Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Avvocato di Difesa » Avvocato di difesa 2 – La recensione dell’attesa seconda parte del legal drama di Netflix

Avvocato di difesa 2 – La recensione dell’attesa seconda parte del legal drama di Netflix

Ormai è un dato di fatto: Avvocato di difesa o, in originale, The Lincoln Lawyer pare essere diventata una tra le serie tv più di punta di Netflix e gli incoraggianti numeri della prima parte della sua seconda stagione ne sono la conferma. Il legal drama ha infatti riscosso un successo tale da ottenere per parecchio tempo posti elevati nella classifica dei prodotti più visti sulla piattaforma, a riprova che il pubblico di Netflix non attende per forza di cose solo colossal o serie-evento. Quello che spesso si tende a sottovalutare, infatti, è quanto gli spettatori spesso non desiderino fare altro che godersi una storia semplice e lineare, ma capace comunque di intrigare grazie alla componente legal e alle vicende che ruotano attorno ai suoi personaggi. Non ci stupiamo quindi nello scoprire che la seconda parte dell’adattamento del romanzo Il Quinto testimone di Michael Connelly stia già da ora riscuotendo un buon successo, a pochissimo dal suo rilascio sulla piattaforma.

Ma, al di là dei numeri, questa stagione 2B di Avvocato di difesa sarà riuscita a soddisfarci? Per scoprirlo restate con noi e la nostra recensione no spoiler della serie.

Avvocato di difesa
Micky e Andy (640×360)

La risposta è sì: al netto di alcuni aspetti tracciati in modo sbrigativo e alcune sottotrame non particolarmente interessanti, dobbiamo dire di esserci goduti a pieno le rimanenti cinque puntate della stagione, che sicuramente non ci hanno fatto gridare al miracolo ma che risultano a loro modo ancora più scorrevoli e piacevoli di quelle della prima parte. Entrati nel vivo del processo e di tutte le sue dinamiche interne, la serie è infatti pienamente decollata mettendo da parte la propria componente verticale tipica dei procedural per concentrarsi fino in fondo sulla difesa di Lisa Trammel (Lana Parilla, la Regina di C’era una volta), ristoratrice accusata di aver assassinato a sangue freddo il magnate dell’edilizia che stava gentrificando il suo quartiere. Un caso ricco di verità nascoste, contraddizioni e sorprese che mettono a dura prova il nostro carismatico avvocato protagonista. Dopo aver passato la prima parte della stagione a raccogliere prove e a preparare una strategia vincente, mentre tentava di risolvere i propri problemi personali, Micky Haller si ritrova infatti a dover utilizzare tutte le proprie risorse e il proprio intuito pur di provare l’innocenza della sua cliente.

Pur avendo riportato pesanti ferite a seguito del violento pestaggio che aveva chiuso la quinta puntata dello show, il nostro Lincoln Lawyer non ha infatti tempo da perdere e deve dare il massimo per poter sperare di vincere una causa che apparentemente sembra disperata: a ogni suo progresso Micky trova infatti sempre nuovi ostacoli sul suo cammino. Quella che si va a creare è una vera e propria sfida tra lui e la procuratrice distrettuale Andy: un susseguirsi di strategie e piani di due avvocati determinati e preparati che si affrontano nell’aula di tribunale per far valere la propria tesi a colpi serrati. Gli appassionati di serie dallo stampo legal potranno trovare pane per i propri denti in questa seconda parte di Avvocato di difesa: tra interessanti testimonianze da parte dei vari protagonisti di questa complicata vicenda, cavilli giudiziari e nuove prove che potrebbero ribaltare completamente il giudizio della giuria, il pubblico finisce da appassionarsi quel che basta da essere invogliato a proseguire la visione per scoprire quale sarà il verdetto finale.

Avvocato di difesa (640×360)

Grazie ad un’atmosfera mai pesante e che riesce a dare delle tonalità leggere che non sfociano mai nel drammatico, la narrazione scorre infatti liscia e piacevole. Nonostante i vari colpi di scena siano spesso piuttosto prevedibili, non si accompagnino a risvolti di trama particolarmente innovativi e non manchino i cliché del caso, la serie riesce infatti a intrattenere a dovere e a regalare delle ore piacevoli allo spettatore. Quest’ultimo può infatti contare anche su efficaci espedienti narrativi a mo’ di piccoli flashback, che spiegano le varie strategie impiegate da Micky e dal suo team, studiate nel dettaglio e capaci spesso di prevedere le contromosse dell’accusa. Tramite essi, il pubblico riesce a essere edotto su meccanismi giudiziari che altrimenti risulterebbero di difficile comprensione a che non si intende di “legalese” e ad apprezzare meglio alcune scelte a livello di trama. Particolarmente gradita da questo punto di vista è la colonna sonora che, alternando una soundtrack originale che ci accompagna tanto nelle suggestive location di Los Angeles quanto nelle sedute in tribunale a pezzi di repertorio, incornicia la narrazione conferendo la giusta atmosfera.

Il punto forte della serie, tuttavia, a prescindere dalla trama orizzontale, si conferma essere il protagonista della serie Netflix: il personaggio di Mickey Haller, infatti, oltre a essere ottimamente interpretato da Manuel Garcia-Rulfo, può infatti contare su un carisma e su una personalità tale da conquistare anche i più scettici. Capace di risultare tanto serio e determinato quanto divertente, l’uomo dimostra di essere un grande avvocato, capace di utilizzare l’oratoria a suo favore pur continuando a risultare molto umano, genuino e guidato da giusti ideali. Inoltre, nonostante il loro ruolo cali leggermente rispetto alla prima parte di stagione per motivi di trama, anche i comprimari di Micky continuano a svolgere bene la loro funzione di supporto al protagonista senza per questo risultare solo elementi appartenenti allo sfondo. In particolare, a brillare maggiormente è il personaggio di Lorna, sempre più consapevole del ruolo che può avere all’interno dello studio di Micky, ma anche quello della procuratrice distrettuale Andy Freeman che, talentuosa, fredda e determinata a ottenere la vittoria contro il suo rivale, svolge al meglio il suo compito da perfetta antagonista per il nostro Micky.

Senza fare spoiler circa la risoluzione del caso di Lisa Trammel (che presenta qualche plot twist abbastanza interessante, nonostante alcuni cliché), il nostro giudizio circa la seconda stagione di Avvocato di difesa rimane positivo a riprova che a volte basta davvero poco per creare una storia che, pur non risultando imprescindibile o particolarmente innovativa, può rappresentare un ottimo modo grazie a cui passare delle ore di piacevole intrattenimento. Insomma, una serie leggera e godibile con le potenzialità per poter durare ancora a lungo e raccontarci tanti altri casi. Dopotutto, il materiale della saga di Connely su cui contare è ancora tanto e il finale di stagione ha già messo sulla scacchiera nuovi pezzi pronti a muoversi! Restiamo dunque in attesa di ricevere notizie da Netflix in merito a una possibile terza stagione di Avvocato di difesa.

Avvocato di difesa: la recensione della prima stagione