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Eye of the Tiger

cobra kai
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ATTENZIONE: non proseguire nella lettura se non vuoi spoilerarti il finale della quinta stagione di Cobra Kai!!

Risin’ up, back on the street cantavano i Survivor nei febbrili anni Ottanta. Daniel LaRusso era un ragazzino smilzo che dava la cera e toglieva la cera. Johnny Lawrence una piccola canaglia dispettosa e piena di rabbia. Se le davano di santa ragione ogni volta, la legge del pugno contro la tecnica della gru. Rocky contro il maestro Miyagi. La potenza bruta contro l’equilibrio interiore. Due ragazzi che assorbivano come spugne gli insegnamenti dei rispettivi sensei. Entrambi a loro modo problematici, disadattati e insicuri. Trent’anni dopo, quando ormai Rocky non sale più di corsa la scalinata di Philadelphia, le loro storie personali si intrecciano di nuovo, come se in mezzo non ci fosse passato tutto un tempo nuovo, come se non fossero subentrati altri ragazzi, altri problemi, altre piccole faide e rivalità. Come se i Survivor avessero appena iniziato a montar su il finale di Eye of the Tiger. La quinta stagione di Cobra Kai ce li riporta tutti sul ring. Tutti ancora ossessionati dalle luci e dalle ombre del passato. Tutti ancora coi piedi saldati sul tappeto, pronti ad accendersi alla prima scintilla. Sono tornati, sono di nuovo in strada. Anche se il kimono sembrava definitivamente piegato e riposto nel cassetto. Anche se il gong finale era risuonato più e più volte. Il match è sempre aperto.

Did my time, took my chances. Ciascuno ha fatto il suo tempo, ciascuno ha avuto le sue buone occasioni. Qualcuno le ha sfruttate bene, qualcun altro ne ha pagato le conseguenze per tutto il tempo. Daniel LaRusso ha tratto la sua fortuna dai successi di quand’era ragazzo. Bella moglie, bella casa, bella famiglia, bella vita. Johnny Lawrence si è invece sgretolato insieme ai cocci che le sue occasioni mancate avevano accumulato sul tappeto. Battuto, sconfitto: l’eterno secondo. Un’eredità pesante che condivide col suo maestro, quel John Kreese che dalle sue esperienze negative ha ricavato rabbia e senso di rivalsa. Tutti hanno ancora qualcosa da dire, specie il glaciale Terry Silver, libero finalmente di essere chi gli pare. Went the distance now I’m back on my feet. Tutti hanno provato ad andare avanti, ad archiviare il passato. Ma la fiamma ancora brucia e le fiamme non puoi tamponarle. Quelle avvampano, si riaccendono, ravvivano tutto. Daniel, Johnny, Kreese, Silver: cosa ne resta di ciascuno di loro dopo trent’anni?

Just a man and his will to survive.

Cobra Kai (640×360)

Uomini con la voglia di sopravvivere. Cobra Kai 5 doveva essere la stagione della resa dei conti e così è stato. Troppe le fenditure rimaste aperte, troppi gli strappi da ricucire. Si combatte sempre per qualcosa, mai contro qualcuno. A patto che però quel qualcuno non minacci la serenità del gruppo. È un po’ come l’assalto alle uova del sensei Chozen: se qualcuno vuole rompere i gusci nel paniere, bisognerà erigere un fortino difensivo per impedirglielo, tutti insieme. Per respingere l’attacco, per sopravvivere. Perché dal passato non si può scappare, non per molto. So many times it happens too fast, you trade your passion for glory. Don’t lose your grip on the dreams of the past. You must fight just to keep them alive. Si svende la passione per la gloria, ma non bisognerebbe mai dimenticare che è necessario combattere per tenere vivi i sogni del passato. L’evoluzione di Cobra Kai 5 è quasi esilarante in alcuni tratti, ma segna un punto di non ritorno per tutti i suoi personaggi, specie per quelli più adulti. Si torna a trent’anni prima, sempre lì. Sullo stesso tappeto, contro gli stessi avversari. Solo con un briciolo di maturità in più. Forse…

It’s the eye of the tiger
It’s the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival

Cobra Kai
Cobra Kai (640×360)

The last known survivor stalks his prey in the night: è Daniel l’ultimo sopravvissuto, che insegue la sua preda nella notte. Lo scontro con Silver nel finale di Cobra Kai 5 era inevitabile. Il re cattivo dai capelli d’argento è stato messo all’angolo. Smascherato, colpito nel profondo. Daniel lo mette al tappeto sfruttando le sue stesse mosse, incamerando anche gli insegnamenti negativi e mettendoli a frutto per uno scopo positivo. Lo scapigliato Silver ha perso non solo il duello decisivo, ma anche la postura del leader, la rispettabilità del sensei. Al serpente è stata mozzata via la testa, i sogni di gloria si sono miseramente infranti. Daniel fa quello che sa far meglio: uscire vincitore da uno scontro. Un po’ peggio è andata invece a Johnny Lawrence e alla versione rock del maestro Chozen: face to face, out in the heat, hangin’ tough, stayin’ hungry. Faccia a faccia, fuori nel caldo torrido, tenendo duramente i morsi della fame. Poche elucubrazioni, via con l’assolo finale. Rocky Balboa è ancora vivo. They stack the odds still we take to the street for the kill, with the skill to survive. Loro per sopravvivere evitano le avversità, ritardano lo scontro. Noi scendiamo in strada e ce le diamo senza filtri, senza raggiri e senza inganni. Anche quando le cose si mettono male. È ad un passo dal tappeto, dal gong finale, dalla resa come unica via d’uscita, che viene fuori l’occhio della tigre, il fremito del combattimento.

Cobra Kai (640x360)
Cobra Kai (640×360)

It’s the eye of the tiger
It’s the thrill of the fight

Il finale di stagione di Cobra Kai 5 è rock e pop insieme. Addirittura heavy metal forse, ma con una buona dose di contaminazioni popolari. È il duello dei grandi, malgrado i più giovani non abbiano avuto nessuna remora a schierarsi e a portare avanti la battaglia giusta. C’è voglia di sopravvivere nella Valley. Il Miyagi-do non può morire, chiudere i battenti come fosse un dojo qualunque uscito sconfitto da un torneo per ragazzi. Il Miyagi-do è tradizione, filosofia, norma di vita, uno stato mentale. Ed è anche amicizia, affiatamento, solidarietà. Ciascuno si avvinghia coi denti a quell’idea di karate – che è poi un’idea dello stare al mondo, uno stile di vita – che lascia prevalere il buono e aiuta a contrastare il cattivo, la rabbia, le frustrazioni, il senso di inadeguatezza. Ciascuno è pronto a difenderlo sul campo con occhi di tigre e voglia di sopravvivere.

Cobra Kai
Cobra Kai (640×360)

Ma l’istinto di conservazione anima un po’ tutti, non solo i buoni che vogliono battere i cattivi. Il Cobra Kai dopotutto è nato per l’intuizione di una persona che sulla sopravvivenza ha inscritto i propri caratteri genetici. Lo credevano spacciato, l’avevano dato per morto, invece John Kreese è ancora in trincea, pronto a dire nuovamente la sua: risin’ up, straight to the top, had the guts, got the glory, went the distance. Sollevandosi, dritto in cima. Aveva fegato, ha ottenuto la gloria. Ha fatto tanta strada e ora anche lui, come ciascun personaggio arrivato alla fine della quinta stagione di Cobra Kai, ha bisogno di urlarlo al cielo accompagnato dal riff delle chitarre e dal fragore delle casse dei Survivor che si spaccano mentre Rocky Balboa mette a terra Apollo Creed: I will survive.

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