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Death Note è uno degli anime più filosofici di tutti i tempi. Il focus principale è la giustizia: argomento ampiamente dibattuto per tutto il corso della storia. Ma non ci si ferma a questo: la giustizia fa sorgere domande su cosa sia il bene e il male. In questo articolo vogliamo affrontare in modo oggettivo il tema dell’eterno dilemma del bianco e nero, luce e oscurità, incarnato rispettivamente da L e Light.

Prima di analizzare cosa significa il bene e il male in Death Note e della sua oggettività, è necessario parlare prima dei due protagonisti.

Partiamo da Light.

Light Yagami - Death Note

Light Yagami, un giovane liceale diciassettenne, è figlio del capo della polizia Soichiro Yagami. Il suo senso di giustizia e la sua percezione del male si forma in maniera non convenzionale. A suo parere, il vero problema è l’assenza di un sistema giudiziario adeguato. Il mondo è pieno di criminali ed è giusto che la società debba essere ripulita: il solo modo è quello di uccidere i malvagi. Lo strumento perfetto per adempiere a tale opera è il Death Note. Il quaderno fa parte del mondo degli Shinigami ovvero degli Dei della morte. Scrivendo il nome di una persona, quest’ultima muore di attacco cardiaco in pochi secondi, sempre se non si specifichi un altro modo. All’inzio Light pensa che sia solo uno scherzo ma alla fine decide di metterlo alla prova. Dopo aver letto attentamente le regole del quaderno, Light scrive un nome di un rapitore. Nel momento in cui muore, il ragazzo è convinto che sia stata solo una coincidenza. Per appurare la sua efficacia scrive il nome di un altro criminale davanti a sé e quando viene investito non ha più dubbi.

Di primo impatto è disgustato dal suo gesto. In seguito ad altre riflessioni decide di tenerlo, prefissandosi un obiettivo: ucciderà tutti i criminali per rendere il mondo un posto migliore.

Light: l’incarnazione del male in Death Note

Si potrebbe pensare che Light sia rimasto soggiogato dal potere del quaderno: proprio per questo è diventato sempre più malvagio nel tempo (ne abbiamo parlato anche qui). Invece, se facciamo riferimento anche solo ai primi episodi, ci accorgiamo che Light è sempre stato crudele. D’altronde ci stiamo riferendo a un personaggio narcisista. È un ragazzo abile nel manipolare chiunque gli stia intorno e gli importa solo di se stesso. La megalomania lo porta a pensare di poter decidere chi merita di vivere o morire, senza che abbia le competenze per poter giudicare. Quando prende il Death Note infatti è convinto di essere puro, il prescelto, Kira.

Anche se Ryuk gli dice che è stata una casualità il loro incontro, Light è convinto che sia stato il destino. Si cuce addosso una missione teocratica e salvifica ma le conseguenze sono drammatiche. Light in realtà è indifferente nei confronti degli esseri umani: lui aspira al potere, non alla sicurezza delle persone. Infatti nei primi episodi per sola provocazione a L uccide i carcerati. Questi ultimi non sono un pericolo per la società: che senso ha quindi ucciderli? Un’altra dimostrazione della sua sete di potere la si attribuisce alla decisione di uccidere anche i condannati a morte: insomma, chiunque deve passare sotto il suo giudizio, nessuno escluso.

Se fosse stato coerente con la sua missione, avrebbe fatto di tutto pur di non uccidere persone innocenti. Non è nemmeno giustificabile assassinare persone che si scontrano contro il suo volere.

L: il bene e la giustizia

Death Note - L

L ha sicuramente una personalità meno carismatica di Light. Caratterizzato da un aspetto insolito e con difficoltà a interagire con le persone, L non possiede il fascino maledetto di Kira. Eppure, per molti altri aspetti, sono due facce della stessa medaglia. Entrambi sono geniali e in grado di capire le persone. A causa della loro somiglianza, si può dire che L è l’unica persona che capisce davvero Light. Motivo per il quale L comprende subito chi è Kira, anche se purtroppo non è riuscito a dimostrarlo prima della sua dipartita.

Si potrebbe etichettare il suo concetto di giustizia come convenzionale ma non è così: L rappresenta la vera e propria giustizia.

La sua forte morale gli fa pensare che la legge non risiede nelle mani di una sola persona. Anche lui concorda sul fatto che purtroppo ci sono troppi criminali e che il mondo potrebbe essere un posto migliore. Ma uccidere non è la soluzione: è un controsenso e peggiorerebbe solo le cose. Anche se si mostra scostante e a tratti insensibile, in realtà tiene molto alle persone e al bene comune. Per la prima volta nella sua carriera si espone fisicamente e spinge il corpo di polizia a dimostrare di tenere nel smascherare Kira.

L, mosso dal suo solido senso di giustizia, persevera nella sua missione e si assicura che i pochi rimasti vogliano fare altrettanto. Ed è proprio qui che traspare il sacrificio: era disposto a perdere la vita pur di mettere l’intera umanità al sicuro. Per lui era chiaro: Kira voleva solo il potere.

Il bene e il male si associano alla giustizia

Sebbene l’autore lascia una certa libertà di schieramento, alla fine è evidente chi è il vero malvagio. Man mano che ci si avvicina alla conclusione, Light mostra in modo autentico la sua interiorità: senza L tra i piedi si sente libero di poter governare il mondo. I suoi piani vengono intralciati nel momento in cui intervengono Near e Mello, le due parti scisse di L. Convinto ugualmente di potersela cavare alla fine, il despota uccisore fallisce peccando di superbia. Nel corso della sua dittatura, Light non ha solo ucciso i criminali ma anche persone innocenti (chiunque a suo dire “non sia utile per la società”). Secondo una statistica Kira ha ucciso ben 220 mila persone risultando uno dei peggiori serial killer della storia della televisione.

Non si può parlare di giustizia se si commette il male. Death Note non lo dice espressamente ma si evince dalla morale dell’anime. Un messaggio che può risultare scontato eppure è necessario ricordarlo.

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