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Castle Rock 1×04 – La recensione (piena di speranze) di The Box

È uscito il quarto episodio di Castle Rock e gli elementi chiave potenzialmente vincenti dei primi tre permangono: atmosfere cupe, misteri intricati, narrazione (volutamente) un po’ lenta… Un insieme di caratteristiche che (come possiamo leggere qui) dà l’impressione di trovarsi davvero in un libro di Stephen King.

In questa puntata Henry, che ha cominciato a ricordare immagini frammentarie del periodo in cui era scomparso, inizia a fare qualche ricerca nel tentativo di capire cosa sia successo veramente in quei giorni. È così che parte l’episodio: Henry dorme e sogna di essere in una gabbia nello scantinato di qualcuno, al buio, mentre fuori le ricerche continuano. Vedremo altri flash di questo tipo e Henry si deciderà a cercare di saperne di più quando, nel raccogliere informazioni per il suo caso a Shawshank, si imbatterà in un articolo di giornale sulla sua scomparsa.

Questo è un altro elemento che ci riporta subito a Stephen King: nei romanzi dell’autore troviamo spesso brani o interi articoli inseriti come parte integrante della trama. In Castle Rock vediamo spesso apparire ritagli di giornale o diapositive come in questo caso, visti di sfuggita o portati alla nostra attenzione in maniera evidente.

Castle Rock

Nell’archivio Henry scopre che un uomo fu sospettato di averlo rapito, così chiede informazioni a sua madre e si reca a casa sua per fargli alcune domande. Qui viene a conoscenza di dettagli sulle indagini fatte all’epoca e scopre che DesJardins ha in casa una scatola contenente tutti i fascicoli della polizia che lo riguardano.

Dal momento in cui Henry arriva a casa di DesJardins, l’atmosfera si fa più tesa o più rilassata a seconda di ciò che succede. Curioso vedere che più dettagli ci vengono forniti, più il mistero non fa altro che infittirsi, ad esempio con le ultime parole di DesJardins a Henry.

You know I never touched you: intende dire che non è stato lui a rapirlo? O che lo ha fatto ma non gli ha mai torto un capello?

castle rock

Le sue parole suonano sinistre e Henry sembra propendere per la seconda ipotesi. Inoltre aveva già iniziato a sospettare che sua madre fosse a conoscenza di qualcosa. Dopo aver affrontato lei, decide di affrontare anche Pangborn sia per accusarlo di aver condotto volutamente indagini superficiali, sia per proseguire nel braccio di ferro per la cura di sua madre.

Da entrambi i confronti uscirà in qualche modo sconfitto: sua madre gli rinfaccia di volerla rinchiudere in un istituto e Pangborn gli rivela che il giorno prima di morire Matthew Deaver confessò la colpa di suo figlio nell’incidente di cui è stato vittima (Henry did it). Ma siamo sicuri che con queste parole il padre di Henry intendesse che fosse stato suo figlio a spingerlo? O poteva riferirsi a cose di cui siamo ancora all’oscuro?

Quale che sia la risposta, Henry decide di andare via da Castle Rock.

Lascia quindi un messaggio a Dennis Zalewski per avvisarlo che non dovrà più testimoniare perché ha deciso di accettare l’accordo proposto dagli avvocati di Shawshank e di far uscire così il ragazzo dalla prigione senza perdere altro tempo.

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Del ragazzo nell’episodio vediamo poco. Reeves lo pungola e lo minaccia per cercare di farlo parlare e ottenere un nome; lui gli risponde spaventandolo a morte con un passo della Bibbia (altro tratto tipico dei romanzi di King). Poi lo vediamo quando Dennis va da lui per rassicurarlo che presto uscirà da lì.

Diversamente da lui, Dennis è protagonista di questo episodio quanto Henry.

Dall’inizio lo seguiamo nella sua routine quotidiana al carcere di Shawshank. È stufo di tutto il marcio che c’è in quella prigione, del male che viene fatto impunemente e senza motivo. È stufo del lavoro che fa e dei colleghi che deve sopportare (quella guardia a cui dà il cambio nella sala dei monitor di sicurezza è così irritante da far venire istinti omicidi a chiunque). Poi dal semplice scontento e disillusione si passa a qualcosa di diverso, guarda caso dopo il suo scambio diretto con il ragazzo senza nome.

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Dennis degenera lentamente e inesorabilmente verso la follia.

I sorrisi forzati e inquietanti, le faccine felici disegnate sugli schermi, sono solo il preludio di quello che sta per accadere. Dopo il messaggio di Henry la corda si spezza. Dennis, sul sottofondo di una musica dolce, esce dalla stanza dei monitor e compie una carneficina. Arriva fino all’ufficio in cui Henry attende per firmare l’accordo, e lì degli agenti lo uccidono. Le sue ultime parole sono per chiedere di testimoniare. Ora si pone un altro quesito: questa ossessione che lo ha fatto impazzire è stata interamente sua? O c’è in qualche modo lo zampino del ragazzo trovato nella cisterna?

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Perché curiosamente, poco prima del bagno di sangue, proprio quest’ultimo viene inquadrato nella sua cella. Per non contare il fatto che le immagini che i monitor ci mostrano della missione omicida di Dennis sembrano ricalcare quelle dell’allucinazione che aveva avuto nel primo episodio. Non è possibile che il ragazzo stesse esercitando qualche tipo di influenza su Dennis? Oppure è solo l’ennesimo caso di quello che Castle Rock fa ai suoi abitanti? Ricordiamo le parole che abbiamo sentito nei precedenti episodi:

People say: It wasn’t me. It was this place.

Ciò di cui abbiamo parlato nel caso di Henry e delle rivelazioni di DesJardins vale per tutta la Serie.
Più sappiamo più le nostre idee si fanno confuse e le domande aumentano. Ciò che crediamo di aver capito viene smentito o comunque messo in dubbio. Rimangono inoltre ancora tantissime cose da scoprire, come la ragione per cui Molly ha ucciso il padre di Henry. Perché sia connessa con lui in modo tanto particolare e perché nell’episodio precedente abbia trovato più volte casa sua sottosopra. Non sappiamo ancora cosa sia successo esattamente al padre di Henry e a Henry stesso tanti anni prima.
Non sappiamo, soprattutto, chi sia il ragazzo della cisterna. Da dove arrivi, come il direttore Lacy lo abbia trovato. Ma soprattutto, che cosa abbia visto in lui per arrivare a rinchiuderlo.

Che Castle Rock possa rivelarsi un vero successo può essere ancora in dubbio. Certamente però gli elementi per un capolavoro ci sono e finora sembra promettere davvero bene.

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