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Watcher – La Recensione di un thriller al femminile dai coraggiosi riferimenti

Costruire un thriller psicologico che funzioni – con tanto di ingranaggio perfetto degli elementi che concorrono a trasmettere le tipiche sensazioni di questo genere cinematografico – non è assolutamente una cosa semplice o scontata. Tant’è che non tutti ci riescono. Molti sono i tentativi falliti, ma al tempo stesso ce ne sono alcuni che riescono a spiccare nella vastissima offerta di lungometraggi che oggi ci giunge non solo dai circuiti cinematografici ma anche dalla piattaforme streaming. Abbiamo stilato per voi anche una lista dei 10 migliori Film e Serie TV thriller da guardare su Amazon Prime Video Il film di cui vogliamo parlarvi oggi – e che trovate nelle sale di tutti i cinema italiani al momento – è proprio un thriller psicologico diretto da Chloe Okuno – che vede nei panni di protagonista la giovane attrice Maika Monroe – e ha un titolo estremamente semplice eppure estremamente esplicativo: Watcher.

Watcher è colui che osserva – un voyeur più o meno innocente – che con il suo atto del guardare finisce per suscitare sentimenti di diversa natura in colei che è oggetto del proprio sguardo.

In questo caso in particolare, tutto ha inizio quando Julia, una giovane donna per seguire suo marito nel suo nuovo lavoro, sceglie di trasferirsi a Bucarest con lui. Nonostante è evidente che sin dall’inizio ci sia una certa ritrosia nei confronti del Paese ospitante, la ragazza cerca di integrarsi, ad esempio sforzandosi di imparare la lingua del posto. Sin dalla prima sera in questo appartamento però Julia nota un dettaglio inquietante: l’ombra di un uomo alla finestra che sembra fissarla insistentemente dall’altro lato dalla strada.

La prima scena – che dopo qualche minuto ci mostra il titolo in un rosso corsivo abbastanza in contrario con l’atmosfera di tensione che abbiamo iniziato ad avvertire – è estremamente eloquente. I due coniugi si lasciano travolgere dalla passione e mentre si spogliano, la macchina da presa con il suo occhio si allontana sempre di più. Ad un certo punto si solleva di qualche millimetro, come se effettivamente questa scena fosse vista dagli occhi di una presenza esterna, di qualcuno di estraneo che con il suo sguardo si sta intromettendo nell’intimità e quotidianità della coppia.

La finestra quindi continua ad essere uno degli elementi del cinema più ricorrenti nei thriller psicologici, usata dai maestri più autorevoli come il grande maestro Alfred Hitchcock ma anche nei lungometraggi usciti in sala di recente, come ad esempio La donna alla finestra.

Watcher

Nel frattempo i notiziari parlano di un serial killer a piede libero che decapita le sue vittime. La donna inizia sempre più a convincersi di essere seguita e spiata entrando in un vortice di paranoia che sembra prosciugare il suo ottimismo così come la voglia di vivere un nuovo inizio al fianco della persona che ama. A peggiorare la situazione è proprio il mancato appoggio di suo marito che non le crede e neanche le nasconde di essere convinto che questa possa essere una sua fantasia mentale.

Uscita dalla casa dai corridoi in cui echeggia qualche ispirazione di Shining di Kubrick, Julia decide di farsi un giro per la città e a un certo punto di entrare in un cinema dove si proietta Sciarada, il film del 1963 la cui trama – forse non a caso- è segnata dal un misterioso omicidio. Qui avviene il suo primo incontro ravvicinato con il suo pedinatore che decide di seguirla anche nel supermarket dove cerca di sentirsi più al sicuro.

Anche qui il modo in cui viene costruita la tensione della donna – con un’impeccabile interpretazione di Maika Monroe che risulta credibilissima ad ogni sussulto e sguardo – è di ottimo livello. Il sentimento arriva forte e chiaro allo spettatore che ne viene catturato e sente di esserne quasi parte, come se ad un certo punto il “watcher” potesse vedere anche lui. Non servono molti dialoghi, anzi. La sceneggiatura è essenziale e tutte le parole dette hanno un senso e non sono mai pronunciate per caso. Le soggettive della protagonista si alternano perfettamente con tutte le altre riprese. Il ritmo è impeccabile.

Vi consigliamo di non proseguire la lettura della nostra recensione di Watcher se non volete imbattervi in spoiler sulle sequenze più importanti del lungometraggio e sul finale. Prima guardatelo magari, poi veniteci a raccontare la vostra!

Una delle scene più potenti è proprio quella del saluto. La donna prende coraggio, sceglie di guardare con razionalità i fatti di cui è stata protagonista duranti gli ultimi giorni e mentre è davanti alla finestra della sua casa solleva un mano, per convincersi che non è lei l’oggetto dello sguardo di quella misteriosa figura. L’uomo ricambia, solleva a sua volta la mano ed è proprio quello il punto di non ritorno. Nessun dubbio, nessuna paranoia. Quell’uomo è lì per osservarla, per scrutarne ogni gesto, spogliarla di ogni intimità e minare la sua serenità.

Eppure nel momento in cui i due si trovano per un assurdo caso faccia a faccia gli occhi dell’uomo non incontrano mai i suoi. Li tiene bassi, sono schivi, fissano il vuoto oppure qualsiasi cosa che non siano gli occhi di Julia. Contrasto estremamente interessante visto che intanto la metà del film è già trascorsa e la pressione di quello sguardo inquietante ormai la sentiamo addosso anche noi al di là dello schermo.

Maika Monroe è convincente proprio in ogni parte di questo thriller psicologico. Ogni sfumatura del suo mondo interiore ci è chiara ed è per questo che l’immedesimazione non è complessa, anzi risulta spontanea e “naturale”. Watcher non è solo un altro film uscito al cinema ma parla del nostro mondo più di quanto possa sembrare all’apparenza. La difficoltà che molte donne riscontrano nel comunicare le violenze, gli abusi e le mancanze di rispetto di cui sono vittime sono amplificate dalla mancanza d’appoggio che spesso riscontrano nelle persone che hanno accanto e che spesso stentano a credere alle loro confessioni. Julia è vittima di un mondo che non vuole spendersi per tutelare la vita di tutti gli esseri che ne fanno parte e che finisce per tralasciare, trascurare e, nei casi peggiori, condannare a morte certa.

Arriviamo al momento cruciale, il finale. Certo, spesso il viaggio ne vale così la pena che la chiusura della storia assume un’importanza secondaria ma forse non è il caso di un thriller psicologico in cui l’epilogo gioca un ruolo fondamentale. Una delle scene più importanti che annunciano la fine è quella che si svolge in metro. Julia e il suo molestatore si ritrovano faccia a faccia – questa volta lui la guarda – e con un discorso allusivo le fa comprendere che anche le “prede” più difficili alla fine possono essere raggiunte. Non importa quanto tempo ci vorrà.

Abbiamo sempre più il sospetto che l’unica persona che sembrava dimostrare di credere a Julia sia stata vittima dell’inquietante dirimpettaio. L’ultima sequenza del film ce ne la triste conferma. Il corpo decapitato di Irina è sulla sedia nella sua casa e proprio quando Julia entra nell’appartamento per cercarla viene catturata dall’uomo che finirà per assassinarla.

O almeno questo è quello che la ragazza vuole farci credere. Perché il finale di questo thriller psicologico forse è uno dei peggiori che abbiamo visto ultimamente al cinema. Può esserci qualcosa di più prevedibile di un’uccisione a sangue freddo di un killer che si è lasciato sfuggire che la sua vittima è ancora viva ed è pronta a fargliela pagare con un’arma degna di questo nome? Decisamente no. Watcher si chiude con uno sguardo dell’attrice Maika Monroe rivolto a suo marito, visibilmente sconvolto e pentito di non averle creduto prima che questa situazione potesse giungere al limite e al punto di non ritorno.

I modi per poter chiudere una storia così coinvolgente e ben strutturata potevano essere davvero moltissimi ed è proprio per questo che l’uscita dal cinema, a visione conclusa, ci vede abbastanza delusi. Un gran peccato vista la performance di una Maika Monroe perfettamente calata nel suo personaggio, un freddo paesaggio rumeno che funziona da cornice ideale per un racconto di questo tipo ma anche una regia attenta ai dettagli che non ha tralasciato alcun particolare. Il finale che Watcher meritava di essere di gran lunga migliore di quello che è stato (ah e per restare in tema eccovi i 25 flop più clamorosi al box office nella storia del cinema).

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