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Hai smesso di piangere, Dawson? Hai smesso di veder stelle lì dove ci sono nuvole, per poi versare lacrime per i tuoi sogni infranti? Hai smesso di vivere di illusioni, pianti ininterrotti e ottimismo anche quando le cose cadono a pezzi? Hai smesso di raccontarti fantasie anche quando di fronte a te ci sono verità necessarie da apprendere? Hai smesso di raccontarti che andrà tutto bene, di vedere farfalle lì dove non ci sono? Hai smesso di riprendere con la videocamera di nascosto i tuoi primi baci, il tuo primo abbraccio con qualcuno? Hai smesso di sognare a occhi aperti un mondo che spesso va guardato a occhi chiusi e con pochissime illusioni? Dovresti, Dawson. Dovresti guardare le cose in modo diverso, quasi maniacalmente cinico, adesso che non sei più quel ragazzino che abbiamo conosciuto. Dovresti allentare la tua presa così ottimista perché è tanta, troppa, e ti farà del male prima o poi. Ti annienterà e non ti permetterà più di rialzarti dall’uragano di delusioni in cui sei caduto quasi da solo. Tutti, chi più e chi meno, speriamo di riuscire a ottenere un po’ del tuo ottimismo, ma siamo anche consapevoli del fatto che è troppo. Non vedi le cose come sono realmente, ma solo nella loro versione fittizia di quando ci speri troppo e poi le vedi sfumare. Tu non vivi mai le cose nella loro realtà perché passi il tuo tempo a pensarle in una prospettiva futura, per poi vederle frantumarsi. Le pensavi reali Dawson, ma neanche esistevano. Lo hai fatto per tutto: il tuo lavoro, le tue passioni, la tua scuola, e l’amore. L’amore, Dawson. Quanti danni che hai fatto nel campo dei sentimenti. Noi non siamo stati più bravi di te, che sia chiaro, ma siamo stati più reali, meno attenti a programmare ogni cosa. Abbiamo perso anche noi, ma almeno abbiamo vissuto tutto quanto. Non ci siamo mai persi un secondo di nulla, mentre tu sì. Tu hai perso tutto Dawson.

Dawson's Creek
Dawson’s Creek (640×360)

Hai smesso di piangere adesso che sei adulto e cresciuto, Dawson? Noi ricordiamo com’eri. Non avevi tregua, eri come un martello pneumatico che batteva sempre nello stesso punto. C’è un confine che separa la perseveranza dalla fissazione, e tu lo avevi superato oltre misura. Non guardavi più le persone come tali, ma soltanto come dei punti da raccogliere per far star bene il tuo cuore, per raggiungere la carica e arrivare al 100% di batteria. Non conoscevi la parte bella della vita, quella in cui ti lasci andare tra le cose e poi scrivi la storia per come viene, e non il contrario. Tu prendevi la penna e scrivevi la sceneggiatura, ma questo funziona soltanto per i film, e non nella vita reale. Nella quotidianità prima vivi, e poi scrivi. Non programmi niente se non l’appuntamento dal dottore, la data in cui pagare le bollette. Per il resto non hai altra possibilità se non vivere, Dawson. L’amore segue lo stesso ragionamento, anche se tu fatichi ad accettarlo.

Hai aspettato così tanto per dichiararti a Joey che alla fine lei si è innamorata del tuo migliore amico, e con lui è rimasta. Di questo primo grande amore ti è rimasta soltanto la consapevolezza d’essere la sua anima gemella, ma non così tanto da rimanere insieme a lei. Hai allontanato perfino chi ti ama, Dawson. L’hai allontanata perché non sapevi equilibrare le tue aspettative con la realtà, perché hai preferito volare con la fantasia e lasciare a terra chi faceva parte della tua storia, quella che andava oltre le tue pagine di sceneggiatura. Ma tu, Dawson, come avresti mai potuto accettarli? Non erano creati da te, erano delle persone che si erano scritte e fatte da sole. Contenevano tutto quello che tu non potevi mai accettare non perché sbagliato, ma perché non programmato da te.

Erano ritardatari, preferivano la nocciola al cioccolato, non mettevano il gel ai capelli e li lasciavano scombinati, non si preoccupavano se la pioggia li bagnasse. Erano per te come delle mine vaganti, e tu non potevi stare al loro passo, Dawson. Per questo hai permesso che andassero via: non avresti potuto davvero accettare le loro differenze. Ma adesso che tutto è passato, che tu sei cresciuto, hai finalmente spesso di essere così, Dawson?

Dawson's Creek
Dawson’s Creek (640×360)

Chi hai accanto, adesso? Qualcuno che vive di una spontaneità che tu prima disconoscevi, o qualcuno che hai scelto quasi fabbricandolo? Chi è che ti colora le giornate, Dawson? Una persona che ti sa stare vicino insegnandoti l’arte dell’improvvisazione, o una maniaca del controllo con cui ogni giorno cerchi le giornate che passano sul calendario? Dicci chi hai accanto adesso, Dawson. E’ simile a Joey, o Jen? E’ qualcuno che ti ricorda la tua adolescenza, o qualcuno che ti ha finalmente fatto capire d’essere cresciuto? Perché adesso lo hai finalmente compreso, vero Dawson?

Chissà come stai lì, ovunque tu sia finito. Chissà se alla fine qualcosa l’hai capita, se sei ancora convinto che scrivere prima di vivere non ti tolga qualcosa. Hai imparato almeno questa lezione, Dawson? Hai imparato che per amare non serva alcuna lezione, ma solo pancia? E’ stata questa parte del corpo, d’altronde, ad allontanare Joey da te: la pancia, quella fitta allo stomaco che solo una cosa (apparentemente) sbagliata come Pacey poteva farle provare. E tu, l’hai provata? Hai scoperto che meraviglia innamorarsi di qualcuno che non sai se starà ancora con te per i prossimi vent’anni? Perché era questo ciò che ti turbava: avevi il terrore di innamorarti di qualcuno che non potesse esserci nel futuro non capendo che l’amore non è un contratto o uno scambio di certezze, ma solo l’avventura – breve o lunga – di due persone che sono chiamate a crederci, anche se poi si lasciano dopo ventiquattro ore. Tu però non l’avresti mai permesso: non ti saresti mai lasciato dopo così poco tempo, avresti avuto la necessità di piangerci sopra, di soffrirne, di vivertela fino alla fine pur di dire di averci provato fino all’impossibile. Ma non sempre si fa così, Dawson.

Chissà dove sei, che fai, che cosa hai imparato. Chissà se adesso metti ancora lo zucchero con il misurino o se finalmente vai a occhio. Chissà se ti sei ricordato che la vita, anche se è sconclusionata, è bella così, con i suoi casini, con i suoi deliri un po’ impossibili da risolvere. Chissà se hai capito Dawson, se hai smesso di piangere dietro a ciò che non puoi controllare. Che per fortuna non puoi controllare.

Dawson’s Creek: 17 cose a cui ho pensato dopo aver rivisto la prima puntata a distanza di anni