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All I Know So Far – La Recensione del nuovo documentario di Pink

All I Know So Far è il nuovo documentario biografico prodotto da Amazon Prime Video (qui vi parliamo delle ultime uscite della piattaforma) sulla cantante e superstar internazionale Pink, all’anagrafe Alecia Beth Moore. Il film segue la vita dell’icona musicale durante la sezione europea del Beautiful Trauma World Tour, tenutasi nell’estate 2019 e conclusa con la doppia tappa interamente sold out al Wembley Stadium di Londra. Dunque un documentario che sceglie di seguire Pink per un lasso di tempo di appena qualche settimana, che fin dal principio evidenzia un’impostazione fortemente orientata ad approfondire il presente della cantante, soffermandosi sulla sua condizione di madre e donna in carriera e puntando l’obiettivo sulla sua esperienza in tour, piuttosto che analizzare il quadro complessivo della vita della cantante. Il risultato allora è quello di offrire uno scorcio limitato eppure significativo dell’esistenza di Pink, nonché della sua persona, uno sguardo profondamente intimo che si focalizza sul ruolo della famiglia e sulle difficoltà di trovare un equilibrio, che raramente concede spazio al ricordo o all’intervista.

all i know so far

Fin dal principio è evidente che All I Know So Far vuole essere un prodotto diverso dal classico documentario incentrato sul personaggio e che si propone l’obiettivo di analizzarne la vita e la persona da molteplici prospettive, fino a riproporre sullo schermo un puzzle complesso che rimette insieme i vari pezzi dell’esperienza della celebrità (come sono per esempio quelli di cui vi abbiamo parlato qui). Pink non permette alle telecamere di avere accesso a tutta la sua esistenza, ma sceglie sapientemente di mostrarne una parte realmente significativa con uno sguardo differente, naturale, non alterato dai filtri della telecamera. La star, la sua famiglia e il suo entourage vengono ripresi, ma l’impressione è quella di sbirciare come nascosti dietro una tenda qualcosa di inaspettatamente veritiero, di essere spettatori di dinamiche che non hanno nemmeno una minima parvenza di essere costruite bensì sono palpabili, reali.

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Vediamo Alecia/Pink affrontare le sue difficoltà in quanto madre e superstar, ma nemmeno per un istante percepiamo nella sua voce, nelle sue parole o nelle sua azioni un accenno di rimpianto o egoismo. I figli della cantante, la dolce e straordinariamente matura Willow e l’imperturbabile Jameson, che a due anni trascorre le sue giornate chiedendo senza sosta “Perché?” e cercando con successo di essere al centro dell’attenzione, sono protagonisti di All I Know So Far quanto lo sono Pink e il marito Carey Hart, si comportano con la naturalezza di chi sa di essere protetto e amato, mentre i genitori cercano di rendere la loro vita quanto più tranquilla e stabile possibile e nonostante la frenesia del tour non mettono mai in dubbio l’assoluta priorità del benessere dei figli. La Pink madre è allora la vera protagonista del documentario, più della superstar, più della musicista, più della donna in carriera. Quando parla di co-dipendenza ed equilibrio, quando rivela i suoi timori nel vedere Willow così adulta e disposta a rinunciare alla sua felicità per gli altri a soli 8 anni, quando racconta del suo dolore di figlia di genitori separati, quando ringrazia il marito Carey per i sacrifici che ha compiuto per starle accanto, non vediamo altro che una donna profondamente grata e consapevole, che affronta ogni giorno abbracciando il suo privilegio senza per questo sminuire le difficoltà che incontra.

Il viaggio musicale di Pink è anche esso trasportato sullo schermo attraverso la tecnica dello “show don’t tell”, con l’artista che prova instancabilmente le sue canzoni oppure si esibisce in enormi stadi sempre cercando in modo spasmodico un contatto personale con il pubblico. Non ci vengono raccontate le storie che si nascondono dietro i suoi più grandi successi, eppure mentre la osserviamo roteare a testa in giù e quasi volare da un punto all’altro della platea, sembriamo comprendere all’istante esattamente cosa Pink voglia comunicare con ognuno dei suoi brani, percepiamo la vulnerabilità e il coraggio di What About Us? e il dolore di Just Like a Pill, lo spirito combattivo dietro So What e infine la profonda accettazione dell’amore in Beautiful Trauma.

Alecia si rivela costantemente nei dialoghi con i suoi figli, negli sguardi complici con il marito, nel legame che sembra unirla al suo entourage che l’accompagna da quasi vent’anni. Nei rari momenti in cui si rivolge alla telecamera sembra quasi in imbarazzo, compare a proteggerla un’armatura che altrimenti non vedremmo mai, viene quasi sopraffatta da un’onestà che la lascia vulnerabile, quasi come se riflettere sulla sua felicità faticosamente costruita possa mostrare delle crepe che nemmeno lei riesce a percepire. All I Know So Far diventa allora quasi un diario segreto non voluto, che tuttavia funge da valvola di sfogo laddove forse Pink non pensava di averne bisogno. Non vediamo la cantante dietro le mura domestiche, non la osserviamo mentre scrive canzoni e scorgiamo solo qualche istante del lavoro che svolge faticosamente ogni giorno, eppure la riusciamo a comprendere nel profondo, perché anche se si mostra poco, Pink si mostra senza filtri, disarmata dalla sua stessa sincerità.

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Nel complesso All I Know So Far è un documentario che riesce a bilanciare brillantemente le due metà fondamentali della vita di Pink, quella artistico- lavorativa e quella familiare, che dà poco spazio al racconto della sua crescita personale perché preferisce mostrarla attraverso l’occhio della telecamera, tanto discreto da quasi scomparire davanti alla naturalezza e spiazzante genuinità di quanto appare sullo schermo. Il target di riferimento del prodotto, gli ammiratori della cantante che già la conoscono da un punto di vista artistico e musicale, rimarrà sicuramente soddisfatto nel vedere in modo così intimo e senza filtri la persona dietro l’icona, tuttavia difficilmente chi non è fan di Pink riuscirà ad apprezzare un documentario che sembra partire in medias res per non tornare mai indietro, che si focalizza fortemente sul presente senza quasi mai offrire scorci dell’Alecia passata.

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