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Perché dovreste rivalutare Big Mouth

Ci sono serie che vengono spesso ricordate come fini a se stesse, inconcludenti, un mero tentativo di intrattenere un pubblico che tuttavia si ritrova annoiato dopo pochi episodi. Questo rischio oltretutto aumenta per i prodotti di alcune piattaforme, come Netflix, che hanno abituato gli spettatori a caricare in un’unica ondata le nuove stagioni e dando il via al tanto discusso fenomeno del binge watching. Se una volta infatti eravamo avvezzi a sospirare un singolo episodio per una settimana, oggi avere un’ intera stagione disponibile nell’immediato toglie il brivido dell’attesa. In un marasma di serie ‘pronte all’uso’, tuttavia, vi sono dei veri e propri gioiellini che, di episodio in episodio, non smettono di sorprenderci. Una tra queste è senza ombra di dubbio la serie animata per adulti Big Mouth, che con la sua irriverenza ci lascia divertiti e, c’è da dirlo, anche un po’ interdetti. Lo show narra senza troppi peli sulla lingua la storia di alcuni ragazzini alle prese con una delle fasi più cattive della vita, che tutti ricordiamo con imbarazzo e qualche brivido lungo la schiena: la pubertà. E lo fa con uno stile e un umorismo irresistibili ed una crudezza spietata, portando lo spettatore a pensare alla fine di ogni puntata: “Impossibile che riescano ad andare più oltre di così”. Ma, e questo è uno dei punti di forza della serie, il pubblico deve ricredersi già visionando l’episodio successivo, dove si renderà conto che i limiti sono stati superati ancora, in maniera geniale e soprattutto senza censure.

Big Mouth
Big Mouth (640×358)

Big Mouth ci racconta l’era dell’imbarazzo, e lo fa regalandoci (più di) una risata

Protagonisti della storia sono i giovanissimi Nick, Andrew e Jessi, tre ragazzini che si ritrovano da un giorno all’altro catapultati nel pieno di una vera e propria tempesta ormonale. Chi cambia la voce, chi vive con terrore l’arrivo delle mestruazioni, chi deve fare i conti con le prime pulsioni sessuali: nessuno sfugge al tempo che scorre, ed è finito il momento dei giochi e dell’innocenza. Nonostante alcuni personaggi provino a restare ancorati all’epoca fanciullesca con le unghie e i denti è difatti impossibile resistere ai propri istinti, e i creatori di Big Mouth lo sanno bene. Gli autori Nick Kroll e Andrew Goldberg riescono a dar voce a quel tredicenne sfigato e avvezzo alle figuracce che tutti abbiamo tentato di seppellire nei meandri della nostra memoria. Ma non raccontiamoci sciocchezze, e ammettiamolo: ognuno di noi è stato decisamente la peggior versione di se stesso in quegli anni, e non sarà difficile rivedersi nelle vicissitudini di Nick e i suoi amici. Netflix ci regala così una serie universale, uno show in cui è semplicemente impossibile non immedesimarsi e provare con orrore le stesse sensazioni dei ragazzi protagonisti. Ci fa scoppiare in fragorose risate, a volte ci disgusta, altre ancora siamo combattuti tra il restare sbigottiti e, davanti alle scene più spinte, il pensare “non possono averlo fatto davvero!”. Spoiler: sì, lo hanno fatto, e possiamo metterci la mano sul fuoco che nell’episodio successivo vedremo di peggio.

Connie e Maurice
Big Mouth (640×360)

I Mostri degli Ormoni sono la chiave per cogliere l’ironia di Big Mouth

Big Mouth rende geniale una trama semplice e che rischiava di diventare noiosa, inserendo nello show un elemento chiave della storia e che incarna perfettamente gli istinti dei nostri piccoli eroi: i Mostri degli Ormoni, che fanno di questo show un continuo spettacolo di black humor e volgarità. Tutto è lecito a queste creature brutte a vedersi ma di buon cuore, che sembrano le uniche a comprendere i propri compagni umani e ad accompagnarli nelle loro insicurezze e paure. Sono loro a regalare senza ombra di dubbio i momenti più divertenti e controversi alla serie, e non stupisce che Netflix ne abbia colto le potenzialità producendo uno spin off ambientato nel loro mondo (Human Resources, una versione animata e volutamente rozza di The Office di cui è appena stata annunciata la seconda stagione). Ma non esistono solo i Mostri degli Ormoni: in Big Mouth anche sentimenti come la vergogna, l’ansia e la depressione sono incarnati da creature ingombranti, che tormentano i personaggi principali e li costringono a fare i conti con i loro pensieri più reconditi.

Big Mouth
Big Mouth (640×359)

Non solo volgarità: Big Mouth è anche capace di scaldarci il cuore

Cosa dovrebbe spingere uno spettatore a decidere di dare una chance a Big Mouth, quindi? A primo impatto, le battute volgari e il linguaggio fortemente scurrile potrebbero allontanare eventuali avventori, ed è comprensibile. La serie mostra senza censure autoerotismo, fluidi corporei, brufoli, sangue e peluria, e potremmo continuare; non tutti riescono ad apprezzare questo tipo di umorismo, ma la serie Netflix in realtà offre molto di più che volgarità gratuita e battute sul porno. Perché tramite una apparente leggerezza, conoscendo le storyline dei singoli personaggi, scopriamo che ognuno dei protagonisti sta affrontando non solo la pubertà ma anche problemi personali più o meno gravi. Viviamo gli sbalzi emotivi di Jessi e il divorzio dei suoi genitori, i complessi di Nick dovuti al suo corpo ancora poco sviluppato, il rapporto di Andrew con un padre dispotico e una madre assertiva, la scoperta della sessualità di Missy, il coming out di Andrew. Tematiche forti, che non perdono di efficacia nonostante siano raccontate sempre con estrema ironia ma che lasciano nello spettatore un forte senso di compassione e il desiderio di abbracciare questi ragazzi che stanno provando a superare ostacoli che la maggior parte di noi comprendono a pieno. I tormenti della pubertà sono solo il primo di una infinità di afflizioni con cui questi poco più che bambini devono fare i conti ogni giorno, e il pubblico prova per loro una empatia tale da concludere talvolta la visione dell’episodio con le lacrime agli occhi.

Missy
Big Mouth (640×360)

La tecnica cartoon è l’unica accessibile per Big Mouth

Questo stile di narrazione poteva essere rischioso in una serie live action, sicuramente perdendo di libertà e forza comunicativa. Trattandosi di un prodotto animato, invece, tutto è concesso anche se nelle sue scelte più estreme e bislacche, tra cui il mostrare organi genitali parlanti, contraccettivi umanizzati ed ubriachi e i fantasmi di Duke Ellington e Freddie Mercury, protagonisti di alcuni dei numeri musicali disseminati nella serie. L’elemento musical è infatti molto presente ma mai ingombrante, impreziosito anche dalle ottime interpretazioni dei doppiatori tra i quali il già citato Nick Kroll, Maya Rudolph e John Mulaney. Nota di merito anche per il doppiaggio italiano, che nonostante le differenze culturali e le battute originali quasi impossibili da tradurre è riuscito a far veicolare con convinzione lo spirito dell’opera risultando convincente anche per un pubblico non statunitense.

Big Mouth
Big Mouth (640×360)

Big Mouth è un mix vincente di originalità e forza narrativa

Non è la prima volta che Netflix punta sull’animazione per adulti, ma Big Mouth si distingue da questo filone per argomenti trattati e qualità narrativa. Tutto ciò che succede nella serie ha una causa ed una conseguenza che si trascinano negli episodi successivi. Se lo spettatore comprende che il prodotto è nelle sue corde e si arrende al linguaggio esplicito, potrà godersi un prodotto validissimo che insegna che non esistono cose di cui non si può parlare, basta farlo con ironia e senza moralismi. La serie inneggia all’amore libero, all’accettazione di se e del proprio corpo, alla consapevolezza che si può sopravvivere alle figuracce e alla vergogna. Amarsi, sapersi ascoltare e perché no, parlare di tanto in tanto con il nostro Mostro degli Ormoni sono il primo passo per capire che non siamo perfetti ma esseri umani, e siamo straordinari così.

Oltre a Big Mouth, sono tante le serie animate per adulti degne di nota