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Il film della settimana: L’uomo senza sonno

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto L’uomo senza sonno.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere L’uomo senza sonno? Ecco la risposta senza spoiler

Disponibile su Amazon Prime Video (a noleggio su Google Play, Apple e Rakuten Tv), L’uomo senza sonno narra di Trevor Reznik, macchinista di una fabbrica che soffre di un’estrema insonnia da quasi un anno a causa di un imprecisato trauma. Non è sposato, sebbene frequenti una prostituta di nome Stevie, diventata la sua migliore amica, e un bar dell’aeroporto dove si intrattiene a parlare con Maria, cameriera e madre single. Il suo corpo riflette il suo stato, essendo scarno, pallido e con un peso nettamente inferiore alla norma. Anche la sua memoria ne risente, venendo afflitto da deja vu, visioni, flashback sconnessi di cui non riesce a trovare il senso. Inoltre, un incidente sul posto di lavoro lo allontana ancor di più dai diffidenti colleghi, causato da lui perché provocato da Ivan, un tizio che sembra perseguitarlo e da cui è ossessionato. Mentre ricerca delle prove sui piani di Ivan, dovrà comprendere qual è la ragione della sua insonnia e come può, finalmente, riuscire a sconfiggerla.

Brad Anderson dirige questo thriller psicologico pieno di interrogativi, avvolto da una fotografia opaca e fredda e da un clima grigio, alienante e ostile. Con un’intrigante sceneggiatura, un mistero alla Hitchcock e una colonna sonora che amplifica le sensazioni che vuole trasmetterci il film, L’uomo senza sonno è una pellicola affascinante, ambigua e intensa che gioca con l’insonnia di Trevor per dare vita a vicende che rendono sempre più sfumato il confine tra realtà e immaginazione, portandoci in un autentico viaggio dentro la mente del suo protagonista. E ne risulta, dunque, che la colpa – e come ci si rapporta con essa – è uno degli elementi chiave dell’opera.

Ma nel film di Anderson a impressionare è soprattutto l’incredibile trasformazione di Christian Bale, capace di perdere circa 28 chili (un terzo del suo peso) per arrivare a pesarne 54/55. E non si tratta solo di quello, perché riesce a sorreggere in maniera grandiosa la pellicola con un’interpretazione magnetica e semplicemente fenomenale. Ed è su Trevor che concentreremo la nostra focalizzazione nella seconda parte del pezzo.

SECONDA PARTE: La focalizzazione (con spoiler) sul protagonista de L’uomo senza sonno

L'uomo senza sonno

“Nessuno è mai morto d’insonnia”

Lo dirà Trevor a un certo punto del film su Amazon Prime Video, ricalcando le stesse parole pronunciate in Fight Club, altra pellicola in cui il protagonista soffre di questo disturbo. Certo è che non fa per niente bene al nostro corpo e alla nostra mente l’assenza prolungata di sonno. Oltre che una necessità fisiologica, nei sogni si ripropongono i problemi irrisolti della giornata, letti con una chiave alternativa, onirica, che la razionalità sveglia non consentirebbe di raggiungere, avendo così la sensazione di trovare una soluzione ai nostri grattacapi. Se non dormiamo, è come volessimo fuggire dalla risoluzione dei nostri problemi; allora, perché restare svegli? Solitamente, accade per paura di rievocare un trauma, un evento che vorremmo dimenticare o un’esperienze che ci suscita sentimenti negativi. E L’uomo senza sonno mostra proprio questo concetto attraverso il suo protagonista.

Il Trevor di Christian Bale, infatti, vuole dimenticare un passato che non riesce ad accettare e, sentendosi sempre osservato, deve rimanere vigile. Ma l’insonnia, contemporaneamente sua ultima difesa e terribile nemesi, lo porta a non capire più quale sia la verità, a farsi domande su ogni cosa sprofondando in un tunnel di sospetto e diffidenza verso tutto e tutti. Tanti sono, infatti, i primi piani del protagonista allo specchio, come stesse cercando in quegli occhi spenti delle risposte.

Uno specchio che vuole mettere in risalto il suo sdoppiamento di personalità, che troverà riscontro proprio nel misterioso Ivan.

Quest’ultimo rappresenta l’alter ego che ha creato usando gli elementi del giorno dell’incidente; infatti, ha gli stessi vestiti che il personaggio di Christian Bale indossava in quella data e guida la sua auto. Ivan può essere visto in due modi ne L’uomo senza sonno: è la parte malvagia del protagonista, a cui addossa la colpa che non riesce a sopportare; oppure è la sua coscienza, che risuona nella sua testa e nelle sue orecchie fino a portarlo, alla fine, alla decisione corretta. Del resto, da buon thriller psicologico che si rispetti, Anderson ci trascina nella mente di Trevor e nel suo inferno dantesco, evocato da quella vita meccanica e dalla ripetitività alienante di una normalità tetra e opprimente, incarnate dagli orrori di una giostra del Luna Park che non è più attrazione ludica e divertente, ma metafora di una redenzione che, ancora, pare un miraggio; lì dove vede cartelli con la scritta ‘colpevole’ o ‘delitto e castigo’, persone ferite e con arti mozzati e via dicendo.

Un inferno meccanico e ripetitivo, intervallato da momenti improvvisi e violenti e figure strane e inquietanti, come l’uomo collegato agli atti efferati di Trevor o il bambino epilettico. Infatti, vive in una dimensione stralunata, in cui la realtà si mixa a elementi onirici, interiorità ed esteriorità sono fuse tra di loro e l’insonnia provoca mostri nei quali il protagonista rifiuta di specchiarsi e di intravedere frammenti di sé ormai sfuggiti al suo controllo. La sua lotta interiore è esemplificata dall’omino del gioco dell’impiccato, destinato a morire e le cui parti del corpo sono divise. È un burattino, ormai privo delle sue maschere e mangiato vivo dal senso di colpa. Ecco che la sua magrezza si erge a metafora di quel tormento interiore che lo sta letteralmente divorando, con il tema della colpa che sfocia nel complotto, finché non abbraccia la verità rifiutata alla fine del film su Amazon Prime Video.

E sul protagonista de L’uomo senza sonno aleggiano influenze kafkiane, pirandelliane e, soprattutto, di Dostojevski.

Trevor sta leggendo L’idiota, con il cui personaggio principale ha degli elementi in comune. C’è l’epilessia del Principe rinvenibile in Nicholas e i suoi disturbi mentali simili a quelli dell’uomo interpretato da Christian Bale. Come quest’ultimo, ama due donne che finirà per perdere, concludendo che l’unico posto per qualcuno poco smaliziato, poco socievole e troppo retto è il manicomio. E sappiamo che Trevor trova la pace ai suoi rimorsi solo dopo aver accettato ciò che ha fatto ed essersi costituito, venendo sbattuto in quella prigione dove, dopo un anno, riesce finalmente a dormire.

Perché, fino a quel momento, Trevor è vuoto e prova a trovare conforto in una prostituta affettuosa e in una barista che lo ascolta, condividendone la pesantezza della quotidianità. Personaggi che, però, sono ambigui, contemporaneamente sé stessi e altro da sé, e viene da chiedersi se non sono semplicemente manifestazioni dell’inconscio di Trevor, più che persone in carne e ossa. Sebbene sia proprio la prostituta di Jennifer Jason Leigh, innamorata di lui e disposa a cambiare vita, ad aprirgli gli occhi sulla sua ossessione complottistica e sulla reale natura della sua insonnia.

L'uomo senza sonno

È l’atmosfera stessa del film su Amazon Prime Video a rispecchiare l’interiorità dilaniata di Trevor.

Come nel più classico dei gialli alla Hitchcock, lo scenario non fa semplicemente da sfondo, ma diviene un vero protagonista con molteplici significati. Parliamo degli indizi disseminati al suo interno che si incastrano tutti come pezzi di un puzzle: dall’impiccato all’orologio dell’aeroporto fisso sull’una e mezzo, passando per il serbatoio idrico a torre, un tunnel che si divide, il pulsante della macchina che funge da accendino e i post-it al frigo. Ci riferiamo anche a quelle strade cupe e pericolose, ai volti poco rassicuranti, al cielo nuvoloso e senza mai che il sole arrivi a Terra, alla fotografia desaturata e che restituisce un’esistenza priva di colore. Spicca, però, un verde che, in realtà, rappresenta la monotonia, la ripetività, il malessere del protagonista de L’uomo senza sonno – che contrasta con il biondo di Leigh, pallida speranza di un amore. Il tutto volto a consegnarci un uomo che è il fantasma di sé stesso e l’opacità di una vita che va a rallentatore.

Perché questo è un film più di atmosfere che di trama, ponendo la sua importanza più sul viaggio che sulla destinazione. E non avrebbe avuto la stessa efficacia senza un mastodontico Christian Bale. Impressiona il numero di chili che ha perso cibandosi solo di tonno, mele e caffe: è passato da 83 a circa 54, contando che è un uomo alto circa 1 metro e 85. E sarebbe arrivato a 45 chili se i medici non l’avessero fermato. Se ciò non bastasse, ha corso davvero nelle fognature piene di liquame senza indossare stivali di gomma. E non si tratta solo della sua preparazione e dedizione, perché, in una struttura alla Memento di Nolan, riesce a restituire perfettamente lo straniamento di un uomo che sta cercando di ritrovare sé stesso, dilaniato dal senso di colpa e distrutto da una vita asfissiante e traumatica. Colpisce il suo sguardo, stanco e rassegnato, folle e ossessionato, perennemente con gli occhi socchiusi, a cui si unisce la camminata caracollante e l’emotività instabile di chi è al limite, sia fisica che mentale.

Trevor, però, è uscito da questo labirinto oscuro e opprimente, riuscendo a raggiungere la luce nella pellicola su Amazon Prime Video. Dopo essersi dissociato da sé, aver rimosso le parti scomode a favore di quelle socialmente accettabili e aver creato realtà illusorie e intrappolanti, ha recuperato quelle memorie che gli hanno permesso di ricomporsi e di espiare la sua colpa. Ciò non avviene con un colpo di scena clamoroso, ma con un lungo percorso individuale in grado di ristabilire il dialogo interiore. Accettando sé stesso e i propri errori, raggiunge la salvezza e la redenzione, esce dalle strette maglie della grigia quotidianità, smette di scappare dalle responsabilità e, finalmente, dorme. Ed è proprio in quel momento che, paradossalmente, sembra alzarsi da un lunghissimo incubo. Un po’ come noi, frastornati da L’uomo senza sonno, ma contenti di aver visto quest’autentico e imperdibile gioiellino cinematografico.

Il film della scorsa settimana: Cloud Atlas