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Sappiamo poco di Gregory House prima dell’incidente, prima che senza il suo consenso gli venisse maciullato un muscolo della gamba. Per salvare quella stessa gamba, evitando di amputarla. Ma lasciandolo costantemente nel dolore, un dolore fisico e mentale. Dr. House ci mette ogni episodio davanti alla sofferenza del suo protagonista, se siamo capaci di guardare senza lasciarci distrarre da tutto il resto.

Questo trauma ha reso Gregory House cinico, sprezzante nei confronti degli altri e della sua stessa vita. O era così già da prima?

Dai pochi flashback che abbiamo visto sul suo passato, House non sembrava la persona che abbiamo conosciuto e amato per tante stagioni. Era meno strafottente, sempre geniale ma meno prepotente nel farlo notare. Ma immaginate di vivere voi giorno dopo giorno con la gamba che vi fa male. Non è un caso che la prima forma di tortura sia quella fisica, il dolore porta alla pazzia. E Dr. House aggira questa follia tenendola sotto controllo con Vicodin e sarcasmo.

È come se l’incidente gli avesse aperto gli occhi sul mondo, sul fatto che non serve essere gentili, avere tatto e delicatezza: le cose brutte succedono quando meno ce lo si aspetta, quindi evitiamo i convenevoli, grazie. E succedono soprattutto quando si lavora in ospedale, quando ogni momento conta e non c’è proprio tempo per le stronzate raccontate dai pazienti che non capiscono che ogni minuto che perdono a mentire è un minuto in meno che ha House per scoprire cos’abbiano.

Ma perché mentono? Sperano di tenere nascosta parte di sé, una parte che possono cambiare, lasciando alle spalle le bugie e il passato.

Ma le persone non cambiano: vorrebbero, ne avrebbero bisogno, ma non lo fanno. Il diagnosta più famoso delle serie tv crede che l’essere umano sia impermeabile al cambiamento. La natura di un uomo, la sua essenza, è immodificabile e la volontà di farlo, ammesso sia possibile, è troppo debole. In generale, si potrebbe pensare che House si sbagli, dopotutto nel corso della vita gli uomini crescono: di certo quello che siamo oggi non è quello che eravamo da bambini. Vivere implica il cambiamento ogni giorno. Andiamo a scuola, a lavoro, leggiamo riviste e libri: tutto questo introduce nella nostra mente nuove informazioni. Questi nuovi stimoli potrebbero farci cambiare idea su qualcosa o farci andare più in profondità su una questione.

Dr. House

La scoperta di nuove realtà che ci aprono gli occhi o l’evoluzione di un’opinione possono essere considerate un cambiamento? Potrebbero, ma la questione è molto più complicata. Non è così difficile cambiare idea su qualcosa, soprattutto quando siamo bombardati continuamente da notizie shoccanti. Queste alterazioni sono però superficiali. Un’opinione può essere cambiata, ma un atteggiamento? Dovrebbe accadere qualcosa di davvero intenso per portare qualcuno a trasformare il suo modo di essere e di conseguenza la sua vita.

Ma a essere sinceri nessun evento sarebbe sufficiente. Dr. House ci mette di fronte all’aspetto più frustrante del cambiamento: deve venire da dentro di sé.

Non si può cambiare per amore, per la famiglia, per i figli. Men che meno per il proprio capo o per gli amici. Se così fosse sarebbe davvero desolante: pensate a tutte le persone che fanno male agli altri a causa di una dipendenza, o di un vizio. Se potessero cambiare facilmente per evitare sofferenze alle persone che amano e non lo facessero, vorrebbe dire che siamo circondati da mostri. Non è facile smettere di fumare o mettersi a dieta, e parliamo di cambiamenti di stili di vita non di personalità. Che speranza abbiamo di cambiare tratti caratterizzanti di un marito o di una fidanzata?

Pensate che House non fosse innamorato della Cuddy? Che non volesse bene al suo migliore amico Wilson? Certo che sì. Amava entrambi, ma l’amore per loro non era sufficiente a dare inizio a un cambiamento. In Dr. House entriamo in contatto con la genialità, il cinismo e il sarcasmo del protagonista. La cosa che colpisce di più, però, è il disprezzo per se stesso. E se House non si vuole bene, perché dovrebbe cambiare per stare meglio?

dr. house

Il medico vive un inferno, impostogli dalle circostanze ma anche autoinflitto.

Vivere nell’acredine non migliora il suo dolore, tenere le persone lontane non lenisce la sua sofferenza. Perché continua a vivere così? Perché a che pro cambiare. Non merita di meglio. Quando qualcuno lo ama, sbaglia. Come si può amare qualcuno come lui? Non è un caso che, in un modo o in un altro, finisca per allontanare tutti.

La cosa interessante del cambiamento è che è totalmente imprevedibile. Una persona che conosciamo oggi sarà uguale tra dieci anni o quindici anni? Probabilmente no, riguardo alle piccole cose. Se ci aspettiamo che coloro che amiamo rimangano sempre gli stessi siamo condannati alla delusione, ma proveremo lo stesso sentimento se speriamo che cambino per noi, in un determinato modo. A differenza di quello che pensa Dr. House forse le persone cambiano, possono farlo, ma impercettibilmente e non in maniera sostanziale. Solamente una volontà forte potrebbe decidere di trasformare se stesso per cambiare la propria vita. Servirebbe un fuoco interiore in grado di stravolgere tutto, capace di motivare un cambiamento sostanziale nell’uomo.

Per House questo fuoco non c’è e non ci sarà mai. E non è il solo a pensarla così. Il people don’t change, motto del medico per antonomasia delle serie tv, può essere parafrasato nel celebre passo di Una vita di Italo Svevo:

Chi non ha le ali necessarie quando nasce non gli crescono mai più. Si muore precisamente nello stato in cui si nasce, le mani organi per afferrare o anche inabili a tenere.

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