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Perché Cobra Kai piace tanto agli adolescenti

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Non è facile restare dietro ai trend del pubblico più giovane, soprattutto se si pensa a quanto distante sia ora il loro mondo da quello che gli adulti di oggi erano soliti frequentare quando avevano la loro età. Un cambiamento dal quale siamo lontani anni luce: diversi cartoni animati, diverso modo di approcciarsi alla tecnologia e al web… Eppure, ci sono ancora dei prodotti che, in virtù della loro capacità di piacere a più fasce di età differenti, riescono ancora a unire generazioni completamente distanti. A questo genere appartiene sicuramente Cobra Kai, serie tv Netflix sequel della saga di Karate Kid, prodotta inizialmente da YouTube tramite un rilancio che fece parlare di sé (ma non abbastanza) e di cui la piattaforma rossonera riconobbe il grande potenziale, acquisendone i diritti e la distribuzione quando sembrava che la serie dovesse sparire per sempre.

Daniel LaRusso e Johnny Lawrence (640×360)

Se Cobra Kai è diventato il fenomeno internazionale che è adesso, capace di entrare nella cultura pop di tutti i giorni e di restare in cima alle classifiche dei prodotti più visti, infatti, è tutto merito di Netflix e della sua abnorme sfera di influenza sulle persone. Grazie a questa grandissima cassa di risonanza e ad alcuni accorgimenti, la serie sulle arti marziali è riuscita quindi a raggiungere una diffusione tanto ampia da aver accolto su di sé un pubblico sempre più grande e variegato. Quella che inizialmente era una serie destinata prevalentemente ai nostalgici, ma che era perfettamente fruibile da chiunque, anche a chi non aveva visto nemmeno uno tra i film di Karate Kid, divenne col tempo una serie adatta a ogni palato, anche a quelli più giovani.

Se girando per le vostre città vi capitasse di incontrare ragazzini con addosso maglie a tema Cobra Kai o di sentire dei giovanissimi gridare “Nessuna pietà!” durante un gioco, non stupitevi. Cobra Kai è da qualche tempo a questa parte uno dei prodotti preferiti dal pubblico dei più giovani, soprattutto in quella fascia di preadolescenti che vanno dai 10 ai tredici anni, ma anche, ovviamente degli adolescenti veri e propri. Anche se tecnicamente la serie sarebbe un prodotto adatto solo dai quattordici anni in su (per le scene violente, il linguaggio, la presenza di alcol) sappiamo infatti bene come sia davvero difficile impedire loro di visionare qualcosa a meno che sulla piattaforma non si applichi un parental control (raggirabile, comunque, dai più navigati).

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Cobra Kai (640×360)

Ma se a volte il genitore non è a conoscenza dei comportamenti dei figli, molto spesso esso è incoraggiato dallo stesso: si parla di quei genitori che, essendo molto appassionati della saga di Karate Kid, hanno scelto di condividere tale grande amore con i loro figli, introducendoli a questo mondo partendo dalla visione del grande classico primo film, oppure proprio da Cobra Kai, che, grazie ai flashback che spiegano sin da subito il rapporto da Johnny Lawrence (William Zabka) e Daniel LaRusso (Ralph Macchio), è comunque una perfetta porta d’ingresso per approcciarsi per la prima a volta al brand.

E, una volta entrati nel vortice di Cobra Kai, è difficile uscire da questo tunnel fatto di rivalità, colpi di karate e lezioni di vita!

Se i più giovani amano tanto una serie come Cobra Kai, il motivo è semplice: vedere scene di combattimento da lasciare a bocca aperta, soprattutto se a eseguirle sono ragazzi poco più grandi di loro. Approcciarsi a personaggi in cui riconoscersi e da ammirare come maestri, soprattutto quando partono inizialmente in condizione di svantaggiati. Vedere, per esempio, il giovane Miguel passare dall’essere un ragazzino come tanti che necessita di essere salvato dai bulli fino a diventare il più forte della sua scuola è un qualcosa che non può essere facilmente ignorato da un ragazzino che, magari, a scuola può avere simili problemi. Che dire poi di Falco? Il fatto che, però, Cobra Kai inserisca nella sua trama personaggi di età tanto diverse, capaci di attrarre a loro modo generazioni diverse, è stato infatti l’elemento che probabilmente ha più portato successo al marchio.

Miguel vs Robby (640×360)

Senza cercare di entrare troppo nel filosofico, però, quello che colpisce maggiormente i più giovani, come già detto, sono le scene di combattimento. E come dare loro torto? Serie come Cobra Kai rappresentano ciò che una quindicina/ventina di anni fa era il wrestling della WWE nelle scuole: uno show che esaltava per la sua spettacolarità, che finiva molto spesso per essere replicato e che ai tempi portò molti genitori ed educatori a proibirne la visione.

Per un atavico senso di avventura e di azione presente da sempre, è normale che i ragazzi si esaltino ed emozionino come non mai nel visionare scene di lotta, che si tratti di cartoni o videogiochi. Quando ciò poi accade in live action e a personaggi in cui sentono di potersi riconoscere, il gioco è fatto. Ciò che accade ai minori però è riscontrabile anche tra gli adulti: uno studio del 2019 condotto dall’OssCom (Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano) ha infatti evidenziato come, secondo lo Sport Global Values Index (parametro che indica la capacità di coinvolgere di uno sport in base a dei generali valori percepiti dal pubblico), le arti marziali/sport di combattimento si attestino tra gli sport seguiti con maggiore impatto emotivo.

Miguel e Johnny (640×360)

“Ma quindi Cobra Kai ha portato un maggiore numero di iscrizioni a corsi di Karate e/o arti marziali in generale?” Vi chiederete voi. Noi non possiamo fare altro che formulare ipotesi al riguardo.

Non conosciamo con sufficiente precisione il numero dei minori iscritti ad arti marziali negli ultimi anni del nostro Paese per fare considerazioni a tal riguardo (il totale di atleti del FIJLKAM, la Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, era di 120.963 persone tra il 2019 e il 2020), anche e soprattutto a causa del gap di vuoto dovuto alla pandemia globale. Non possiamo infatti in alcun modo affermare con sicurezza e con dati alla mano che eventuali aumenti nelle iscrizioni a sport legati alle arti marziali siano da far risalire al successo della serie, tuttavia, è comunque interessante riportarvi alcune considerazioni.

In merito al caso italiano, abbiamo scoperto infatti alcune informazioni interessanti rilasciate il 18/06/2021 dall’Osservatorio #conibambini nel rapporto nazionale “I minori e lo sport”, che analizza la pratica sportiva per i ragazzi prima e dopo la pandemia. I dati più peculiari riportano che, dopo la pandemia, tra gli adolescenti maschi compresi in una fascia di età tra gli 11 e i 19 anni oltre alla prevalenza del calcio (58%) e del nuoto (18,9%), seguono in percentuali che si aggirano attorno al 10% la pallacanestro, la pallavolo e le arti marziali. Altro dato emerso è poi che, rispetto al passato, i maschi con meno di dieci anni pratichino in media, in più rispetto ad altri sport, proprio le arti marziali (+3,9 punti).

falco cobra kai

Ma torniamo a noi: Cobra Kai è senz’ombra di dubbio uno tra gli show Netflix che, assieme a Stranger Things, è diventato il simbolo dell’unione di più generazioni, capace di avvicinare giovani e adulti per dare loro modi di divertirsi allo stesso grado anche se in modalità differenti. Grazie al suo continuo alzare la posta in gioco e a una narrazione a tratti soap-operistica la serie su Daniel LaRusso, Johnny Lawrence e sui loro giovani allievi è destinata ad appassionare a lungo e a diventare, perché no, un istant cult di queste nuove generazioni così come un tempo aveva saputo fare Karate Kid.

Cobra Kai: l’amicizia tra Ralph Macchio e William Zabka