Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Final Space » Final Space non è Futurama, ma è una splendida Serie animata

Final Space non è Futurama, ma è una splendida Serie animata

É vero, tutti noi spesso paragoniamo prodotti dello stesso genere. Il problema è che, la maggior parte delle volte, ci aspettiamo di ritrovare nella serie che stiamo guardando gli stessi elementi di una serie cult già vista. Non accettiamo variazioni narrative e ci fa ribrezzo qualsiasi cosa non assomigli all’opera usata come metro di giudizio. A Final Space è successo esattamente questo, dato che è stata messa subito a confronto con Rick & Morty e Futurama. Ma è davvero giusto volerla paragonare per forza a questi cult solo perché la storia è ambientata nello spazio e fa un grosso uso dell’umorismo non-sense?

É giusto decidere cosa è bello e cosa non lo è sulla base di altri prodotti simili? Il caso di questa serie mi ricorda un po’ quello di Dirk Gently (qui un approfondimento sulla questione), che in molti hanno voluto paragonare a Doctor Who, sancendone così la sua condanna definitiva.

Creata da Olan Rogers e David Sack e tratta dalla web series Gary Space dello stesso Rogers, Final Space esce in un primo momento sulla TBS in 10 episodi e successivamente, il 20 luglio, su Netflix. Un mix frenetico di fantascienza, personaggi bizzarri, colpi di scena e momenti drammatici anche registicamente ben gestiti, fanno di questo prodotto uno dei più sottovalutati dell’intero panorama della piattaforma streaming.

La storia segue le vicende di Gary, condannato a 5 anni di prigionia su un’astronave spaziale in totale solitudine. Sarà l’arrivo del simpatico alieno Mooncake a sconvolgere la sua vita, con l’incontro prima di Avocado e poi di altri personaggi che si uniranno al protagonista per sconfiggere il malvagio Lord Comandante. Il ritmo è tutto in discesa, grazie a un ottimo intreccio delle varie storie e alla caratterizzazione dei personaggi, i quali diventano immediatamente riconoscibili in poche battute.

Gary è l’anima di Final Space, così uguale ma così diverso dagli altri personaggi del suo genere. La sua forza sta nella sua normalità, una normalità però mai ostentata, come invece spesso accade in molte altre serie. Pur essendo molto sicuro di sè, riesce a esternare la maggior parte dei suoi sentimenti solo davanti a una telecamera, quasi come metafora della nostra generazione. Un’eccentricità pacata adottata anche per tutti gli altri personaggi: ognuno di loro è infatti a modo suo bizzarro, con delle particolarità uniche che non vengono però mai accentuate.

I ruoli sono ben definiti, nessuno risulta ingombrante e questo, paradossalmente, fa sì che ognuno di loro abbia un spessore maggiore. Tutti in questa serie sono al servizio della Storia.

Sì, perchè il punto di forza di Final Space è la storia. Come se fosse un’opera Hitchcockiana, è lei la vera protagonista. In un’epoca in cui la serialità si basa sempre di più sulla psicologia dei personaggi (vedi Narcos, Bojack Horseman, The Young Pope, Rick & Morty), i creatori della serie decidono di cambiare le carte in regola. Dal non-sense che non vuole essere politico o dissacrante, all’uso della drammaticità (strappalacrime) mista a colpi di scena che servono a dare ritmo alla storia, più che per creare depressione (vedi sempre Bojack Horseman).

Anche gli elementi classici della space-opera, ormai tornati di moda, in questa serie trovano grande spazio proprio per il loro utilizzo ai fini della costruzione di un vero e proprio universo. La stessa scrittura è di ottimo livello e – puntata dopo puntata – pur iniziando in medias res, la storia non risulta mai prevedibile o logorroica, e il tutto risulta estremamente godibile, con un finale di stagione mozzafiato.

Final Space è Final Space, e grida vendetta ogni volta che lo si vuole forzatamente paragonare a Rick & Morty o Futurama.

Per quanto difficile possa sembrare, dobbiamo imparare a non voler catalogare tutto, senza dover considerare di serie B tutto ciò che assomiglia a un cult dello stesso genere. I paragoni a volte sono necessari, ma non per questo bisogna partire prevenuti. Cosa mi ha insegnato questa serie? Essere se stessi, provarci senza ostentare ciò che siamo, solo questo ci renderà davvero unici.

Leggi Anche: Rick e Morty si è ispirato a Breaking Bad, parola di Dan Harmon