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Atypical è finita troppo presto?

È ormai noto che Netflix tenda ad adottare un approccio generalmente distante a buona parte dei titoli originali che ospita nel suo catalogo. Con la grande frequenza con cui rilascia contenuti dalle dimensioni più o meno variabili, su scala nazionale o globale, legarsi eccessivamente a uno show piuttosto che a un altro può rivelarsi una mossa troppo rischiosa per un leader del subscription video on demand come Netflix. Infatti, è abbastanza evidente la tendenza che questi ha nel proporre delle vere e proprie stagioni pilota per serie tv che spesso non sono capaci, per una ragione o per un’altra, di andare oltre. Ci sono poi quei titoli che, seppur meritevoli e interessanti, non ricevono la giusta dose di attenzione. È il caso di Atypical che, nonostante non abbia avuto un pubblico vasto come quello di altri show Netflix, è riuscito a ritagliarsi uno spazio autonomo con una sua audience e a resistere per ben quattro stagioni.

A differenza di molti titoli originali Netflix, Atypical è scampato al pericolo della cancellazione quale ombra che si aggira sempre e costantemente alle spalle di qualsiasi contenuto della piattaforma indipendentemente da premesse e potenzialità. Lo show è arrivato con la propria autonoma forza fino a una quarta stagione conclusiva che ha permesso alla storia del giovane e impacciato Sam Gardner di trovare un epilogo che rendesse giustizia a un racconto ricco di umanità a metà strada tra comedy e favola educativa. Atypical è probabilmente una delle serie tv Netflix dal cuore più grande: una narrazione autoironica che, pur non prendendosi troppo sul serio, offre un quadro prospettico efficace e delicato su una realtà specifica. La bolla che circonda la famiglia Gardner avvolge un definito nucleo di personaggi normali. Pur non avendo superpoteri, misteri da risolvere, o antagonisti da affrontare, Atypical è intrigante e coinvolgente grazie proprio alla semplicità del suo plot. Sam è un giovane di diciotto anni affetto da Sindrome di Asperger, con la maggiore età arriva il tempo del cambiamento: il protagonista si sente pronto ad affrontare nuove sfide. Nel corso delle quattro stagioni, accompagniamo Sam in ciascuna sfida dall’esito più o meno positivo e, anche quando le cose non vanno come l’adolescente spera, l’ostacolo si trasforma in una lezione da imparare. Dopo una prima vita passata a fare dello spettro autistico il primo elemento sulla base della quale è stato definito (dall’iper-protettiva madre soprattutto), Sam reclama indipendenza e cerca di vivere gli step più consueti per ciascun ragazzo della sua età.

Al fianco dell’eccentrico amico Zahid, della terapeuta Julie, della fidanzata-non-fidanzata Paige, e della sorella Casey, Sam cerca sé stesso in un mondo scombussolato tanto quanto lui stesso.

Pur ponendosi come un titolo accessibile a chiunque attraverso un linguaggio semplice e chiaro, a distanza di un anno dal rilascio dell’ultima stagione, si ha un po’ la sensazione che Atypical non sia mai stata capita fino in fondo.

Quella di Atypical è una storia delicata fatta di un umorismo disimpegnato ma efficace a rendere le dinamiche fruibili. Grazie alla sua struttura, sarebbe un contenuto accessibile dalla generalità degli spettatori. Eppure, una combinazione fatta di una promozione non altrettanto forte e le dimensioni più modeste del titolo ne hanno ostruito un successo più adeguato. Con la prima stagione pubblicata tutta in una volta nel 2017, il percorso dello show Netflix è passato abbastanza in sordina, soprattutto se paragonato a titoli affini o addirittura di fascia più bassa. Le notizie e gli aggiornamenti sul destino di Atypical sono sempre state poche e hanno avuto una risonanza contenuta, oltre alla lenta produzione dedicata a ciascuna stagione. Atypical non è forse mai stata capita a pieno, o forse è stato Netflix a non averci mai creduto fino in fondo. Puntando meno sul titolo di quanto in realtà avrebbe potuto e dovuto, il leader dello streaming on demand non ha probabilmente colto e sfruttato il plot che ha avuto tra le mani, decidendo di limitare la storia dei Gardner a un più modesto titolo per la televisione. Atypical non è un’occasione sprecata: nelle sue semplici quattro stagioni è e rimane una serie tv valida e capace di raccontare una storia confortante, ironica e aspra nelle giuste dosi. Più comunemente, proprio a fronte del discreto sviluppo di cui è protagonista, ci saremmo aspettati e avremmo sperato in qualcosa di più.

Atypical si chiude nel 2021, tutto torna ed è chiaro in un finale ovviamente aperto che proietta Sam, e coloro che ruotano attorno al suo universo, verso un nuovo stage di vita. Eppure manca qualcosa.

Ad Atypical non va tolto nulla, al massimo va aggiunto. La base delle quattro stagioni è buona, eppure qualche episodio in più non avrebbe guastato alla struttura. Forse una stagione i più? Sicuramente contribuisce a questo pensiero il desiderio di non rinunciare così presto a un titolo seriale confortante e caldo come pochi sulla piattaforma. A ogni modo, nel corso dell’ultima produzione si ha come l’impressione che la bussola narrativa avrebbe necessitato più tempo per dispiegarsi ed evolvere verso una conclusione definitiva. Sam arriva a un punto a cui ha sempre ambito, ma che è sembrato tanto lontano per chiunque, non soltanto per il giovane. I suoi occhi, un po’ intimoriti, un po’ strabiliati, si aprono a un nuovo che Sam conosce molto bene, ma che ha sempre e solo studiato con l’ovvia distanza geografica che separa continenti e realtà. Sam Gardner non è più un ragazzino e Atypical ci ha raccontato il viaggio che l’ha portato a una certa maturazione (ancora e sempre progressiva) e a raggiungere uno dei climax della sua buffa e frenetica esistenza.

Nonostante Atypical si sia chiusa, la curiosità e l’affetto nei confronti dei personaggi è tanta. È uno show corale che permette una forte immedesimazione e immerge in un racconto in grado di scaldare i cuori. È un racconto organico che scorre, e avremmo voluto scorresse ancora un po’ di più nel grande flusso seriale fatto di titoli tra i più disparati. Netflix e tutti noi avremmo avuto bisogno che la storia di Sam fosse sviluppata più a fondo. Rimane un ottimo contenuto, ma a fronte di premesse e risultati, ci è permesso rimpiangere un qualche sforzo in più.

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