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La vera storia del Capitano Charles Vane, protagonista di Black Sails

Se Black Sails si presenta in parte come il prequel della storia di pirati più nota di tutti i tempi, quella raccontata da Robert Louis Stevenson ne L’isola del tesoro, sono molte le figure presenti nella serie che si ispirano apertamente ad alcuni dei più famigerati padroni del mare realmente esistiti. Da Barbanera a Jack Rackham, passando per Anne Bonny e Charles Vane, la finizione di Black Sails si allaccia alla realtà senza mai tirarsi indietro (ed è una delle cose che dovete assolutamente sapere prima di guardare la serie, insieme a queste), regalando nuova vita alle figure immortali di alcuni dei più famosi pirati di tutti i tempi. Tra di loro spicca per la feroce difesa della sua libertà e il suo coraggio senza confini Capitan Charles Vane, interpretato nella serie da Zach McGowan.

Non conosciamo quasi nulla della vita di Charles Vane prima che, nel 1716, si unisse all’equipaggio di Henry Jennings, pirata e corsaro della Gran Bretagna durante la guerra di secessione spagnola (1701-1714) e quindi uno dei capi della Repubblica dei Pirati di Nassau, nella colonia britannica di New Providence. Sotto il comando del famigerato Jennings, Charles Vane inizia la sua fulminante carriera nel mondo della pirateria, che lo porterà a diventare una leggenda nonostante i soli 5 anni di attività prima di trovare la morte per impiccagione, proprio come mostrato in Black Sails.

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Tra il 1716 e il 1718 il futuro capitano Vane opera a bordo della nave di Jennings, un periodo nel quale spicca il ritrovamento da parte dell’equipaggio di un tesoro di circa £87.000 in oro e argento su una nave spagnola affondata al largo della Florida in seguito a un uragano. Nonostante i primi notevoli successi, è solo nel 1718 che inizia la vera ascesa di Charles Vane, pirata senza paura e fiero difensore della libertà, la cui vita ha segnato profondamente la storia dei Sette Mari. Infatti, nel momento in cui i pirati iniziano a rappresentare una seria minaccia ai traffici marittimi dell’Inghilterra, Re Giorgio I annuncia che avrebbe concesso il perdono ufficiale della Corona per tutti coloro che, stanchi della vita di mare, avrebbero accettato di abbandonare la loro carriera criminale e fossero tornati a esercitare professioni rispettabili. Jennings accetta, preoccupato di cosa potrebbe accadergli se venisse catturato. Eppure ci vuole di più di una semplice minaccia per spaventare Charles Vane, più della promessa di una grazia per convincerlo ad abbandonare quella vita libera e senza confini che aveva imparato ad amare con tutto se stesso. E così, vedendo il suo capitano tirarsi indietro, Charles Vane decide di fare un passo in avanti e abbracciare definitivamente il suo destino: è il momento in cui nasce una leggenda, la svolta che segnerà l’inizio della brevissima età d’oro della pirateria, l’istante in cui ragazzino che fino a un paio di anni prima non era che un fantasma diventa Capitan Charles Vane, l’impavido.

Quando il nuovo governatore inglese di Nassau Woodes Rogers tenta di costringere Vane e i pochi uomini che seguendolo avevano rinunciato al perdono della Corona a desistere dal continuare il loro regno di terrore e libertà, il novello capitano reagisce letteralmente con il fuoco, incendiando un vascello francese da poco catturato e lanciandolo in direzione delle navi del governatore nemico, quindi passandogli accanto ridendo e sparando addirittura qualche colpo di cannone. Rogers non ci sta e inizia una vera e propria guerra tra i due, che arriverà a coinvolgere nomi importantissimi del mondo dei pirati, tra cui l’ex capitano Benjamin Hornigold, presente anche in Black Sails . Capitan Charles Vane si dimostrerà però un osso molto più duro di quanto chiunque avesse potuto immaginare e per i successivi tre anni, accompagnato da altre figure entrate nel mito del mondo di pirati come “Calico Jack” Rackham – la cui storia d’amore con la piratessa Anne Bonny è una delle più emozionanti mai esistitie, tanto in Black Sails quanto nella realtà – darà battaglia alle autorità, sfuggendo puntualmente alla cattura. Nei tre anni in cui Vane si dedica a solcare i mari dei Caraibi come capitano, il mito che circonda l’uomo non fa che crescere, tanto da arrivare ormai a precederlo ovunque lui vada. Spregiudicato e crudele, Charles Vane è noto a qualsiasi equipaggio abbia il coraggio di navigare nelle acque da lui presidiate, poiché i racconti di quanto fa a coloro che finiscono nelle sue mani – che si arrendano o meno – sono tanto agghiaccianti da sembrare quasi storie dell’orrore, tanto spaventose che la maggior parte degli uomini sceglie di non crederci.

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Presto la crudeltà di Capitan Vane non si limita più ai suoi nemici, ma anche ai suoi equipaggi, che nonostante il timore reverenziale che provavano per il loro primo in comando erano uomini liberi e come tali dotati della possibilità di andarsene. E così è stato, perché anche se la vita con Vane garantiva loro agi e ricchezze, sono in molti i pirati che decisero di abbandonarlo, di fuggire da quell’uomo la cui fama non faceva onore alla reale spregiudicatezza. Capitan Charles Vane amava la libertà e il pericolo, non poteva tollerare nessun freno e nessun confine, tanto da non poter vedere i suoi equipaggi come veri compagni di avventura, quanto piuttosto come strumenti per la realizzazione della sua vita senza limite alcuno. Vi è stato però un uomo che Charles Vane ha ammirato più di ogni altro, che era per lui quanto di più simile a un amico fosse mai esistito: il suo nome era Edward Teach, ma tutti quanti lo chiamavano Barbanera.

Nel settembre del 1718 gli equipaggi di Vane e Barbanera si incontrarono al largo della Carolina del Sud, dove festeggiarono con un banchetto lungo una settimana, nel quale furono versati fiumi di rum e che attirò decine di abitanti locali, attratti dalla dissoluta felicità dei pirati. Tuttavia i giorni di maggiore gloria per Charles Vane stavano già per giungere al termine, senza che lui potesse farci niente. Dopo alcuni mesi passati a razziare le navi al largo delle coste dell’America del Nord, il Capitano torna verso sud, dove a seguito di una ritirata venne accusato di codardia dal suo quartiermastro Jack Rackham, espulso dalla nave e costretto a ricominciare da capo con una piccola imbarcazione e solo un pugno di pirati che gli erano rimasti fedeli. Se è vero che in poco tempo Capitan Charles Vane fu in grado di ricostruirsi una flotta, qualcosa in lui era cambiato, i reali giorni di gloria ormai alle sue spalle.

Verso la fine del 1720, mentre era al largo delle Honduras, la flotta di Vane fu travolta da un uragano, che riuscì nell’impresa che decine di uomini inviati dalla Corona inglese non erano stati capaci di portare a termine: riportare il famigerato pirata a terra, senza più possibilità di scampo. Dopo alcuni mesi trascorsi su un’isola semi-deserta in compagnia dell’unico altro sopravvissuto, una nave arriva finalmente per riportarli alla civiltà, ma ormai la fama del pirata ha superato i confini del mondo e in pochi istanti viene riconosciuto, catturato e presto condannato a morte. Infatti, consegnato alle autorità di Port Royal, Charles Vane viene impiccato nel Novembre 1720, nemmeno 5 anni dopo l’inizio della sua straordinaria avventura da padrone del mare.

La morte di Charles Vane, che per altro rappresenta uno dei momenti più commoventi di Black Sails, è servita a consacrare nel mito l’uomo, il pirata, l’anima senza padroni. Capitano che non conosceva la paura, Vane ha scelto la libertà sopra qualsiasi cosa, persino sopra la vita. Ecco allora che la sua figura, nonostante sia per molti aspetti avvolta nel mistero, è diventata il simbolo di un’epoca, la sua storia un inno al vivere senza porsi limiti, perché la vera morte è l’assenza di libertà. Charles Vane, il Capitano, è diventato una leggenda e non ci stancheremo mai di raccontare la sua storia.

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