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Hellbound – La nuova Squid Game oppure no? La nostra recensione

Squid Game è entrato a far parte della nostra vita dalla fine di settembre, ma sembrano già anni. In questi due mesi la serie è stata ovunque rendendosi partecipe a tutti gli effetti della nostra vita seriale e non solo. Infatti, a causa della violenza raccontata, delle tute che le hanno conferito una personalità e delle varie sfide, Squid Game si è intromessa all’interno della nostra vita quotidiana venendo bersagliata di regole e censure dall’epilogo drammatico e disumano, ma anche di travestimenti e sfide su Tik Tok. Inutile, quindi, cercare di spiegare quanto il successo di questo prodotto sia riuscito a diventare inarrestabile rendendolo a tutti gli effetti qualcosa che ancora oggi – dopo due mesi – non è pronto a placarsi. Allo stesso tempo era anche ovvio che dell’onda lunga del successo di Squid Game avrebbero potuto approfittarsi altri prodotti sudcoreani, per mettersi in scia e provare a sfruttare lo slancio dato dalla serie Netflix più vista dell’ultimo anno.

Ed è per questo motivo – probabilmente – che l’uscita di Hellbound sta facendo così tanto discutere. Ci fa porre una domanda a cui tenteremo di rispondere adesso: Hellbound è davvero la nuova Squid Game, o la nostra è solo nostalgia per la serie che ha sconvolto il mondo?

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Saremo nudi e crudi: no, Hellbound non è la nuova Squid Game, anche se ha fatto di tutto per esserlo. Se dovessimo paragonare le due serie quello che verrebbe fuori sarebbe un figlio che cerca disperatamente di fare lo stesso lavoro dei propri genitori, ma non ci riesce. Che sia chiaro: ha i suoi metodi, la sua personalità, ma per riuscire nello stesso successo ha ancora bisogno di tempo, deve aspettare un po’ di più. Non è pronto. Ed è questo – probabilmente – quello che avrebbe dovuto fare Hellbound: aspettare.

Siamo consapevoli che Squid Game abbia aperto le porte a un successo che doveva essere ritentato, ma forse aspettare qualche mese in più avrebbe salvato Hellbound da un paragone che – se non fosse già chiaro – non riesce a reggere. Quando ci approcciamo alla serie veniamo catapultati in un mondo diverso rispetto a quello che Squid Game – due mesi fa – ci ha raccontato. In questo caso, infatti, facciamo la conoscenza di alcuni esseri misteriosi che arrivano dall’inferno per dar vita a una profezia conducendo gli uomini nell’aldilà. Tutto questo avviene sotto gli occhi del mondo intero, e mai in silenzio. Nulla viene nascosto, anzi. Più il fatto diventa virale, più le persone desiderano assistere in diretta alla presa di posizione da parte di questi mostri che uccidono uomini, e radono le città al suolo.

In questo senso, Hellbound sceglie di percorrere la stessa strada di Squid Game decidendo di arricchire la propria storia con dei temi sociali che – alla stessa stregua della serie che l’ha preceduta – si focalizzano sulle ultime scelte della società – i deboli, gli scarti che vengono pestati senza cura per le strade, gli spacciati, i biologicamente finiti – sulla capitalizzazione del dolore, su quanto siamo a disposti a perdere pur di salvarci, anche se per riuscirci dobbiamo sabotarci.

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Anche quello che percepiamo all’interno delle due serie è – in un certo senso – simile, ma questo non rende comunque Hellbound la nuova Squid Game. Sì, assistiamo a una critica sociale ferocissima, assistiamo alla Tv del dolore e ad atmosfere spesso simili. Cogliamo l’intenzione di narrare una storia che vada oltre riuscendo a trattare il tema della religione, del complottismo, delle manie di manipolazione nei confronti dei più deboli. Tutti, infatti, in Hellbound, cercano di approfittarsi della tragica situazione per riuscire a emergere, e per trasformarla in un proprio successo. Anche nel dramma, spiega quindi la serie, l’empatia non esce fuori perché la popolazione è troppo preoccupata a emergere per non affondare, piuttosto che a stare a galla in un’unica piattaforma comune. Questo messaggio è chiaro, lo comprendiamo e lo apprezziamo. Così come apprezziamo l’aria che sembra mancare durante i sei episodi, segnale che la serie si stia dimostrando in grado di coltivare la nostra angoscia. Proprio per questo diciamo che Hellbound non è una brutta serie, ma non è neanche la nuova Squid Game. Per prima cosa ciò che le manca è l’originalità, tutto sembra già visto e rivisto. Nella maggior parte dei film o delle serie che raccontano questi eventi, il complottismo fa sempre la sua entrata in scena. Al tempo stesso, la serie, è estremamente fragile. Nonostante la tanta carne al fuoco, non riesce a sbilanciarsi decidendo di rimanere sempre estremamente meccanica, azionistica, a volte persino distaccata. I personaggi ci piacciono, ma non ci conquistano, e in questo Squid Game aveva fatto un lavoro eccellente. La storia viene portata avanti per sei puntate, ma questo non le permette di ovviare al problema della gestione dei ritmi, che si rivelano – fin dal primo episodio – decisamente privi di dinamicità e non sempre coinvolgenti. Inevitabilmente il suo successo in questi giorni è frutto di un perché, ma non ha nulla a che fare con la sua limitata qualità. Le persone cercavano la nuova Squid Game, e per trovarla hanno dovuto dare una possibilità anche a lei, ma nulla di più. Hellbound è stata vista perché era come un grissino due ore prima del pranzo. Non lo mangi perché è il miglior piatto mai visto, ma solo perché hai fame.

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