesso è letteralmente un puzzle di emozioni fortissime, sentimenti contrastanti e una buona dose di traumi infantili non risolti (anche se non è scontata come può sembrare). Una storia che nella serialità televisiva abbiamo visto e stravisto ma che, alla fine, ci riporta sempre dalla stessa parte. A fare un super rewatch di Una mamma per amica (Gilmore Girls per i puristi e i fan più accaniti). Ginny & Georgia non solo si pone come una sorta di modernizzazione (di cui avevamo un disperato bisogno, diciamocelo) di Una mamma per amica ma la cita più volte sfidando un destino che le hanno cucito addosso ben prima della sua stessa realizzazione.
La differenza è che Georgia, la madre, è una donna spietata e priva di scrupoli. Ma ha anche dei difetti. Ginny, invece, con la sua buona dose di crisi adolescenziali, ricorda di più la sua controparte Rory. Peccato che ne tragga solo i difetti. Aldilà del paragone, comunque, che è inevitabile ma anche fine a se stesso, Ginny & Georgia è molto piacevole. Ci fa sentire un po’ a casa, quel posto dove le madri e le figlie urlano come pazze e alla fine basta volersi un po’ di bene. Quel posto dove i traumi fioriscono ma fortificano. Almeno così scegliamo di credere, ingenui che non siamo altro.
1. L’evoluzione di come avrebbero dovuto essere Lorelai e Rory

Come si diceva, Ginny & Georgia punta a modernizzare una narrazione madre-figlia che già conosciamo ma che forse si è fermata agli anni Duemila (al momento è stata rinnovata fino alla quarta stagione). Non che ci sia niente di male, Una mamma per amica ce lo vediamo tutte almeno una volta all’anno, tipo rito sacro. Chi dice di non farlo, mente. Quindi Ginny & Georgia punta su un tema sicuro, si porta dietro delle certezze che difficilmente riescono a sfaldarsi. Quando si tratta di mamma, nessuno è disposto a mettersi in discussione, né tantomeno a mettere in discussione la tradizione. Vedendo la primissima puntata il pensiero va subito alle ragazze Gilmore e a come avrebbero potuto essere, trasposte al giorno d’oggi.
E se è vero che Georgia è quanto di più lontano da Lorelai (nel suo caso la modernizzazione va leggermente oltre, sfociando nel penale), in Ginny rivediamo tantissimo della prima Rory insicura persino del rapporto con la sua stessa madre. Insomma, le epoche cambiano, i traumi no. Quel senso di oppressione e di manipolazione che una madre troppo presente può donare ad una figlia insicura, resta. Non sia mai che il modello sia qualcosa di positivo, si rischierebbe di strutturare una società troppo sana. Che gusto ci sarebbe?
2. Il passato di Georgia come Mary che cammina sui sentieri più scuri

Se non hai colto la reference nel titolo, sei troppo giovane. Beato te, però fai una piccola ricerca su Google e vedrai che non te ne pentirai. Dunque, il vero nome di Georgia pare essere Mary o almeno così viene chiamata dal patrigno violento che ci fanno vedere da subito. Per mettere in chiaro da dove viene, anzi da dove vengono tutti quei traumi che non vede l’ora di passare alla figlia. Se non fosse ancora abbastanza chiaro, già dalla prima puntata intuiamo la netta differenza tra Georgia e Lorelai. Per chi proprio non ci vuole stare che possano essere così diverse, ecco che il passato di Georgia ci colpisce senza pietà. Ora è solo da capire se è potenzialmente peggio crescere tra droga, violenza e mancanza di affetto oppure se crescere dentro una casa con Emily Gilmore.
La risposta potrebbe essere più complicata di quello che può sembrare. Ginny & Georgia ha una passione più smodata per l’elaborazione del trauma infantile, ci delinea sopra quasi ogni sottotrama e ne fa una sorta di leitmotiv. Lorelai, alla fine, mezzo che ci ha fatto i conti. Anche se forse è solo perché doveva fare i conti con una vita agiata e una casa amorevole. Ci poteva riuscire più o meno chiunque.
3. Comunque, Marcus sembra già meglio di Dean. Non di Jess, ma chi mai potrebbe.

Ora, non per fare per forza il paragone con Una mamma per amica (spoiler: continueremo a farlo fino alla fine, siamo millennial) ma c’è da spezzare una lancia a favore di Ginny & Georgia, stavolta. Marcus, il ragazzo della porta accanto che ammalia Ginny dal primo momento in cui si vedono, sembra interessante dal primo minuto. Anzi, sembra molto interessante, perfino a chi non è il suo target di attrazione. Un o una millennial, appunto. Marcus, bello o no, attrae e sembra da subito scritto in una maniera complessa e introspettiva che incuriosisce. Nel corso della prima puntata, ad un certo punto, purtroppo ci ricorda quel tordo di Dean, col ciuffo ballerino e la faccia pulita. Poi, per fortuna, si riprende subito e ci fa capire che con Dean non ha proprio niente a che spartire.
Marcus non è un bravo ragazzo, è più bello e dannato. È più Jess Mariano, insomma. Anche se, lasciatecelo dire, nessuno può essere Jess Mariano. Complimenti a Ginny & Georgia per aver provato a dare alla Gen Z il suo Jess Mariano, è giusto e apprezziamo il tentativo. Spiace Marcus, non è cattiveria, è solo il peso di un predecessore troppo grande.
4. Okay, quindi, Maxine è l’unica quindicenne normale.

Dunque, il personaggio di Maxine è forse l’unica per la quale non troviamo un corrispettivo in Una mamma per amica. E infatti la sua bellezza è proprio la sua unicità. E anche la sua veridicità. Maxine, sorella gemella di Marcus e compagna di scuola di Ginny (si capisce subito che diventeranno amiche), sembra infatti essere l’unica veramente aderente alla realtà. Alla realtà quella che viviamo tutti, tutti i giorni. I quindicenni, per antonomasia, sono persone piuttosto impulsive, emozionali e impacciate. Delle schegge impazzite, insomma. Lo siamo stati tutti, qualcuno di voi magari lo è ancora (di nuovo, beati voi, però recuperatevi Una mamma per amica, noi lo diciamo per voi). In Ginny & Georgia, invece, i quindicenni sembrano tutti molto seri, a partire dalla stessa Ginny.
Che, per carità, ha subito quello che ha subito con la madre che si ritrova, però anche meno. Meno filosofia, più chiacchiere senza senso. Maxine, in questo, è perfetta e super puntuale. Dalla primissima puntata viene delineato il suo personaggio e sappiamo già chi è che ci fa ridere di più. È un problema di noi simpatiche: brillanti, originali e positive ma mai le protagoniste della storia.ù
5. Prima puntata e già combattiamo il patriarcato. Brave sorelle, apprezziamo.

Una cosa che si apprezza da subito in Ginny & Georgia è la varietà di temi, anche spinosi, che affronta. Dalla prima puntata capiamo subito l’andazzo: Georgia viene da un passato di violenza, Maxine è gay e il fratello usa droghe leggere, Ginny entra in aula e si becca subito il professore razzista e misogino. Poi in mezzo c’è Austin, il fratellino piccolo di Ginny, che ama Harry Potter ma quello è un problema solo per alcuni. Non c’è che dire, un bel pugno nello stomaco, ci dice subito che non ci sono tabù che tengano. Se si è troppo deboli di cuore, cambiare canale, bollino rosso (come dicevano una volta quei vecchi dei millennials).
Senza troppi giri di parole, Ginny affronta subito il patriarcato, con la serietà di una quarantenne avviata e la consapevolezza di una avvocata divorzista. Leggermente fuori dalla realtà vera, ma comunque apprezzabile, forse proprio perché ci fa sognare. Nessuna di noi a quindici anni si sarebbe mai sognata di rispondere a tono ad un professore, e sicuramente anche tra le quindicenni di oggi ci sarebbe un minimo di pudore. Ma Ginny & Georgia è sopra le righe in tutto, e fa anche bene (nel suo, sa insegnare molto). A tutti i professor Gitter del mondo: beccatevi questo, la Gen Z non perdona tutto quello che abbiamo perdonato noi!





