2) Glory

Finale di una quinta stagione che segnerà per sempre una cesura nella storia televisiva della serie (disponibile sul catalogo Disney+). C’è un prima e un dopo, impossibile da non riconoscere che segna definitivamente il passaggio di Buffy dall’adolescenza all’età adulta. Perché se la quarta stagione introduce Buffy al college, è solo con la quinta che il terribile e spietato mondo degli adulti mette la nostra Cacciatrice in ginocchio. Il fantasy, ancora una volta, diventa metafora perfetta di quanto sia difficile crescere, di come da grandi diventi tutto troppo complicato.
Dopo il rapimento di Dawn da parte di Glory, la mente di Buffy si spegne.
Si rifugia in una sorta di loop mentale, incapace di agire, mentre il mondo rischia di crollare. L’immobilità mentale di Buffy rappresenta un crollo esistenziale. Dopo anni di lotta, si confronta con l’unica cosa che la supera: l’impotenza. Ha visto sua madre morire, ha protetto Dawn (la compianta Michelle Trachtenberg) credendo che fosse la sua vera sorella e continua strenuamente a mettere il resto del mondo al primo posto, prima persino della sua stessa vita.
La mente di Buffy viene mostrata come un limbo surreale, in cui rivive gesti quotidiani apparentemente banali. È un modo per non affrontare il dolore. Solo Willow, penetrando nella sua mente, riesce a risvegliarla. In quel labirinto mentale, Buffy siede immobile colpevolizzandosi e il suo modo di affrontare quella colpa è non affrontarla. La Cacciatrice torna solo quando affronta la verità brutale che non potrà mai salvare tutti, ma può scegliere come lottare. È una rinascita silenziosa, meno spettacolare di quella fisica nella Stagione 1, ma forse più matura.