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Il film della settimana: Come un tuono

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Come un tuono.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Come un tuono? Ecco la risposta senza spoiler.

“Se corri come un fulmine, ti schianti come un tuono!”

È da questa citazione che viene adattato in italiano il titolo del film di Derek Cianfrance, che in originale è The Place Beyond the Pines. Disponibile su Sky e Now (a noleggio su Chili, Apple e Rakunten Tv), Come un tuono narra di Luke Glanton, motociclista che si esibisce in spettacoli ambulanti per guadagnarsi da vivere. Dovrebbe partire per una nuova meta, ma scopre di avere un figlio, Jason, dalla sua vecchia fiamma Romina. Decide dunque di rimanere per provvedere alla sua famiglia ed evitare che, a differenza sua, Jason cresca senza un padre. Per farlo, però, sceglie la strada più veloce ma più pericolosa, ovvero quella delle rapine in banca; cosa che lo porterà a incrociarsi con l’agente di polizia Avery Cross, anch’egli padre da poco e con un codice morale messo a repentaglio dagli eventi che lo colpiranno. Quindici anni dopo, i loro figli stringono amicizia al liceo, ma il passato comune non tarderà a riaffiorare e le conseguenze potrebbero essere devastanti.

Sovvertendo una regola non scritta del cinema d’azione contemporaneo, Cianfrance ci parla di queste vite intrecciate tra loro senza l’utilizzo dei flashback, ma procedendo in ordine cronologico e dividendo il racconto in tre parti, ognuna con protagonisti diversi ma, appunto, legate indissolubilmente tra loro. È una storia intima sul rapporto tra genitori e figli, sul destino e sul sogno americano; un’analisi sulle varie declinazioni della paternità di uomini che si trovano ai lati opposti della società. Conquista con la sua sceneggiatura curata, l’abile regia, gli ottimi interpreti: su tutti, Ryan Gosling (Luke), Bradley Cooper (Avery) ed Eva Mendez (Romina). Come un tuono è tensivo ed emozionante al punto giusto, coinvolgendoci in una storia che sa toccare nel profondo. E dopo averlo visto, tornate qui a leggere la nostra recensione.

SECONDA PARTE: La recensione (con spoiler) di Come un tuono

Come un tuono

Per Cianfrance il cinema è sempre stato un modo per entrare negli spazi più intimi delle persone e assistere a momenti privati molto simili a quelli che sperimentiamo tutti i giorni. Ecco perché la sua poetica si concentra quasi esclusivamente su racconti familiari. Se con Brother Tied indaga il legame fraterno e in Blue Valentine le dinamiche in una coppia, attraverso Come un tuono esplora la paternità con i suoi pregi e difetti, portandola forse a un livello di analisi più intenso rispetto alle sue opere passate, poiché la inserisce all’interno del filone artistico che da sempre ha rappresentato come le colpe dei padri ricadano sui figli. E lo fa principalmente attraverso i suoi personaggi.

Ryan Gosling, alla sua seconda collaborazione con Cianfrance, è quel pilota avventuriero e misterioso che ricorda molto da vicino il suo ruolo in Drive.

L’attore riesce a esprimere perfettamente l’essere borderline di Luke, desideroso di prendersi cura di Romina (una bravissima Eva Mendes, il filo rosso che lega ogni cosa) e del figlio, ma incapace di assolvere al suo compito. È prigioniero in una realtà che gli impedisce di fare la cosa giusta, ricordandogli costantemente il suo passato. Cianfrance rende ciò anche attraverso le riprese delle sue corse in moto, così bloccate su di lui da annullare l’alta velocità, perché si sente il topo rincorso dal gatto incarnato dalla polizia e dal dramma. Perché vorrebbe essere diverso e, per questo, è indifeso di fronte alla tentazione della strada più facile. Sono caratteristiche che lo rendono terribilmente reale, così come la sua esistenza che continua a stravolgere i suoi piani, e che ci induce a tifare per lui perché ha un cuore puro, perché vediamo la sua paura prima dei colpi e la sua felicità quando spende i suoi soldi per Jason.

Luke incrocerà ben presto la strada dell’Avery Cross di un ottimo Bradley Cooper, suo opposto in Come un tuono, eppure paradossalmente più simile a lui di quanto non pensi. Uomo complessissimo, pur non avendo le abilità del pilota, mostra cosa può condurre una persona a un’introspezione tale da far scatenare paure incontrollabili. Eppure, nonostante gli affari loschi in cui viene coinvolto, ha maggiori chance di salvarsi nel film su Sky e Now, anche grazie alla sua educazione e all’essere figlio di uno stimato giudice che gli apre le porte aperte per una carriera florida. Non come Luke, che rimane per dare al figlio la vita che merita. Diversa dalla sua, più simile a quella di Avery.

Due figure dalle quali emerge una critica verso il mito del sogno americano. La provincia in cui sono ambientati gli eventi dovrebbe costudirne i valori, eppure diviene una gabbia senza opportunità; un luogo cinico e brutale sia nei confronti di chi ne è escluso, Luke, sia di chi ne fa parte ma non si piega ai suoi meccanismi, Avery. Il primo comprende presto che uno come lui non può far soldi se non nella criminalità; il secondo, seppur all’inizio è mosso dalle intenzioni migliori quando scopre la corruzione del suo dipartimento, finisce per sfruttare la situazione ergendosi a eroe della comunità per migliorare il suo status. Mettendo la carriera prima della famiglia, diviene un ingranaggio di una società tossica che premia la spietatezza invece che il merito.

Gosling e Cooper funzionano bene tanto da singoli quanto in coppia nel film su Sky e Now, in quella scena magnifica ancora scolpita nelle nostre menti. I loro personaggi sono ambiziosi e sarà proprio questa ad allontanarli dai loro figli. Segnati inevitabilmente dalle azioni dei padri, con le colpe di questi ultimi che ricadano sulla nuova generazione.

È una moderna tragedia quella in Come un tuono.

Tutta al maschile, in cui gli uomini rincorrono la felicità di una stabilità familiare che continua a sfuggirli, non conoscono sconfitta e, dunque, non comprendono i pericoli della via che hanno intrapreso. Le donne sono destinate a osservare, a riparare agli errori dei partner, a nascondere la memoria o a sostenere un rapporto che si dissolve sempre più velocemente. Sole emotivamente, consapevoli dei rischi del loro compagno e impossibilitate a fermarli. E è proprio qui che si inseriscono le colpe dei padri. Che siano il silenzio, l’assenza fisica, l’affetto freddo e distaccato o le accuse, esse diventano il riflesso in cui i figli si specchiano per trovare una qualche parvenza di identità personale. E il più delle volte, non trovano quello che stanno cercando. Il più delle volte, trovano solo dolore.

Come un tuono

Cianfrance fotografa perfettamente i personaggi e le loro evoluzione attraverso la struttura in tre tempi del film su Sky e Now, senza il ritmo serrato degli action, ma con una lenta e costante tensione che dà senso di intimità e vicinanza. Evitando la frammentarietà temporale e legando armoniosamente le tre realtà, si serve equamente del volto tormentato di Gosling o di quello pulito di Cooper per raccontare gli effetti e le ragioni di una genitorialità negata. Con uno stile asciutto ed essenziale, il regista alterna lunghe carrellata a primi piani e riprese in soggettiva, per entrare nell’essenza e nell’ambiente dei personaggi. Ora viene evidenziato il tatuaggio sulla guancia di Gosling, ora il taglio curatissimo dei capelli di Cooper, ergendoli a particolari importanti per tratteggiare passato e futuro di due uomini socialmente distanti, ma uniti nella loro impossibilità di fare il padre.

L’unione vincente è anche quella tra regia immersiva, sceneggiatura delicata e fotografia dai colori caldi. Questo perché Cianfrance vuole definire in maniera specifica i tre atti della pellicola su Sky e Now: la vita, la rinascita e la caduta nell’abisso. Esattamente in quest’ordine. Perché, appunto, dai peccati paterni non si scappa, come se il destino di Jason e del figlio di Avery fosse già segnato. Ma è davvero così? O è possibile liberarsi dal passato ingombrante? Certo che sono significative le ultime parole di Luke a Romina riferendosi a Jason, ovvero “non parlargli di me”, proprio per evitare che Jason prenda il suo stesso percorso. Quindi alla fine il ragazzo lo seguirà oppure si distaccherà dalla sua sorte? Potrebbe anche darsi che le due opzioni non si escludano a vicenda. Basti osservare la scena finale, con Jason che percorre letteralmente la stessa strada del padre in moto, portandosi dietro quell’eredità pesante ma trasmettendo serenità, come se si fosse riappacificato con sé stesso.

Dunque, per quanto Come un tuono possa essere un film sulle vite maledette, asfissiante e tragico, per Cianfrance c’è una speranza. Non è semplice prendere una strada diversa rispetto a quella che viene tracciata sotto i nostri piedi e che, quindi, istintivamente siamo portati a percorrere. Tuttavia, se non è la nostra, dobbiamo provare a cambiarla, allo stesso modo quegli uomini dal grande coraggio. E ascoltare la nostra storia e le nostre radici, accettandole, è il primo passo. Per correre senza cadere. Come un tuono.

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