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La controproposta di Apple Tv+ a Squid Game è Dr. Brain?

Non è la prima volta che un cineasta decide di mettere in scena la complessità labirintica della mente umana, eppure Dr. Brain risulta in grado di reinventare un tema super abusato in maniera nuova e sentita. La serie tv creata da Kim Jee-woon (Two Sisters, Bittersweet Life) per Apple TV+ è la prima produzione coreana del canale streaming, nonché il biglietto da visita dello stesso per introdursi al mondo televisivo orientale. Il nome di Kim Jee-woon è molto apprezzato e la sua penna inconfondibile racconta, ancora una volta, una storia che riesce a non rimanere vincolata a un unico genere ma che sa spaziare con abile maestria.

A vestire i panni del protagonista è Lee Sun-kyun (Parasite), una stella del panorama cinematografico e televisivo coreano. In patria lo chiamano addirittura “The Voice”, per il tono profondo della sua voce e per il modo in cui riesce a usarla e a modularla. Certo è che la bravura di Lee Sun-kyun è evidente e dà vita a un personaggio per nulla facile e pieno di sfaccettature che si arricchiscono nel corso delle puntate. Saewon Kho è un brillante neurologo, un medico eccezionale affascinato dalla mente umana e dalle connessioni psichiche, ma incapace di provare qualsiasi tipo di emozione. Il disturbo di Sewon gli ha permesso, da un lato, di diventare uno studioso stimato da tutta la comunità scientifica ma, dall’altro, ha segnato più volte la sua vita in maniera tragica: nel passato, la madre si è tolta la vita, incapace di sopportare l’insensibilità emotiva del figlio; nel presente, il figlio è morto in un incendio e la moglie si trova in coma. Sempre più ossessionato dalla mente umana, Saewon spinge le proprie ricerche oltre i limiti precipitando giù nella tana del Bianconiglio.

ATTENZIONE SPOILER! La recensione che segue potrebbe contenere spoiler, vi consigliamo quindi di tornare dopo aver visto l’intera prima stagione di Dr. Brain.

Dr. Brain

Attraverso un percorso tortuoso dal sapore cronenberghiano si dipana il viaggio di Saewon, protagonista assoluto che deve trovare l’uscita fuori dal labirinto.

Padre, marito, figlio, scienziato. Di tutti questi appellativi solamente uno sembra fare davvero leva sull’animo di Saewon, un uomo incapace di provare alcuna emozione e per questo motivo chiuso, sin da bambino, all’interno della propria mente speciale. Nonostante questo isolamento involontario, Saewon è particolarmente attratto dai rapporti umani e dal modo in cui la psiche giochi un ruolo fondamentale. Pur incapace di provarle lui stesso, lo scienziato ha fatto delle emozioni umane, e dei complessi meccanismi mentali che le regolano, il fine ultimo delle sue ricerche, divenute sempre più ambiziose. Saewon è così arrivato a sviluppare una macchina che consente la “sincronizzazione cerebrale”, ovvero la possibilità di collegare due menti tra loro. Il processo, altamente rischioso, porta con sé delle conseguenze inaspettate. Saewon, che è anche l’unico in grado di sincronizzarsi a causa del suo peculiare disturbo, si rende ben presto conto di recuperare non solo i ricordi ma anche emozioni, tratti della personalità e abilità del soggetto con il quale si è interconnesso.

Per la prima volta nella sua vita, Saewon inizia a provare qualcosa. Ogni persona (e persino un gatto) con la quale si connette, lascia dietro di sé una scia della propria esistenza, una traccia della propria anima che rimane vincolata al neurologo.

La scoperta di Saewon prende una piega inaspettata quando si intreccia indissolubilmente alla morte del figlio avvenuta qualche tempo prima. La seconda tragedia della sua vita si rivela in realtà un piano a lungo termine perpetrato da qualcuno che appartiene a un passato lontano. Una sincronizzazione dopo l’altra, Saewon apprende qualcosa di nuovo del mondo attorno a lui e che per tanto tempo ha tenuto fuori.

Dr. Brain

Unendo horror, fantascienza, crime drama, Dr. Brain è una serie tv particolare e ingarbugliata ma che tiene lo spettatore incollato per i sei episodi complessivi.

Nessun genere arriva mai a prevalere del tutto ma si unisce agli altri creando un’opera che potrebbe essere stata dipinta da Escher. L’indagine per cercare suo figlio Doyoon rivela molto di più: nel passato di Saewon sono nascosti segreti oscuri, capaci di resistere al tempo e di sopravvivere come le radici di un albero infetto. La narrazione ibrida di Dr. Brain oscilla tra splatter e filosofico, tra crime e sci-fi senza mai risultare per questo ridondante o volubile. La storia è quella classica del “giallo”: un figlio scomparso, un assassino da trovare, un burattinaio che si cela dietro le quinte. Ma è anche il dramma di un padre che tenta di salvare la sua famiglia, di mettere ordine in una vita distrutta. Ci sono i rimandi a Linea mortale e l’eco di Twin Peaks, che aggiungono un tocco surreale a una serie tv mai vista prima. Perché quella che poteva risultare uno show confuso, difficile e presuntuoso si è presentato invece come un prodotto di altissima qualità capace di superare la barriera culturale.

Esplorando i meandri della mente degli altri, Saewon esce finalmente dalla sua fino a quell’inevitabile faccia a faccia che è un misto tra Inception e Squid Game. Eppure, rispetto alla sorella maggiore presente sul catalogo Netflix, Dr. Brain non ha davvero nulla da invidiare, anzi. Dove Squid Game fallisce nel trasmettere il messaggio ultimo perdendosi all’interno di una narrazione che vuole stupire ad ogni costo, Dr. Brain rimane salda nel suo scopo e centra in pieno l’obiettivo. Al centro rimane sempre la fragilità di Saewon e il suo percorso emotivo e interiore che si arricchisce a ogni ricordo, a ogni sincronizzazione. Persino l’incontro-scontro finale tra il vecchio e il protagonista viene sviluppato in maniera diametralmente opposta. Se in Squid Game, è Seong Gi-hun ad avere l’ultima parola e a porre fine al sadico gioco di Oh Il-nam (vedremo cosa accadrà in una possibile seconda stagione), nella serie tv di Kim Jee-woon il finale rimane quanto mai amaro e presagio di sventura. Dr. Brain risulta in un prodotto impegnativo, cervellotico e ricercato che, alla pari di Hellbound, si colloca al fianco di Squid Game all’interno di un trittico da recuperare.

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